Consegna del silenzio nel Partito Democratico sull’ennesima sconfitta elettorale consecutiva. Il flop in Molise per il “patto progressista” è stato così clamoroso da avere imposto alla segretaria Elly Schlein l’auto-allontanamento da telecamere e media. La scommessa della giovane leader consiste nel cercare di spostare il PD così a sinistra da recuperare i consensi perduti in anni di “governismo” all’insegna del “centrismo”. Un’operazione che passa anche per una nuova filosofia sul fisco. Se negli anni di Matteo Renzi segretario e premier la parola d’ordine era “abbassare le tasse”, adesso torna più familiare agli ambienti della sinistra: “redistribuzione del carico fiscale” o anche “equità fiscale”.

Tradotto: i redditi più alti devono pagare ancora più tasse. Come? Con una simpatica patrimoniale.

Tralasciando il fatto che l’Italia sia piena di patrimoniali, come l’imposta di bollo sui conti correnti e deposito, il bollo auto, l’IMU sulle seconde case, ecc., una sconfessione alle proposte fiscali di Schlein arriva niente di meno che dall’amata Scandinavia. La sinistra di tutto il mondo guarda con ammirazione al modello scandinavo, percepito come un paradiso terrestre fondato sull’uguaglianza. Solo che sono sempre di meno coloro che dimostrano di averlo studiato davvero.

Fuga di miliardari verso Svizzera

La Norvegia è retta da un paio di anni da un governo di centro-sinistra. Il Partito Laburista ha pensato bene di adempiere a una delle sue promesse elettorali, alzando l’imposta patrimoniale sui cittadini più abbienti. Fino allo scorso anno, gli individui con patrimoni netti (scomputando eventuali debiti) superiori a 1,7 milioni di corone (144.000 euro) o coppie sopra 3,4 milioni di corone (288.000 euro) erano tenute a pagare fino allo 0,7% ai Comuni e un altro 0,3% allo stato centrale. Con la novità voluta dal governo, sopra 20 milioni di corone (1,69 milioni di euro) o 40 milioni per le coppie (3,38 milioni di euro) l’aliquota nazionale sale allo 0,40%.

Pertanto, la patrimoniale complessivamente si porta all’1,10%.

Non sembra esservi stata una stangata vera e propria. Un ritocco apparentemente minimo. Eppure nel solo 2022 più di una trentina di miliardari hanno lasciato la Norvegia per trasferire la residenza nella Svizzera di Schlein. In questo modo, potranno sfuggire all’aumento dell’imposta. Si tratta di un dato superiore a quello dei tredici anni precedenti messi insieme. Tra coloro che hanno annunciato pubblicamente la fuga vi è stato tale Kjell Inge Rokke, il cui patrimonio è stimato in 5,1 miliardi di dollari. Solamente il suo addio si stima che costerà allo stato norvegese sulle 175 milioni di corone, più di 14 milioni di euro.

Patrimoniale Norvegia lezione per Schlein

In generale, le casse pubbliche norvegesi perderebbero oltre 540 milioni di euro sugli 1,35 miliardi incassati nel 2019 con la patrimoniale. In altre parole, la Norvegia ha aumentato l’imposta per avere più gettito con cui il governo avrebbe potenziato la redistribuzione della ricchezza. Il risultato è che si ritroverà meno soldi in cassa e, quindi, potrà aiutare di meno i cittadini che hanno bisogno. In un sistema economico in cui i capitali sono mobili, questi si spostano laddove il carico fiscale è minore. I paesi che tartassano la ricchezza si ritrovano con una base imponibile più piccola e con minore occupazione e crescita economica.

Tra l’altro in Norvegia non esiste più dal 2014 alcuna imposta di successione e donazione. In Italia, sopra determinate franchigie c’è ancora. E proprio il PD ancor prima di Schlein aveva proposto di inasprire tale tassazione per finanziare la famosa “dote di 10.000 euro ai diciottenni“. Il classico “tassa e spendi” della sinistra, che il più delle volte non fa i conti con la realtà. Come quando nel 2012 spinse il governo Monti a tartassare natanti e auto di grossa cilindrata, ottenendo il boom di yatch e navi che battono bandiera straniera e immatricolazioni nel resto d’Europa.

Ciononostante, la tentazione della sinistra di tartassare i contribuenti non viene mai meno. Schlein ci vuole ri-costruire l’immagine del PD, come se l’Italia fosse oggi un paradiso fiscale e facesse pagare poche tasse ai suoi cittadini. Chissà se la segretaria dem abbia capito la ragione fondamentale per cui non gliene va bene una alle urne.

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