Soltanto giovedì scorso il governatore della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, definiva “prematuro” discutere di taglio dei tassi di interesse. A qualche giorno di distanza è arrivata la replica indiretta niente di meno che dal connazionale François Villeroy de Galhau. Intervistato da La Tribune Dimanche, il governatore della Banca di Francia ha spiegato che l’allentamento monetario avverrà “quest’anno” e circa “la data esatta, nessuna è da escludersi, potrà avvenire in ognuna delle prossime riunioni”.

BCE divisa tra falchi e colombe

Per Lagarde, invece, il taglio dei tassi verosimilmente non arriverà prima “dell’estate”.

Lo affermava pochi giorni fa a Davos, Svizzera, partecipando al World Economic Forum. Un’affermazione che aveva irritato parte del board per una questione di metodo, ancor prima che di merito. La BCE segue ufficialmente un approccio “basato sui dati”, ribadito ancora una volta nell’ultimo comunicato del board di settimana scorsa. Mettere le mani avanti per indicare una data prima della quale non ci sarebbe alcun taglio dei tassi, equivale a smentire tale impegno.

Volleroy ha completato il suo ragionamento, spiegando che i rischi adesso sarebbero bilanciati. Da un lato, quello di tagliare i tassi troppo presto, dall’altro di tagliarli troppo tardi e di finire per rallentare eccessivamente l’attività economica. Dichiarazioni in linea con quelle rese da settimane dal governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, nonché del collega portoghese Mario Centeno. Vanno in direzione opposta, invece, quelle del capoeconomista Philip Lane e di altri esponenti del board, tra cui l’olandese Klaas Knot e l’austriaco Robert Holzman. Quest’ultimo è arrivato ad avvertire che forse quest’anno non ci sarà alcun taglio dei tassi.

Francia paralizzata dalle proteste degli agricoltori

Lo scontro sempiterno tra “falchi” e “colombe”. Solo che stavolta la Francia si sta schierando e non con i primi. Un cambio di posizione maturato da qualche mese e che risente probabilmente del clima economico e sociale che si respira Oltralpe.

Il PIL si è fermato, gli agricoltori protestano contro le politiche ambientaliste dell’Unione Europea e i sondaggi danno la destra euroscettica di Marine Le Pen avanti nei sondaggi, in vista delle elezioni di giugno per il rinnovo del Parlamento di Strasburgo.

La situazione non è migliore in Germania, dove, anzi, lo stato dell’economia è ben più deteriorato e il governo federale versa in condizioni comatose. Ma Berlino si oppone al taglio dei tassi BCE prima dell’estate, schierandovi contro la Bundesbank, sebbene il suo consigliere esecutivo, Sabine Lautenschlaeger, abbia di recente ammesso di avere cambiato parere a favore di una possibile svolta monetaria quanto prima.

Sul taglio dei tassi BCE pesano salari e Mar Rosso

L’inflazione nell’Eurozona resta sopra il target del 2%. E’ risalita al 2,9% a dicembre e dovrebbe essere leggermente scesa questo mese. Nel board, tuttavia, si guarda più al dato “core”, cioè al netto di energia e generi alimentari. Al 3,4% è considerato un po’ alto per ipotizzare già da oggi un taglio dei tassi. E, soprattutto, c’è apprensione per i rinnovi contrattuali in paesi come la Germania, dove gli aumenti degli stipendi richiesti e spesso ottenuti risultano molto superiori agli anni precedenti e tali da poter rinvigorire l’inflazione nei prossimi mesi e anni.

Il mercato scommette su un primo taglio dei tassi ad aprile, quando saranno disponibili i dati sul PIL nell’Eurozona per il primo trimestre. Il rallentamento è nelle cose, ma basterà a convincere Francoforte ad allentare la politica monetaria? I dati sui rinnovi contrattuali non saranno pronti prima della fine di quel mese, cosa che farà tirare la corda ai “falchi” per rinviare la decisione a giugno. Non aiutano le tensioni nel Mar Rosso. Gli attacchi dei ribelli Houthi alle navi cariche di merci da un lato accresce il rischio di una nuova fiammata dei prezzi, dall’altro riduce l’attività economica.

Lo scenario peggiore sarebbe una nuova ondata di stagflazione. La BCE la teme.

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