Contrordine, tifosi. La corsa scudetto è ripartita a 4 giornate dalla fine. Come disse molto tempo fa Vujadin Boskov, “partita finisce quando arbitro fischia”. E ne ha dato prova anche ieri il match dei match, quello che si è svolto allo Juventus Stadium a Torino tra la squadra di casa e il Napoli. Una partita quasi impalpabile, con poche emozioni, destinata apparentemente a finire tra gli sbadigli dei tifosi a reti inviolate. Invece, un goal di Kalidou Koulibaly al 90-esimo minuto non solo decide il risultato, ma riapre clamorosamente i pronostici per lo scudetto, perché il vantaggio dei bianconeri si riduce a 1 solo punto sui partenopei e, calendario alla mano, sembra che i prossimi 28 giorni saranno un po’ più semplici proprio per i secondi.

Rete pesantissima quella del senegalese, che potrebbe valere un’intera stagione altrimenti deludente per il Napoli e che, al contrario, rischia di trasformarsi per la Juve in un flop a tutto tondo, dopo l’impresa sfiorata contro il Real Madrid al Bernabeu e sfumata anch’essa negli ultimi secondi della gara.

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Se l’adrenalina si è improvvisamente impennata nel capoluogo campano, è tempo di fare qualche conto in tasca agli azzurri di Maurizio Sarri. Lo scudetto dai tifosi partenopei non è ambito certamente per un fatto di denaro, ma anche sul piano finanziario qualche indubbio beneficio lo porterebbe. Anzitutto, tra primo e secondo posto, stando alla suddivisione dei diritti TV con la nuova stagione, dovrebbe ballare meno di un milione di euro, anche se resta ancora da verificare quanto effettivamente la Serie A nel complesso incasserà dalla cessione dei diritti ad oggi in capo a Mediapro. Non granché per una società, che lo scorso anno ha registrato per la prima volta nella sua storia ricavi superiori ai 200 milioni, anche se in grossa parte per effetto delle laute plusvalenze incassate con il calciomercato estivo.

Scudetto al Napoli con indubbi benefici sui conti

In realtà, non è questo il vero colpaccio che il Napoli farebbe con l’eventuale vittoria dello scudetto. L’appeal del club diverrebbe maggiore per gli sponsor. Ad oggi, sono 4 le società che associano il loro marchio alla maglia azzurra – Kimbo, Lete, Pasta Garofalo e Kappa – ma per introiti complessivi di appena 14 milioni di euro all’anno, un ammontare nettamente inferiore a quelle delle principali squadre europee e alle altre stesse italiane. Certo, Kappa ha firmato un contratto di 8 milioni fino al 2020 e fino ad allora non vi sarebbe probabilmente alcun rinnovo anticipato, ma certo che nel frattempo il potere negoziale di Aurelio De Laurentiis si rafforzerebbe decisamente.

Più alta sarebbe, poi, la partecipazione dei tifosi allo stadio San Paolo. La media stagionale si aggirerebbe sotto le 43.000 presenze, pari a poco più del 70% della capienza totale. Se il Napoli riuscisse a portarsi alle percentuali della Juve, ad esempio, potrebbe ambire a salire agli oltre 55.000 tifosi per gara casalinga. Più biglietti equivarrebbero a maggiori incassi, allentando oltretutto la dipendenza della società dai diritti televisivi, pur di poco. Quest’anno, i ricavi da gare dovrebbero attestarsi intorno ai 25 milioni, ma l’effetto scudetto potrebbe spingerli anche in area 30 milioni.

Non è finita. La tempistica dei contratti dei calciatori sembra giocare anch’essa in favore di De Laurentiis. Oltre al portiere Pepe Reina, che dalla prossima stagione andrà al Milan, essendo in scadenza al Napoli a fine giugno, sono in attesa di rinnovo il terzino Christian Maggio e il difensore Faouzi Ghoulam, ma entrambi non potrebbero aspirare a un trattamento superiore a quello di cui godono già, per cui non dovrebbero impattare sui conti societari, scudetto o meno. Al contrario, ben 6 sono i calciatori in scadenza tra 2 anni e quasi tutti di peso.

Parliamo del centrale Marek Hamsik, del mediano Jorginho, della punta centrale Dries Mertens, dell’ala destra José Calléjon, dei difensori centrali Raul Albiol e Lorenzo Tonelli.

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Corsa scudetto rianima la Serie A

Si consideri che i primi 2 avrebbero un valore di mercato stimato nell’ordine dei 40 milioni ciascuno e che Mertens si aggirerebbe sui 32 milioni e Calléjon sui 25. Chi volesse strapparli al Napoli prima della scadenza, dovrebbe sborsare simili cifre. Ora, impensabile che la squadra si privi di tutti questi asset contemporaneamente, perché ciò equivarrebbe smantellare la rosa, quando necessiterebbe, invece, di essere rafforzata in chiave Champions League. Tuttavia, anche solo un’uscita tra questi nomi fatturerebbe milioni di plusvalenze e questo per una squadra, che spende annualmente per gli stipendi lordi dei calciatori qualcosa intorno agli 80 milioni. Non dimentichiamoci che nel 2016, la cessione per 86 milioni di Gonzalo Higuain alla Juve fece lievitare il monte-plusvalenze a oltre 104 milioni nella stagione, consentendo al Napoli di chiudere l’ultimo bilancio alla cifra record di 66,6 milioni, il maggiore utile di tutta la Serie A, seguito a lunga distanza dai 42,6 milioni della Juve.

Ma Koulibaly ha inconsapevolmente vivacizzato non solo le fantasie della sua squadra, bensì pure gli obiettivi del resto del campionato. La prossima gara tra Inter e Juve assumerà al Meazza di Milano un significato ben più interessante di quello tipico del derby d’Italia. E sempre la prossima domenica, il Napoli farà visita alla Fiorentina, che nelle ultime 3 partite ha fatto un solo punto e che, pur rivale storica dei bianconeri, deve vincere per entrare in zona Europa League, specie adesso che il Milan segnala vistosi cedimenti nel restarvi. E proprio i rossoneri potrebbero a loro volta finire beneficiati dalla riapertura della corsa scudetto. Il 9 maggio disputeranno la finale di Coppa Italia contro la Juve, la quale dovrà incontrare 4 giorni dopo la Roma in una difficile, quanto decisiva gara in trasferta.

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C’è da credere che quanto accaduto ieri a Torino smuoverà le scommesse sportive, gli ascolti delle partite clou in ognuna delle 4 successive gare di campionato e renderà tutta la Serie A più appetibile anche all’estero, considerando che altrove la prima classificata gode di un vantaggio abissale sulla seconda, per cui non vi sarebbe più ragione di seguire con palpitazione la Premier League o la Liga spagnola o la Bundesliga. Il calcio italiano si è svegliato dal torpore di un campionato che sembrava chiuso e che, invece, ieri ha riacceso sogni da un lato e paure dall’altro.

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