Slitta da fine giugno a settembre il termine ultimo per trovare un accordo sull’introduzione al livello europeo di una tassa sulla transazioni finanziarie, nota anche come Tobin Tax, dal nome dell’economista che la propose negli anni Settanta. Ma i paesi della cosiddetta “cooperazione rafforzata”, quelli intenzionati a volerla adottare, sono scesi da 11 a 10, dopo l’uscita dal gruppo dell’Estonia, che ci ha ripensato. Sono rimasti Italia, Germania, Francia, Spagna, Grecia, Slovenia, Slovacchia, Austria, Belgio e Portogallo. Ma tra questi, la Slovenia ha espresso dubbi sulla sua posizione, mostrando “obiezioni serie”, secondo il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan.

Stando alle regole europee, servono almeno 9 paesi per portare avanti il progetto, per cui è importante che il gruppo non perda ulteriori pezzi, anche perché la tassa avrebbe un senso, solo se fosse applicata da tutte le grandi economie, altrimenti rischia di essere un atto di puro autolesionismo finanziario.

Tassazione finanziaria europea si allontana

Italia e Francia sono stati i primi due paesi ad avere risposto alla chiamata di Berlino per imporre una tassazione sugli scambi finanziari, ma paradossalmente sono rimaste isolate, dato che lo stesso governo tedesco, dopo avere caldeggiato fortemente la misura all’apice della crisi finanziaria e dell’euro, qualche anno fa ha mostrato più di un dubbio sulla tempistica, rinviando a non prima di quest’anno la sua introduzione.

Ieri, il ministro delle Finanze austriaco, Joerg Schelling, al margine dell’Eurogruppo, che ha sbloccato la tranche da 7,5 miliardi in favore della Grecia, ha spiegato come alla prossima riunione (della cooperazione rafforzata) si dovrà prendere una decisione ultimativa.

Padoan, prima di partecipare al consesso, ha rinnovato l’interesse per l’Italia a una Tobin Tax europea. Non potrebbe essere altrimenti, visto che il nostro è tra i pochissimi paesi al mondo ad avere sperimentato (con insuccesso) la misura, propinata per contrastare la speculazione sui mercati, ma che non pare abbia portato mai in alcun caso a un simile esito.

Tutt’altro.

 

 

 

Tobin Tax agevola speculazione

La Tobin Tax all’italiana colpisce i saldi giornalieri degli scambi azionari, obbligazionari e dei derivati. Restano esclusi i titoli di stato, il ché è un paradosso, considerando che la tassa era stata adottata formalmente per evitare una nuova crisi dei BTp come nel 2011-2012. In realtà, colpendo il volume degli scambi, riduce la liquidità sui mercati e amplifica gli effetti anche di poche transazioni, di fatto rendendo più facile ed efficace proprio la speculazione che si vorrebbe combattere.

Quanto al gettito derivante dall’imposizione fiscale, è meglio lasciar perdere. Briciole per le casse statali, ma con nocumento per i posti di lavoro gravitanti attorno alla finanza, informatica compresa.