La banca centrale del Libano ha ritirato ufficialmente i sussidi sulle importazioni di petrolio. La decisione è stata annunciata in settimana e ha già scatenato paure e rabbia tra la popolazione. Si stima che il prezzo della benzina quadruplicherà rispetto ai livelli attuali. Eppure, non c’era alternativa. La carenza di carburante aveva provocato lunghissime file davanti alle stazioni di servizio. Serviva una misura, pur molto impopolare, per porre fine a una situazione sempre più ingestibile.

Fino a qualche giorno fa, la Banca del Libano vendeva dollari a un tasso di cambio di 3.900 lire per l’acquisto di greggio.

Pur essendo un cambio molto più debole del tasso ufficiale di 1.500, risultava ancora decisamente più forte rispetto a quello di mercato, che negli ultimi giorni sfiora 21.000. Con l’eliminazione dei sussidi sulle importazioni, il greggio sarà acquistato con dollari pagati esattamente ai tassi di cambio vigenti sul mercato.

Prezzo della benzina su, crisi in Libano sempre più grave

Questo dovrebbe consentire alla Banca del Libano di tutelare le riserve valutarie e allo stesso tempo ridurre le lunghe file degli automobilisti. Come? Il prezzo della benzina schizzerà e la domanda si ridurrà inevitabilmente. E con il tempo, il maggiore livello delle riserve consentirà l’aumento delle importazioni. Inoltre, la vendita della benzina a prezzi di mercato eliminerà il contrabbando con l’estero. Il problema è che questa politica, pur inevitabile, all’impatto rischia di accelerare nuovamente l’inflazione. A giugno, era scesa al 100%. Del resto, il collasso della lira libanese è sotto gli occhi di tutti: -90% dall’autunno del 2019 e -60% quest’anno.

Lasciare che il prezzo della benzina si formi sul mercato senza più sussidi dello stato rappresenta un salto di qualità nella politica economica di Beirut, ormai senza governo nel pieno delle sue funzioni da un anno. Poiché le riserve valutarie sono minacciate dai sussidi alimentari, probabile che prima o poi il governo decida di sopprimere pure questi ultimi, sebbene il timore di una reazione popolare furente sta dissuadendo le parti ad agire.

Il presidente Michel Aoun ha conferito all’ex premier e miliardario Najib Mikati l’incarico di formare il nuovo governo dopo che Saad Hariri ha fallito nell’impresa. Le trattative erano andate avanti per circa nove mesi infruttuosamente. E senza un esecutivo che faccia le riforme necessarie per fare uscire il Libano da una delle peggiori crisi di sempre mai vissute nel mondo (PIL -40% tra 2018 e 2020), il Fondo Monetario Internazionale, USA, Europa e lo stesso mondo arabo non verranno in soccorso di Beirut.

[email protected]