E’ arrivato l’ok di Intesa Sanpaolo al maxi-prestito da 6,3 miliardi di euro per Fiat Chrysler Automobiles, garantito dallo stato italiano per l’80%, grazie al Decreto “Liquidità” varato dal governo in aprile. Dopo settimane di polemiche, la garanzia pubblica è stata concessa e così gli Elkann stanno potendo prendere a prestito liquidità preziosa per la sopravvivenza dell’azienda al tasso d’interesse di solo il 2%. Questo, perché la banca può approfittare dello “scudo” statale per procedere all’erogazione senza doversi preoccupare dell’impatto che questa avrà sui suoi ratios patrimoniali.

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FCA disponeva di cash per 14,66 miliardi di dollari al 31 marzo scorso, in calo dai 17,57 miliardi di inizio anno. Nel 2019, aveva chiuso con un fatturato di 121,2 miliardi, chiaramente in caduta libera negli ultimi mesi, a causa dei “lockdown” imposti dai governi per combattere l’epidemia del Coronavirus. Ci si dibatte in Italia sull’utilità di richiedere tale prestito, se sia davvero funzionale alla tutela delle attività sul nostro territorio nazionale o celi l’intenzione della società di utilizzarlo per altri scopi. Ad esempio, a giugno il colosso italo-americano dovrebbe deliberare lo stacco di un maxi-dividendo straordinario da 5,5 miliardi di euro, legato alla fusione con Peugeot, considerata ormai quasi certa.

Prestito auto, tassi scenderanno?

Sarebbe giusto che gli azionisti si becchino una lauta remunerazione, pari attualmente al 40% dell’investimento, stando ai valori di mercato, mentre i contribuenti devono garantire per la liquidità presa a prestito dall’azienda? E se questa venisse girata alla rete di distribuzione, verrebbe utilizzata per fare profitti facili grazie alla garanzia? Urge una spiegazione. Tramite la FCA Bank, la casa automobilistica finanzia l’acquisto di auto a rate. Questi finanziamenti generalmente vengono elargiti a tassi d’interesse del 5-6% all’anno. Noi abbiamo, ad esempio, simulato l’acquisto di una Panda 4 x 4, Serie 3, versione 0.9 TwinAir Turbo 85 cv S&S, il cui prezzo di vendita è di 15.600 euro, di cui 6.000 anticipati e i restanti 9.600 euro (61,5%) da pagare in 5 anni, attraverso 60 rate mensili.

Ebbene, ci risulta un TAEG del 9,56%, che al netto dei costi legati alla pratica, equivarrebbe a un TAN del 6,87%. Ora, sarebbe corretto che FCA continuasse a prestare denaro alla clientela a tassi netti anche di 3-4 volte superiori a quelli che ha ottenuto da Intesa Sanpaolo grazie alla garanzia offerta gentilmente da tutti i contribuenti, clienti medesimi compresi? In altre parole, dovremmo attenderci che, se la liquidità venisse impiegata per sostenere il canale vendite, i tassi applicati diminuiscano decisamente con riferimento al TAN, perché non sarebbe accettabile che la casa automobilistica ci vendesse a rate i suoi modelli facendo soldi su quelli che, come Italia, le abbiamo consentito di ottenere a basso costo. Verificheremo nei prossimi mesi se così sarà. Temiamo già i risultati dei nostri futuri test.

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