Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, lo ha anticipato partecipando in videocollegamento al Meeting di Rimini. La manovra di bilancio per il 2024 sarà improntata alla prudenza e alla sostenibilità dei conti pubblici. Il governo, spiega, non potrà fare tutto, si troverà costretto a scegliere tra le diverse priorità programmatiche. Gli ha fatto eco qualche giorno dopo il collega agli Affari europei e per il Sud, Raffaele Fitto, che è stato più netto. Questi ha evidenziato che negli ultimi anni i governi (Conte e Draghi) non avrebbero approfittato di una situazione di crisi per rilanciare gli investimenti, perseguendo sulla strada della spesa corrente.

E i rischi che si palesano a causa di queste scelte sbagliate sono elevati, specie se a gennaio dovesse tornare in vigore il vecchio Patto di stabilità.

L’Italia spinge per arrivare entro l’autunno alla riforma delle regole fiscali in Europa. L’obiettivo consiste nello scorporare gli investimenti dal computo delle voci di spesa ai fini del deficit. Tutti i governi sembrano teoricamente intenzionati a giungere al più presto a un’intesa, ma nei fatti la Germania sta trovando conveniente nicchiare per far tornare in vigore il Patto così com’è, cioè nella sua impostazione più rigida rispetto alle riforme ventilate.

Servono 30 miliardi

La manovra di bilancio 2024 sarà complicata. Il governo Meloni dovrà trovare entro i prossimi 45 giorni una trentina di miliardi di euro. Di questi, 10 serviranno per confermare il taglio del cuneo fiscale, altri 6-7 per l’avvio della riforma Irpef, altri 7 per il finanziamento del fondo sanitario nazionale e poi serviranno altri 5-6 miliardi per i rinnovi dei contratti statali. Poi ci sono voci di spesa che crescono automaticamente, come le pensioni. Ci sarà da pagare il conguaglio dello 0,8% in relazione agli aumenti di quest’anno, a cui si aggiungono gli aumenti per l’anno prossimo legati all’inflazione di quest’anno.

Tutto questo in un quadro di congiuntura internazionale molto problematico. Gli Stati Uniti potrebbero entrare in recessione alla fine di quest’anno, mentre la Cina rischia di subire un forte rallentamento dopo il crac di Evergrande. Nel frattempo, la Germania resta in stagnazione e l’Olanda è finita in recessione, mentre la stessa economia italiana ha fatto retromarcia nel secondo trimestre dopo un ottimo avvio di anno. Tutto questo con entrate fiscali in crescita, ma sotto i livelli d’inflazione. Il dato è +3,6% per il primo semestre, in linea con le previsioni ufficiali, ma meno di quanto ci si potesse aspettare con prezzi ancora al +6%.

Peso scelte errate di Conte-Draghi

Sul bilancio 2024 peseranno gli errori dei governi passati. Il Superbonus si è già mangiato quest’anno una decina di miliardi di euro per via delle detrazioni fiscali concesse sui lavori di ristrutturazione. Fu una misura bandiera del secondo governo Conte. E Mario Draghi avviò il taglio del cuneo fiscale, ma non strutturalmente, cioè non reperendo le coperture finanziarie per rendere definitiva una misura dagli effetti positivi su occupazione ed economia.

La pandemia ha visto il deficit italiano esplodere fino al 9,5% del PIL nel 2020, scendere solo al 7,2% nel 2021 e al 5,6% nel 2022. Per quest’anno l’obiettivo è del 4,5% e per l’anno prossimo al 3,7%. E’ vero che il rapporto debito/PIL sta scendendo verso i livelli pre-Covid, ma la qualità della maggiore spesa corrente è stata scadente. La pioggia di bonus ha fatto esplodere il disavanzo statale senza avere a che fare granché con la necessità di contrastare gli effetti del Covid sull’economia. L’Italia ha seguito un modello di chiusure rigide, ottenendo scarsi risultati sanitari e acuendo le conseguenze su entrate e PIL.

Bilancio 2024, Franco compromesso con UE?

E’ alla luce di queste difficoltà che il Ministero dell’economia ha scelto Daniele Franco quale candidato per rimpiazzare Fabio Panetta come consigliere esecutivo alla Banca Centrale Europeo.

Franco fu proprio a capo del Tesoro nel governo Draghi e il suo nome sarebbe una sorta di ramoscello d’ulivo inviato da Roma a Francoforte per distendere i rapporti dopo le dure critiche all’aumento dei tassi di interesse. E la nomina va guardata anche nella prospettiva di una facilitazione dell’accordo sul Patto di stabilità. Ci sarà bisogno di tanta diplomazia per mettere insieme esigenze nazionali diverse. I numeri non lasciano spazio a soluzioni improvvisate.

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