La crescente disuguaglianza sociale nel mondo rischia di lambire anche le latitudini della Svezia. L’avvertimento arriva dal ministro delle Finanze, Magdalena Andersson, in carica da appena due mesi, dopo che la coalizione di centro-sinistra ha vinto le elezioni del 14 settembre scorso, ma mancando la maggioranza dei seggi in Parlamento. Il ministro, che ha studiato all’Università di Stoccolma e si è specializzata alla Harvard University, ha dichiarato che se la proposta di bilancio presentata dal suo governo dovesse essere bocciata dai deputati, per la Svezia non sarebbe possibile dotarsi di quelle misure, volte a combattere la disuguaglianza.

Tra le misure del bilancio proposto dal governo guidato dal premier Stefan Loefven vi sono un aumento delle tasse sui redditi più alti e la creazione di maggiori posti di lavoro nel pubblico impiego, specie nella scuola. L’obiettivo del nuovo esecutivo è di abbassare la disoccupazione, oggi all’8,1% (il livello più alto della Scandinavia) alla percentuale più bassa d’Europa, nonché di aumentare la qualità della scuola svedese.   APPROFONDISCI – La Svezia balla tra la crisi di bilancio e il rischio che scoppi la bolla immobiliare   L’economia svedese è cresciuta nel terzo trimestre dello 0,3% sui tre mesi precedenti, più dello 0,2% stimato. La Riksbank ha previsto un aumento del pil dell’1,9% quest’anno e del 2,7% nel 2015. A ottobre, l’istituto ha azzerato i tassi per contrastare la minaccia di deflazione, dopo che quest’anno si è registrato un calo tendenziale dei prezzi per 7 mesi.   APPROFONDISCI – La Svezia azzera i tassi contro la deflazione. Niente stretta monetaria fino a metà 2016   Ma l’esperienza del governo Loefven potrebbe giungere al capolinea tra pochi giorni, perché è probabile che tutti i deputati delle opposizioni voteranno per la proposta di bilancio presentata dalla coalizione di centro-destra, al governo dal 2006 al settembre scorso, ininterrottamente. Se anche la destra anti-immigrazione facesse convergere i suoi voti su questa seconda proposta, si andrebbe quasi certamente ad elezioni anticipate.
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La posizione danese

Ma se la sinistra svedese punta a combattere la disuguaglianza, da sempre considerato un valore della società scandinava, non la pensa così un altro governo di sinistra e sempre in Scandinavia, quello danese. Il ministro delle Finanze, Bjarne Corydon, dell’amministrazione socialdemocratica del premier Helle Thorning-Schmidt, in carica dal 2011, ha dichiarato nei giorni scorsi che la lotta alla disuguaglianza non è un obiettivo del governo, quanto la redistribuzione delle opportunità. Il ministro ha fatto un esempio: se i ricchi andassero via dalla Danimarca, la società sarebbe più equa, ma non per questo starebbe meglio. Corydon ha detto chiaramente che la Danimarca deve diventare un paese, dove sia possibile fare soldi, anche se già nei un sacco, aggiungendo che tra gli obiettivi del suo governo non ci sono né un aumento delle tasse, né maggiori benefici sociali. Parole di segno opposto a quelle della Andersson. Paradosso vuole che nel 2005, la leader liberale Eva Kjer Hansen, facente parte di un governo di centro-destra, espresse simili affermazioni, ma il suo stesso esecutivo le censurò, affermando che l’uguaglianza sarebbe un valore intoccabile della società danese.   APPROFONDISCI – Picco in Danimarca dei mutui only interest. Nuove misure contro il crac delle famiglie L’allarme Fitch sulla Danimarca: eccessivi gli investimenti stranieri in covered bonds   Secondo uno studio della UE, la Danimarca è il paese con la maggiore crescita della disuguaglianza tra il 2008 e il 2012 in Europa – +12% – anche se da 0 a 100, il suo indice rimane ancora basso, 27,5 punti nel 2013, contro una media UE di 30,5 punti. La Svezia è passata da una disuguaglianza di 23 punti nel 2005 a una di 24,9 dell’anno scorso. Il pil crescerà quest’anno in Danimarca dello 0,8%, dopo due anni di recessione, ma dovrebbe accelerare l’anno prossimo, quando si terranno le nuove elezioni politiche.

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