Mentre la settimana dei mercati finanziari si accinge alla conclusione, gli aggiornamenti sui titoli di stato italiani non appaiono positivi. Lo spread BTp-Bund a 10 anni vola fino a 184,40 punti base, ai massimi da oltre due anni e mezzo, segnando un rialzo settimanale di oltre 23 bp. I nostri rendimenti decennali si attestano al momento al 2,17%, esattamente 50 bp al di sopra di quelli spagnoli, mentre i Bund tedeschi si aggirano sullo 0,32-0,33%. Brutto colpo per i titoli con scadenza 2067, i cosiddetti “BTp Matusalemme”, emessi dal Tesoro italiano solamente il 4 ottobre scorso e per la prima volta per una durata così lunga.

Poco dopo l’apertura, i prezzi di questi bond risultavano in calo di quasi il 15% rispetto al valore di collocamento, un antipasto del crollo più traumatico, che potrebbero subire nel corso dei prossimi anni, man mano che i rendimenti sul mercato si normalizzeranno. Difficile, anzi impossibile, credere che possano mantenere il rendimento iniziale del 2,85%, già oggi salito intorno al 3,15%. (Leggi anche: Spread e rendimenti BTp, se vince il “no” potrebbero scendere)

Giornata no anche per il cambio euro-dollaro, che scende fino a un minimo di 1,05852, il valore più basso da quasi un anno a questa parte. Il biglietto verde sta rafforzandosi nella mattinata odierna contro le principali valute di una media dello 0,38%, salendo ai massimi da 10 mesi a questa parte, in previsione di un imminente secondo rialzo dei tassi USA, come ha lasciato supporre ieri la testimonianza al Congresso del governatore della Federal Reserve, Janet Yellen. Dall’elezione di Donald Trump, la moneta unica ha ceduto il 4% contro la divisa americana, che ha segnato lo stesso guadagno medio contro le 16 principali valute.(Leggi anche: Cambio euro-dollaro ai minimi da un anno)

Solo febbre da referendum?

La tensione sul mercato dei bond appare meno pressante con il trascorrere dei minuti, tanto che i rendimenti italiani e spagnoli ripiegano di un paio di punti, così come lo spread con i Bund.

Naturale pensare al referendum per spiegare la debolezza dei nostri titoli sovrani. Tuttavia, si consideri che sul piano politico nemmeno la Spagna è messa bene, se il governo di minoranza del premier Mariano Rajoy, a uno dei primi test dopo avere ricevuto formalmente il secondo mandato un paio di settimane fa, ha inciampato in Parlamento, vedendosi bocciare la riforma della scuola.

Se l’instabilità politica spiegasse per intero la caduta dei nostri BTp nelle ultime settimane, non si capirebbe come mai i Bonos abbiano attraversato indenni 10 mesi pieni di caos istituzionale e non stiano scontando nemmeno in questi giorni i segnali di fragilità del nuovo esecutivo conservatore. Vero è che lo spread BTp-Bonos si è ristretto di qualche punto, ma resta sui 50 bp, il più alto dall’estate di due anni fa. (Leggi anche: Spread, abisso con la Spagna: Italia diventa un caso)