Ennesimo record in pochi giorni per Bitcoin. La “criptovaluta” più popolare nel mondo ha toccato ieri la quotazione di 72.000 dollari, arrivando a una capitalizzazione complessiva di 1.410 miliardi. Soltanto qualche giorno prima era stato infranto il precedente record dei 69.000 dollari, che risaliva al novembre del 2021 e dopo il quale era iniziato il crollo di tutto il mercato dei token digitali. Dall’inizio dell’anno, il rialzo si aggira intorno al 63%.

Boom di Bitcoin con halving a breve

A trainare Bitcoin, così come le altre “criptovalute”, concorrono diversi fattori.

C’è certamente l’attesa per quello che in gergo viene definito halving e che avverrà il 19 aprile prossimo. Esso consiste nel dimezzamento (ecco spiegato il termine inglese) dei token offerti a coloro che riescono ad effettuare complessi calcoli matematici per il “mining”. Ciò si traduce in un rallentamento del tasso di crescita dell’offerta. A parità di domanda, le quotazioni non possono che salire. E’ accaduto ogni volta che c’è stato l’halving, cioè ogni quattro anno.

Cosa sono gli Etn

Ma non è l’unica spiegazione di quanto stia accadendo in queste settimane. Abbiamo raccontato all’inizio di gennaio del via libera della Securities and Exchange Commission (Sec) agli Etf su Bitcoin negli Stati Uniti. E ieri è arrivata una notizia simile dal Regno Unito. Il Financial Conduct Authority (FCA), la Consob britannica, ha reso noto che non si opporrà alla nascita di un segmento di mercato degli Etn garantito da “crypto” come da richiesta dei cosiddetti Recognised Investment Exchanges. Per tutta risposta, il London Stock Exchange, la Borsa di Londra, ha comunicato che accetterà le richieste relative agli Etn per Bitcoin ed Ether a partire dal secondo trimestre, anche se non ha indicato una data esatta.

Gli Etn o Exchange-Traded Notes sono fondi d’investimento a gestione passiva molto simili agli Etf.

Da questi si differenziano per investire in obbligazioni senior non garantite, vale a dire in strumento di debito. E non posseggono fisicamente l’asset. Espongono, dunque, l’investitore al rischio di emittente. Nel caso in cui questi fallisse, il creditore potrebbe non riuscire a riscuotere il capitale in tutto o in parte. In cambio, offrono un rendimento fino alla scadenza delle obbligazioni sottostanti, detratte le commissioni.

Via libera ai “crypto Etn”

Nello specifico, il via libera riguarda i “crypto” Etn. Sono fondi che replicano l’andamento di obbligazioni senior legate alle “criptovalute”. L’FCA ha posto due condizioni: i “crypto” Etn dovranno detenere Bitcoin ed Ether, per cui non potranno operare a leva. Inoltre, dovranno rivolgersi ai soli investitori istituzionali, non essendo ritenuti un investimento idoneo per quelli retail o individuali per via l’elevato rischio insito in questi strumenti finanziari.

Dunque, Londra batte un colpo dopo New York. Le principali piazze finanziarie mondiali stanno cercando di attirare capitali da questo nuovo mercato, che volenti o nolenti vale ormai quasi 3.000 miliardi di dollari. Indietro è rimasta sostanzialmente l’Unione Europea, dove lo scetticismo di governi e istituzioni comunitarie non sembra per il momento essere superato da aperture di rilievo di alcun tipo.

BlackRock si butta sulle crypto

I grandi investitori istituzionali, che fino a poco tempo fa sposavano quasi all’unisono la linea dello sdegno contro Bitcoin e le altre “criptovalute”, hanno cambiato improvvisamente approccio per agganciare il trend. BlackRock, primo fondo obbligazionario al mondo con masse gestite per 10.000 miliardi di dollari, al venerdì scorso risultava essere in possesso di 195.985 Bitcoin, superando un investitore come MicroStrategy con 193.000 (poche ore fa quest’ultima ha dichiarato ulteriori acquisti per un totale di 205.000 token adesso posseduti). Ai prezzi di mercato di ieri, l’investimento vale più di 14 miliardi. Parliamo ancora di poco più dello 0,1% dell’intero portafoglio, ma il fondo si è buttato nel business da pochissimo tempo.

Suo il lancio di uno degli Etf approvati dalla Sec l’11 gennaio scorso.

Influenza positivamente le quotazioni di Bitcoin anche l’atteso taglio dei tassi di interesse della Federal Reserve e delle altre principali banche centrali, tra cui la Banca Centrale Europea. Il mercato sconta l’avvio dell’allentamento monetario negli Stati Uniti per giugno, quando il costo del denaro si abbasserebbe dello 0,25%. Il dollaro sta reagendo con un ribasso medio superiore all’1,70% contro le principali valute dai massimi di tre settimane fa, scendendo ai minimi da metà gennaio. Una divisa americana più debole favorisce l’acquisto di un asset come Bitcoin in essa denominato.

Bitcoin come “oro digitale”

Tra le altre cose, tassi più bassi rendono la liquidità più a buon mercato e spingono gli investitori al rischio. In effetti, le “criptovalute” presero una bella botta quando i tassi salirono praticamente quasi ovunque nel mondo e gli investitori tornarono a comprare bond, divenuti più remunerativi grazie al boom dei rendimenti. Non a caso anche l’oro ha segnato nuovi record negli ultimi giorni. E sebbene l’espressione sia impropria e faccia inorridire quanti ne contestano la natura di safe asset, Bitcoin è spesso definito dai suoi sostenitori un “oro digitale”.

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