Da quando è esplosa l’emergenza Covid nell’Eurozona, la BCE è scesa in campo con misure straordinarie e finalizzate a sostenere la liquidità sui mercati. Dalla fine di febbraio al 30 settembre di quest’anno, il suo bilancio si è espanso di circa 1.850 miliardi di euro, salendo a 6.534 miliardi, qualcosa come oltre il 55% del pil dell’unione monetaria. A titolo di confronto, la Federal Reserve ha un bilancio che equivale a circa un terzo del pil americano.

La deflazione europea di agosto aiuta la BCE su tassi e bond

L’istituto di Francoforte ha potenziato gli acquisti di assets condotti con il “quantitative easing” di 120 miliardi di euro, varando subito dopo il PEPP, programma emergenziale salito a giugno a 1.350 miliardi.

E ha reso più allettanti le aste T-Ltro, varandone di nuove. Tutto questo per far fluire la liquidità alle banche e al mercato in una fase di tracollo dell’economia per i “lockdown” imposti dai governi. In tutto, le banche nell’Eurozona hanno ricevuto 2.033,5 miliardi di euro in questi mesi, di cui quasi 1.500 miliardi tramite le aste T-Ltro e 559 miliardi attraverso gli acquisti di bond da loro posseduti.

Ebbene, a fronte di questo dato, abbiamo che l’eccesso di liquidità degli stessi istituti parcheggiato presso la BCE è lievitato di 1.285 miliardi. In altre parole, su ogni 1 euro trasferito da Francoforte alle banche, più di 63 centesimi sono tornati indietro sotto forma di depositi. E pensare che il tasso overnight imposto su questi ultimi sia stato portato al -0,50%. In altre parole, non solo le banche non ricevono più da anni neppure un centesimo dai depositi accesi presso la BCE, anzi si trovano costretti a pagare quest’ultima.

Taglio tassi prima di Natale?

L’ex governatore Mario Draghi, prima di lasciare la guida dell’istituto a Christine Lagarde, le aveva lasciato in eredità il cosiddetto “tiering”: il -0,50% scatta sulle riserve eccedenti sei volte la misura minima obbligatoria regolamentare.

In questo modo, ad essere penalizzate sono adesso le banche con troppa liquidità parcheggiata alla BCE, mentre possono tirare un sospiro di sollievo quelle con liquidità di poco superiore ai requisiti minimi, tra cui le italiane.

Banche italiane aiutate dalla BCE, con i nuovi tassi negativi mezzo miliardo in più

Da questi dati si capisce perché gli sforzi compiuti per sostenere i prezzi non stiano dando i frutti sperati. La liquidità esiste, è abbondante, ma resta confinata a Francoforte. Solamente il 30% della liquidità erogata durante il Covid è effettivamente uscito dai conti BCE. Da qui, la necessità di reagire per evitare il flop. Per questo, analisti e investitori si aspettano che Lagarde annunci entro la fine dell’anno un nuovo taglio dei tassi overnight al -0,60%.

Ciò verrebbe segnalato anche dai rendimenti sovrani tedeschi, che sulla scadenza a 12 mesi offrono il -0,60%. I bond di breve durata risentono direttamente delle aspettative monetarie, per cui oggi come oggi il mercato sconterebbe il taglio dei tassi overnight. La bassa inflazione di questa fase, negativa nell’area in agosto, fa propendere la bilancia per questa ipotesi. Per contro, i tassi negativi introdotti a partire dal 2014 non sembrano avere centrato l’obiettivo di risollevare le sorti dei prezzi. Le “colombe” dentro la BCE potranno sempre eccepire che sarebbe stato pure peggio in assenza di interventi ultra-espansivi. E se i numeri sui contagi dovessero aumentare – Francia e Spagna sono già in allarme rosso – sotto Natale, se non prima, il taglio arriverebbe senz’altro.

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