Tensioni a 5 Stelle tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, i due vicepremier che le ultime elezioni politiche del 4 marzo 2018 hanno condannato a governare insieme, malgrado l’eterogeneità dei contenuti programmatici tra i due partiti della maggioranza “giallo-verde”. Il sottosegretario leghista Armando Siri è indagato con l’accusa di corruzione e tra i grillini vi è imbarazzo, tanto che il ministro alle Infrastrutture e Trasporti, Danilo Toninelli, gli ha ritirato le deleghe. Ha buon gioco il Carroccio nel far notare all’M5S come molto più garantista sia stato l’atteggiamento con la sindaca capitolina Virginia Raggi, da qualche mese assolta al processo che la vedeva indagata per falso.

Ma le vere frizioni tra i partner al governo riguardano il da farsi: la Lega pretende il taglio delle tasse dalla prossima manovra finanziaria e lo sblocco dei cantieri, l’M5S resiste e punta a nuove misure di assistenza, nonché a tenere alta la pressione sul deficit con la Commissione europea.

Dopo le elezioni europee sarà crisi di governo, ecco numeri e strategie che rivoluzionano lo scenario

Di Maio si sta giocando il tutto e per tutto alle elezioni europee, le quali sanciranno con ogni probabilità che i rapporti di forza tra M5S e Lega si siano ribaltati rispetto a un anno fa. Già, ma di quanto? Due gli obiettivi dei grillini: tenere a distanza il PD dal secondo posto e reggere la sfida contro Salvini, non restandogli troppo indietro nei consensi. Gli ultimi sondaggi gli darebbero un po’ di ragione: l’M5S avrebbe smesso di arretrare e le distanze con il PD si starebbero ri-ampliando in suo favore. Di questo passo, il secondo posto per il 26 maggio sarebbe assicurato, sebbene una cosa sarebbe con il 20%, un’altra sopra il 25%.

Il recupero (lento) dei consensi sta avvenendo con l’acuirsi dello scontro con Salvini.

Dopo essere stato accusato dai suoi di eccessiva sudditanza verso il ministro dell’Interno e avere perso malamente ogni elezione regionale tenutasi nell’ultimo anno, Di Maio sta dandosi un’immagine più spostata a sinistra, a partire dalla contrarietà alla chiusura dei porti, tema tanto caro alla Lega. Il gioco delle parti non dispiace a Salvini, almeno fino a quando ciò serva a confinare i consensi per il PD, evitando che risorga dalle sue ceneri o che si illuda di poterlo fare. Il punto è che egli dispone di un piano B, il vicepremier grillino no.

Centro-destra a valanga alle elezioni

Stando alle ultime proiezioni di Bimedia, per il centro-destra (Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia) nei collegi uninominali sarebbe una valanga di consensi: ben 190 seggi conquistati su 232 alla Camera. All’M5S ne andrebbero fino a 16, al centro-sinistra fino a 11. Un trionfo, che sarebbe confermato con il dato proporzionale. In tutto, la coalizione ormai guidata da Salvini otterrebbe 388 seggi, molti di più dei 316 strettamente necessari per avere la maggioranza. Appaiate le altre due coalizioni con circa 110 seggi a testa, con il centro-sinistra di poco avanti.

Berlusconi e il regno perduto

Questi dati suggeriscono che Salvini avrebbe modo di provocare la caduta del governo, andare ad elezioni anticipate e vincerle, visto che il consenso per i grillini al sud si sarebbe sgretolato, resistendo perlopiù nella Sicilia sud-orientale e occidentale (ragusano e trapanese), in Basilicata, Abruzzo e Napoli, mentre il centro-sinistra vincerebbe solamente a Torino centro e in qualche seggio in Emilia e Toscana. L’incognita è e resta Silvio Berlusconi. I consensi per la sua Forza Italia sembrano al collasso e le diatribe locali – il sindaco di Catania, Salvo Pogliese, ha dato l’addio al partito insieme a numerosi altri amministratori locali della provincia etnea ed Elisabetta Gardini (68.000 voti nel 2014) è passata con FdI, per cui correrà nel nord-est – potrebbero alimentare la fuga dei voti verso gli alleati.

Se Forza Italia dovesse non reggere il dopo-elezioni, più facile per Salvini rovesciare il tavolo del governo e spingere per il voto anticipato. Di tornare con Berlusconi non vuole sentirne parlare, a meno che Di Maio non gli renda impossibile fare altrimenti.

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