La Brexit ha sfortunatamente scatenato una crisi finanziaria, simile solamente a quella esplosa nel 2007-’08. Lo ha dichiarato all’Europarlamento di Strasburgo ieri il finanziere ungherese George Soros. Secondo il magnate, che fa parte dei 400 super-ricchi del pianeta, che in seguito al risultato del referendum di Londra hanno perso complessivamente 127 miliardi di dollari, l’uscita del Regno Unito dalla UE ha comportato anche l’accentuazione di tendenze deflazionistiche.

Ma Soros non vede tutto nero e nota che se nelle prime ore dopo il voto sembrava che la UE fosse a un passo dalla disintegrazione, la reazione specialmente dei più giovani di entrambi i fronti, molti dei quali non sono nemmeno andati a votare, è stata di dare vita a un movimento spontaneo pro-Europa, che potrebbe contagiare il resto del Vecchio Continente con un’iniziativa per la prima volta dal basso.

Il finanziere, che nel 1992 si arricchì speculando contro la sterlina inglese (non questa volta, però, per sua stessa ammissione), ha anche lodato gli sforzi della cancelliera Angela Merkel sull’immigrazione, pur giudicandoli isolati e “non realmente europei”, nonché sotto-finanziati, avvertendo, però, che sull’Europa incombono minacce militari ai suoi confini e chiedendo alla Germania di rinunciare all’ortodossia fiscale per reagire alle crisi con politiche anti-cicliche, consentendo di porre il fondo ESM sotto il controllo dell’Europarlamento, utilizzando per creare uno schema europeo contro la disoccupazione.

Senza sufficienti finanziamenti, conclude, la UE non avrà la possibilità di rispondere ai bisogni dei suoi cittadini. Soros dimostra ancora una volta di essere uno tra i più convinti sostenitori del super-stato UE, ovvero della nascita di un organismo sovranazionale, che eserciti sempre più poteri per conto dei governi nazionali. Per questo, egli è considerato un acerrimo nemico dei movimenti sovranisti e da tempo anche del magnate americano Donald Trump, finanziando la campagna elettorale di Hillary Clinton.

Commentando le dichiarazioni di Soros, il portavoce del Fondo Monetario Internazionale, Gerry Rice, ha dichiarato di non essere ancora in grado di verificare che lo scenario di una crisi finanziaria in stile post-Lehman Brothers sia veritiero, rimandando alla pubblicazione del World Economic Outlook del prossimo 19 luglio, ma notando come la reazione dei mercati alla Brexit sia stata “non eccessivamente disordinata”, con riferimento ai movimenti dei capitali, e invitando Londra e Bruxelles a giungere a un accordo veloce, ma “ottimale”, ovvero dall’esito non negativo.