L’Italia ha davanti a sé prospettive interessanti per la sua economia. Per la prima volta da diversi decenni, non siamo più tra gli ultimi della classe, anzi figuriamo nelle previsioni di crescita tra i primi e davanti a grandi economie europee come Germania e Francia. Paradossale che possa sembrare, la pandemia potrebbe essere stata quel classico imprevisto della storia ad avere sparigliato le carte a nostro favore. Ha provocato alla nostra economia più danni di quanti mediamente ne abbia fatti altrove, ma ha stravolto lo scenario: la BCE ha gettato il cuore oltre l’ostacolo e sostanzialmente si è imbarcata in un’opera di monetizzazione dei debiti sovrani; la Commissione europea ha varato i primi Eurobond, pur sotto mentite spoglie, di fatto emettendo debito comune per finanziare la crescita di economie deboli come l’Italia.

Previsioni di crescita favorevoli all’Italia

E così, le previsioni di crescita per il triennio 2022-2024 parlano di un +9,7% cumulato. Entro la prima metà dell’anno prossimo, saremo tornati ai livelli di PIL reale pre-Covid. Ma la vera novità sta nell’accelerazione attesa rispetto al periodo pre-pandemico. In buona sostanza, usciremmo rafforzati da questa immensa crisi, anche grazie al Recovery Fund. Nello stesso triennio, la crescita dell’economia tedesca si fermerebbe al 6,2% e di quella francese al 7,8%.

Grazie al nostro risultato atteso relativamente migliore, rosicchieremmo qualcosa alle prime due economie dell’Eurozona. Il nostro PIL reale si sarà portato al 74,3% di quello francese e al 53,3% di quello tedesco nel 2024. Era stato rispettivamente al 73,5% e al 53,4%. Di fatto, la nostra posizione migliorerebbe un po’ rispetto alla Francia, non alla Germania. L’economia tedesca, infatti, è andata molto meno peggio di quella italiana durante la pandemia, contraendosi del 4,6% contro il nostro pesante -8,9%.

Tempi di recupero ancora troppo lunghi

Ad ogni modo, se guardiamo alle previsioni di crescita per il 2024, quando la pandemia dovrebbe avere esaurito i suoi effetti, scopriamo che l’Italia crescerebbe dell’1,9%, mentre la Germania e la Francia dell’1,6%.

Il dato italiano risulta certamente più alto, ma non abbastanza per recuperare la ricchezza perduta nel decennio pre-Covid. Tra il 2010 e il 2019, il nostro PIL reale crebbe di appena il 2,6% contro il 21% della Germania e il 15% della Francia. In pratica, siamo andati avanti a un ritmo di appena lo 0,26% all’anno contro l’1,9% tedesco e l’1,4% francese.

Immaginando che dopo il Covid le principali economie europee crescessero quanto dicano le previsioni di crescita per il 2024, ci vorrebbero 57 anni per consentirci di recuperare il gap accusato con la Germania nel decennio pre-Covid e 40 anni per recuperare rispetto alla Francia. Dunque, giusto essere ottimisti riguardo il futuro, purché non confondiamo lucciole per lanterne. Anche perché nessuno ci garantisce che le condizioni monetarie e fiscali rimarranno espansive sufficientemente a lungo per sostenere i nostri tassi di crescita. La pandemia non si è portata via come per magia i problemi di scarsa competitività, ipertrofia burocratica, fiscale e di debito pubblico che abbiamo ereditato in decenni di cattiva gestione dell’economia. Il Recovery Fund è un’occasione per affrontare tali nodi, forse l’ultima.

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