Per la seconda volta in appena cinque giorni, la premier Giorgia Meloni oggi sarà in Tunisia per cercare di scongiurare il default del paese nordafricano. Ci andrà insieme alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il premier olandese Mark Rutte. L’annuncio era stato dato giovedì pomeriggio, subito dopo la visita-lampo a Roma del cancelliere tedesco Olaf Scholz. Il portavoce della Commissione, Eric Cramer, ha spiegato che il viaggio dei tre di per sé non implica necessariamente che sarà trovato un accordo, ma ha definito “costruttivo” il dialogo che sta avvenendo con l’Italia.

La Tunisia balla da mesi sull’orlo del default. Ha ottenuto a fine 2022 lo stanziamento di un prestito da 1,9 miliardi di dollari del Fondo Monetario Internazionale (FMI). Non è riuscita ad oggi a ricevere neppure la prima tranche per la riluttanza del presidente Kais Saied ad accettare le condizioni annesse agli aiuti. E a febbraio, si è reso responsabile di una gaffe che ha indispettito l’istituto di Washington quando ha affermato che ci sarebbe un complotto per fare migrare orde di cittadini subsahariani in Tunisia, al fine di trasformare il paese da arabo ad africano.

All’Italia interessa che prevalga il “pragmatismo”, secondo le diverse dichiarazioni della premier Meloni sul punto. L’Italia non fa mistero di essere consapevole che la Tunisia starebbe sempre più scivolando verso un sistema autocratico, ma non s’intravedono alternative migliori. Soprattutto, nel caso di un crac finanziario si riverserebbero sulle coste siciliane decine di migliaia di sbarchi in più. Più della metà degli arrivi via mare di migranti in Italia provengono proprio dalla Tunisia. E poi c’è la questione del gas a stare tanto a cuore alla premier. L’Italia è sempre più dipendente dal gasdotto algerino, che per un tratto attraversa le acque tunisine.

Eventuale successo di Meloni in Tunisia farebbe comodo a tutta Europa

La stessa Europa vuole trovare una soluzione, consapevole di non potersi permettere una crisi migratoria prima delle elezioni europee nel 2024.

E su questo tema si sta registrando un’inedita convergenza di vedute tra Italia e Olanda, tant’è che anche Rutte sarà oggi in visita da Saied. Gli offriranno probabilmente un accordo economico per dare sollievo alla Tunisia, così da ammorbidirne le posizioni verso le condizioni richieste dall’FMI per erogare il prestito. In passato, l’Europarlamento ha anche approvato l’importazione di una certa quota di olio tunisino esente da dazi. Rispetto alle settimane passate, un accordo sembra un po’ più vicino.

L’attivismo della premier Meloni in Africa, che in settimana ha incontrato a Roma anche il premier libico Abdulhamid Dabaiba, segnala il crescente interesse del governo italiano verso l’altra parte del Mediterraneo. Ed è altresì probabile che questo atteggiamento stia infastidendo la Francia, come segnalano le ripetute esternazioni nervose rivolte da alcuni suoi ministri all’indirizzo di Roma. Meloni ha ribadito l’offerta del “piano Mattei” rivolta ai paesi africani. Sarebbe un’operazione “alla pari” e senza alcuna subalternità insita per i nostri interlocutori. In cambio di investimenti italiani ed europei, l’Italia e l’Europa otterrebbero sicurezza alle frontiere ed energia.

Determinante al fine di raggiungere un’intesa potrebbe essere stata la visita a Roma di Scholz. Il cancelliere tedesco risulta molto impopolare in patria e tutta la politica tedesca è in allarme per l’ascesa nei sondaggi dell’AfD, il partito degli euro-scettici anti-migranti. Se Meloni in Tunisia riuscirà a sventare il default e, di conseguenza, una nuova crisi migratoria, fondamentalmente ne sarebbe soddisfatta anche la Germania, principale meta per chi sbarca sulle coste italiane.

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