Sarà probabilmente il G-20 più importante di sempre quello che si terrà oggi ad Amburgo, nel nord della Germania. All’appuntamento partecipa per la prima volta il presidente americano Donald Trump e sarà anche l’occasione per fare il punto sulle relazioni tra USA e Russia. A margine del vertice, infatti, è previsto un incontro bilaterale con Vladimir Putin, la cui durata è attesa in una trentina di minuti. E’ la scena su cui si concentreranno tutti i media mondiali, tanto che già in America è partita una sorta di guida maniacale per scrutare ogni movimento o gesto fisico dei due leaders, in modo da captarne le reali intenzioni.

(Nella foto di sopra, vi proponiamo l’immagine sulla stretta di mano da poco avvenuta e che sta facendo il giro del mondo)

L’incontro tra Trump e Putin arriva a 5 mesi e mezzo dall’insediamento del primo alla presidenza. Sappiamo che il presidente americano ha sostenuto sin dalla campagna elettorale la necessità di riavvicinare la Casa Bianca al Cremlino, ma i suoi primi passi in politica estera sono stati compiuti in un clima di estrema lacerazione negli USA, a causa del cosiddetto Russiagate, le indagini avviate dall’Fbi per verificare se vi siano state collusioni tra lo staff presidenziale di Trump e funzionari russi prima e dopo le elezioni, il cui risultato sarebbe stato alterato, stando ai sostenitori di questa linea, dalle interferenze provate di Mosca ai danni della candidata democratica Hillary Clinton. (Leggi anche: Dialogo tra Trump e Putin va avanti, nonostante la litigata di questi giorni)

Le divergenze USA-Russia

In realtà, il Russiagate sembra più il tentativo del cosiddetto “Deep State” di rendere meno probabile e più difficile il riavvicinamento tra le due potenze. Tramano contro la volontà di Trump di porgere la mano a Putin anche pezzi della sua stessa maggioranza e che fanno grosso modo capo all’ex candidato alle presidenziali John McCain, da sempre acerrimo nemico dei russi.

Democratici e parte dei repubblicani temono che stasera Putin, da ex spia del Kgb, riesca a ingraziarsi Trump con lodi e atteggiamenti fisici calorosi, facendo cadere tra i due ogni barriera e spingendo il presidente americano a mostrarsi abbastanza accomodante.

A complicare il faccia a faccia di oggi sono anche tensioni più concrete, come le divergenze di vedute sulla Siria, oltre che la necessità per gli americani di ottenere concessioni sull’Ucraina. Da Varsavia, dove Trump ha fatto visita ieri, ha invitato la Russia a non destabilizzare l’Est Europa e a cessare ogni sostegno a gruppi pro-Assad in Siria. D’altra parte, Mosca ha chiesto a Trump di “eliminare la minaccia” di un possibile ingresso della Svezia nella NATO, che verrebbe percepito dal suo paese come un tentativo dell’Alleanza Atlantica di espandersi ai suoi confini. Per non parlare del fatto che Mosca chiede esplicitamente a Washington di porre fine alle sanzioni finanziarie nei propri confronti, comminate da USA e UE dopo l’annessione della Crimea da parte dei russi a inizio 2014.

Un altro capitolo che dividerà i due leaders è la Corea del Nord. Cina e Russia hanno fatto presente all’America che non sarebbe accettabile dal loro punto di vista un intervento militare USA contro il regime di Kim Jong-Un, a seguito del lancio intercontinentale del 4 luglio scorso, in grado di colpire l’Alaska, secondo gli esperti americani. (Leggi anche: USA-Corea del Nord, si prepara l’asse Trump-Putin)

Ripartire da zero nei rapporti USA-Russia?

Divergenze di interesse da discutere ve ne saranno, ma un incontro di questo tipo non è finalizzato a risolvere alcun problema, bensì a fiutarsi a vicenda. Trump e Putin avranno la possibilità finalmente di guardarsi negli occhi e di verificare se vi sia spazio per stabilire un rapporto umano, come punto di inizio per una svolta nelle relazioni diplomatiche tra i due paesi.

Sappiamo, ad esempio, che per il suo viaggio in Europa, il tycoon si è preparato con lunghi dossier, mentre sull’incontro con Putin avrebbe studiato poche pagine, forse proprio perché si affiderà più all’istinto che non alla preparazione ordinaria.

Per questo, il termine più utilizzato dalla stampa per descrivere le conseguenze possibili del vertice odierno è “reset”. Si tratterà, infatti, di resettare tutto quanto sia avvenuto negli ultimi anni tra USA e Russia e di avviare un nuovo percorso. Le difficoltà non saranno tanto personali (fosse stato per Trump, Putin sarebbe stato invitato alla Casa Bianca anche il giorno dopo l’insediamento), bensì nel Congresso USA, dove una parte dell’establishment repubblicano non accetta l’idea di una normalizzazione dei rapporti con Mosca. (Leggi anche: Fine annunciata Kim Jong-Un è messaggio di Trump a Putin)

Le svolte precedenti tra USA e Russia

Eppure, non è la prima volta che ostilità persino ideologiche vengano superate da un buon rapporto personale tra capi di stato. Alla metà degli anni Ottanta, il presidente più anti-comunista che vi fosse stato ad allora dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, Ronald Reagan, instaurò un fruttuoso dialogo con Michail Gorbacev, ottenendo lo smantellamento dell’Urss e prima ancora la fine della corsa al nucleare.

All’inizio del nuovo millennio, invece, un altro repubblicano, stavolta George W.Bush, proprio con Putin avviò un rapporto personale caloroso, invitandolo nel suo ranch in Texas e sostenendo di avere colto nei suoi occhi “parte dell’anima” e che “se non mi fossi fidato, non lo avrei invitato nel mio ranch”. Certo, lo stesso Bush junior ebbe tensioni diplomatiche piuttosto forti con Mosca qualche anno dopo, quando decise di invadere l’Iraq.

L’intero pianeta guarderà stasera se Trump e Putin si stringeranno la mano, se tra i due vi sarà uno sguardo d’intesa, se le espressioni facciali saranno austere o meno (specie quelle di Trump), se vi saranno almeno sorrisi di circostanza, se i due dichiareranno a fine incontro di avere avuto un ottimo colloquio, etc.

E, poi, Trump si mostrerà in pubblico così caloroso con Putin, rischiando di indispettirsi parte del suo stesso partito? In cuor loro, i leaders di tutto il mondo auspicano che l’intesa personale venga trovata, perché un’America che litiga con la Russia non è mai una buona cosa per l’Europa, anzitutto, ma anche per il Medio Oriente. Forse, l’unico a non desiderare tanto calore sarà il presidente cinese Xi Jinping, che guida la seconda economia mondiale e che con i russi si contende la leadership asiatica. (Leggi anche: Guerra di Trump alla Cina lascia spazio ad accordo con Putin?)