Inversione a U della famiglia Doris su Mediobanca. La partecipazione azionaria detenuta nell’istituto viene riclassificata adesso come “Held to Collect and Sell” da Mediolanum, mentre si sta redigendo la relazione da allegare per presentare il bilancio 2019. Sinora, essa era stata considerata “strategica”, ma alla base della decisione di Massimo Doris, amministratore delegato di Mediolanum e figlio di Ennio, fondatore della banca medesima, c’è la quota detenuta da Leonardo Del Vecchio in Mediobanca tramite la holding Delfin. “Se salisse sopra il 10%”, avverte il manager, “potremmo decidere di vendere”.

La famiglia Doris è da sempre in prima linea per la tutela dell’indipendenza di Mediobanca e del suo amministratore delegato, Alberto Nagel, e ha colto l’occasione per ribadire di essere soddisfatta dei risultati e della gestione. Se Del Vecchio, però, diventasse un socio di controllo dell’istituto, spiega, l’indipendenza verrebbe meno, anche perché nel frattempo si è sciolto il patto di sindacato che fino a pochi mesi fa legava con un accordo di consultazione azionisti in possesso del 20% di Piazzetta Cuccia, quota ridottasi al 12% con l’uscita di scenda di Unicredit, la quale ha clamorosamente azzerato la sua partecipazione alla fine dello scorso anno.

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Mediolanum detiene ancora il 3,28% di Mediobanca per un controvalore stimato, secondo una perizia voluta dai Doris, a 9,826 euro per azione, poco sotto l’attuale quotazione a Piazza Affari di 9,46 euro. Poiché il prezzo di carico a bilancio risulta di 13 euro, l’eventuale vendita integrale infliggerebbe una perdita di 67 milioni e per questa ragione la banca ha già deciso di effettuare la svalutazione sul rendiconto consolidato. Segno che le parole dell’Ad siano più di una semplice minaccia verbale. Ma nulla di personale contro Del Vecchio, tanto che la quota potrebbe persino essere venduta alla sua holding nel caso di uscita dall’azionariato, in quanto a quel punto il patron di Luxottica sarebbe il socio controllante indiscusso dell’istituto.

L’apertura condizionata di Doris a Del Vecchio

Dunque, Mediolanum si tiene le mani libere e rispetto al passato si mostra più flessibile sul da farsi, lasciando una porta aperta allo stesso Del Vecchio per il caso in cui la sua partecipazione salisse al 15-20%, superando quella complessiva del disciolto patto, ma la strategia non mutasse, cioè venisse preservata l’indipendenza di Mediobanca. Peraltro, con l’eventuale ascesa di Delfin, a mutare non sarebbe solo la compagine azionaria, bensì pure il board, con Mediolanum a perdere con ogni probabilità il suo consigliere di amministrazione. A quel punto, tanto varrebbe uscirsene, anziché rimanere socio senza diritto di parola nella stanza dei bottoni.

Alla domanda se sia a conoscenza della richiesta di Del Vecchio alla BCE per potere superare il 10%, Massimo Doris risponde di sapere quello che tutti hanno appreso sulla base di notizie pubbliche, ovvero che esisterebbe un azionista desideroso di portare la sua quota oltre la soglia fatidica del 10%. E si apprende anche che la famiglia aveva avvertito Nagel in anticipo della riclassificazione della partecipazione in Mediobanca. Ricordiamo come l’istituto, pur non essendo più il crocevia del sistema finanziario italiano – il famoso “salotto buono” della finanza tricolore -, detiene il 13% di Generali, uno dei grandi colossi assicurativi d’Europa. Da tempo si vocifera che faccia gola alla Francia, ma non sembra esservi alcunché di orchestrato, se è vero che il francese Jean-Pierre Mustier ha azzerato la quota di Unicredit, anziché fare asse con il connazionale Vincent Bolloré, che aveva dal canto suo già ridotto la partecipazione al 6,7%.

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