E’ tornato, anzi non se n’è mai andato. Lo spettro di Giuliano Amato si aggira per i palazzi romani. Il nome del presidente della Corte Costituzionale è spuntato per l’infinitesima volta come papabile per rimpiazzare Mario Draghi a Palazzo Chigi e guidare un governo che transiti l’Italia alle prossime elezioni politiche. Di lui si era parlato a gennaio come successore di Sergio Mattarella, ma anche stavolta il “Dottor Sottile” non ce l’ha fatta. Eppure al governo c’è stato due volte.

Tra il 1992 e il 1993 e tra il 2000 e il 2001. Pochi giorni fa ricorse il trentesimo anno dell’infausto prelievo forzoso, la misura più grave adottata da Giuliano Amato appena entrato a Palazzo Chigi.

Il prelievo forzoso del 1992

Chi ci segue, conosce la storia. Serviva una manovra “lacrime e sangue” per cercare di risanare i conti pubblici allo scatafascio. L’economia italiana barcollava, le istituzioni repubblicane cadevano sotto i colpi delle stragi mafiose, delle inchieste giudiziarie su “tangentopoli” e della speculazione contro la lira. L’allora premier non trovò nulla di meglio che prelevare dal giorno alla notte lo 0,6% delle giacenze bancarie di tutti gli italiani. Insieme all’ISI, Imposta Straordinaria sugli Immobili, il prelievo forzoso fece incassare allo stato 11.500 miliardi di lire.

Se Giuliano Amato tornasse per la terza volta a Palazzo Chigi, dovremmo temere per il nostro conto in banca? In teoria, no. La gravità della situazione fiscale non è paragonabile all’emergenza di trenta anni fa. L’Italia ha un debito pubblico maggiore di allora di trenta punti sul PIL, ma allo stesso tempo vi paga interessi nettamente inferiori. A quel tempo, era solita spendere fino al 12% del PIL per servire il debito, oggi siamo al 3,5%.

Conto in banca a rischio con Giuliano Amato premier?

Allora come oggi, però, la politica italiana è debolissima. Con la differenza che nel ’92 era ancora un minimo affidabile, oggi siamo allo spettacolo da circo.

Con partiti di questa inconsistenza e parlamentari attaccati unicamente al seggio, il governo sarebbe nelle condizioni di far approvare qualsiasi misura. Il centro-destra, che sempre teoricamente osteggerebbe in Parlamento un secondo prelievo forzoso, non arriverebbe al punto di fare cadere l’esecutivo nel nome della “responsabilità”. Va da sé che a sinistra non vedrebbero l’ora di votare una simile misura allo scopo di “redistribuire i sacrifici” tra gli italiani. Come se i risparmiatori fossero una sparuta categoria di élite.

In altre parole, non è la figura di Giuliano Amato in sé a doverci preoccupare, quanto ciò che essa rappresenta: una politica dalle soluzioni sbrigative, sorretta da partiti alla frutta e incapaci di opporre resistenza. Il due volte premier è uomo di apparato, dell’establishment, non sprecherebbe un solo minuto del suo prezioso tempo per andare incontro alle richieste dei cittadini-elettori. Il prelievo forzoso con ogni probabilità non ci sarebbe lo stesso, ma per sicurezza un giorno sì e l’altro pure un occhio al saldo del vostro conto in banca dateglielo lo stesso.

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