Le elezioni federali in Germania si avvicinano e per la prima volta dopo 19 anni, i conservatori della CDU-CSU rischiano di perdere la cancelleria. L’ultimo sondaggio INSA dà la coalizione di centro-destra in calo al minimo storico del 20%, superata dai socialdemocratici dell’SPD al 25%. Terzi i Verdi al 16,5%. Sembrava impossibile, ma sta diventando uno scenario probabile quello della vittoria del centro-sinistra. Il candidato conservatore Armin Laschet è stato da sempre percepito non carismatico, un centrista senz’anima e con scarso piglio.

Tuttavia, si sarebbe bruciato a luglio, quando fu ripreso a ridere a crepapelle sui luoghi delle inondazioni nella Germania occidentale, che hanno provocato centinaia di morti e migliaia di sfollati.

Il candidato per l’SPD è l’attuale ministro delle Finanze, Olaf Scholz. Anch’egli per nulla carismatico, quanto meno è percepito dai tedeschi più serio dei suoi diretti sfidanti. La 40-enne leader dei Verdi, Annalena Baerbock, paga la sua inesperienza. Era stata data per un breve lasso di tempo in testa nei sondaggi di aprile.

Quale governo nascerà dopo le elezioni in Germania del 26 settembre? E con quale programma? Con questi numeri, non possiamo più escludere la coalizione “semaforo”, ossia retta da SPD, Verdi e liberali dell’FDP. Non è certo che disporrebbe della maggioranza assoluta dei seggi al Bundestag. Semmai, il problema sarebbe più di natura programmatica. I socialdemocratici di Scholz invocano la revisione degli ammortizzatori sociali. L’ultima volta furono riformati nel 2004 sotto il loro cancelliere Gerhard Schroeder, ma il partito andò in frantumi e la sinistra perse la guida del governo per la forte opposizione riscontrata nella base.

Elezioni Germania: verso il “tassa e spendi”?

L’idea di Scholz sarebbe di introdurre un “reddito universale di base” al posto degli schemi attualmente previsti per l’assistenza ai più bisognosi. Mutatis mutandis, si tratterebbe di qualcosa non dissimile dal reddito di cittadinanza.

E non è l’unica misura “choc” del candidato. Insieme ai Verdi, l’SPD condivide la necessità di aumentare le tasse sui redditi più alti, tra l’altro reintroducendo l’imposta patrimoniale. Per l’esattezza, con il relativo gettito Scholz intende potenziare gli investimenti pubblici.

L’FPD è un partito pro-business e difficilmente accetterebbe una simile impostazione. Al contrario, i liberali propongono il taglio delle tasse e l’abbattimento della burocrazia. E sono anche guardiani ben più severi dell’ordine fiscale rispetto ai conservatori, ai quali si sentono più affini in economia. Ma Scholz avrebbe una carta dalla sua da usare per mitigare le eventuali resistenze dell’FDP nel caso di trattative per mettere su una coalizione di governo: Linke. Il partito dell’ultra-sinistra viaggia intorno al 7% dei consensi e sarebbe ben disposto a sostenere un programma “tassa e spendi” come quello avanzato dall’SPD.

Ad oggi, Scholz non ha escluso una possibile alleanza con i nostalgici del comunismo nella DDR. E già questo sarebbe un segnale sulla china che la Germania prenderebbe dopo le elezioni. Ma una coalizione SPD-Verdi-Linke non raggiungerebbe quasi certamente la maggioranza dei seggi al Bundestag. E già sarebbe una novità per la politica tedesca il fatto che si renda necessaria una coalizione a tre per governare. Ad ogni modo, se questi saranno i numeri, la Germania si sposterà a sinistra. Sentiremo parlare di più tasse e spesa pubblica.

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