L’economia in Germania è entrata tecnicamente in recessione, essendosi contratta per due trimestri consecutivi. Fin qui, però, stiamo parlando del passato, visto che i numeri del PIL si riferiscono al 31 marzo scorso. Tuttavia, di miglioramenti visibili in corso non sembrano esservene. Ieri, è arrivato anche il dato sugli ordini industriali nel mese di aprile, cioè siamo già nel secondo trimestre: -0,4% su marzo, pur in notevole miglioramento dal -10,9% del mese precedente. C’è un particolare che forse sorprende: +1,6% sul mercato domestico, -1,8% sul mercato estero (-2,7% nell’Area Euro).

In altre parole, le imprese tedesche starebbero resistendo grazie alla solida domanda interna, mentre arretrano all’estero. E’ il contrario di quanto eravamo abituati a leggere da molti anni a questa parte.

Giù industria tedesca

La “locomotiva d’Europa” sta diventando sempre meno competitiva? Per il momento, non sembra andare proprio così. Surplus commerciale ed esportazioni salgono rispettivamente a 65,7 e 527,7 miliardi nei primi quattro mesi dell’anno. Ma l’economia in Germania non può sperare per l’estate nel boom del turismo, che trainerà paesi come Italia, Francia e Spagna. E a maggio l’indice IFO è risultato in calo rispetto all’apice di aprile, nonché sotto le attese. E’ un importante indicatore di fiducia delle imprese tedesche.

Male anche il PMI manifatturiero a maggio, sceso a 43,2 punti. Valori sotto 50 segnalano contrazione del comparto. E in Germania l’indice giace sotto tale soglia dopo il mese di giugno dello scorso anno ininterrottamente. Per fortuna ci stanno pensando i servizi a tenere a galla l’economia tedesca, in crescita sin dall’autunno passato con la fine delle restrizioni anti-Covid.

Governo Scholz sprofonda nei consensi

Il modello tedesco è stato impostato per decenni su produzioni a basso costo grazie alle importazioni di energia dalla Russia (gas e petrolio). Queste venivano esportate in misura crescente su grossi mercati come la Cina.

Non a caso, l’interscambio tra i due paesi sfiora ormai i 300 miliardi di euro per i soli beni. Le relazioni risultano ancora sbilanciate fortemente a favore di Pechino, che lo scorso anno ha registrato un attivo di circa 85 miliardi. Tra guerra russo-ucraina e tensioni USA-Cina, questo modello inizia a imbarcare acqua.

Che l’insoddisfazione tra i tedeschi monti lo segnalano i sondaggi. Se oggi si tornasse a votare per il Bundestag, la maggioranza al governo composta da socialdemocratici, Verdi e liberali otterrebbe in tutto neppure il 42%, dieci punti in meno rispetto alle elezioni federali del settembre 2021. Ma non è grosso modo questo il problema per la politica tedesca: l’AfD, il partito euro-scettico tacciato di simpatie neonaziste, risulta salito al secondo posto e alla pari dell’SPD del cancelliere Olaf Scholz al 19%. Si tratta di un record storico per la formazione nata nel 2013.

C’è molta paura a Berlino per questi numeri. L’ascesa dell’AfD della combattiva Alice Weidel rischia di costringere le altre principali formazioni ad allearsi anche in futuro per comporre una maggioranza di governo. Di questo passo, l’anomalia tedesca di tre partiti al governo diverrebbe prassi. Non una grande prospettiva per un paese che dal 2005 ad oggi ha avuto governi di Grosse Koalition per dodici anni e da un anno e mezzo si regge su una coalizione composita e inedita sul piano nazionale.

Crisi economia Germania trascina AfD

A cos’è dovuto il successo dell’AfD? La prima impressione è che abbia a che fare molto con la crisi dell’economia in Germania di questa fase. Soprattutto, a destra c’è un’avversione crescente tra gli elettori alle politiche ambientaliste imposte dai Verdi. Ad esempio, dall’anno prossimo saranno vietate le installazioni delle caldaie a gas nelle case. Traumatico per un paese freddo. Per non parlare dell’affare Nord Stream 2.

Appena finito di costruire, non è entrato in funzione per le tensioni tra Russia e Occidente. Con l’invasione dell’Ucraina è naufragato del tutto fino al sabotaggio del settembre scorso con diverse esplosioni che hanno reso il gasdotto inutilizzabile.

Le autorità anti-crimine federali tedesche sostengono che i responsabili sarebbero forze ucraine. Un’accusa pesantissima a Kiev, che irrita i tedeschi. Il capo dei conservatori Friedrich Merz sostiene che sia il linguaggio “gender” del governo a portare consensi all’AfD. Sarà anche in parte vero, ma il principale problema sarebbe un altro: la locomotiva non traina più il continente e, anzi, arretra. In tutto questo sta giocando un ruolo predominante l’alta inflazione, fenomeno a cui i tedeschi non sono stati abituati ad avere a che fare nell’ultimo secolo. La Bundesbank riuscì a contenere i danni persino negli anni Settanta, all’epoca delle due crisi petrolifere.

Ma adesso a gestire la politica monetaria c’è la Banca Centrale Europea e non è un mistero che il popolo tedesco si fidi poco o per nulla di governatori stranieri. Mario Draghi venne considerato alla stregua di un ladro di benessere ai danni dei risparmiatori, Christine Lagarde non è giudicata neppure molto competente in materia. In dubbio vi è proprio la costruzione dell’euro e dell’Unione Europea. Parte crescente dell’opinione pubblica in Germania avverte che i problemi vissuti in questa fase arrivino da Bruxelles e Francoforte, vale a dire dalla politica estera comunitaria e da quella monetaria. Ed ecco diffondersi voci circa la volontà del Bundestag di mettere l’AfD fuori legge. Se il nemico non lo puoi battere sul terreno di gioco, cambia le regole del gioco stesso.

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