Il prezzo dell’oro è arrivato a guadagnare il 10% in poche sedute. L’altro ieri, le quotazioni sono schizzate fino a 1.637 dollari l’oncia, quando giovedì scorso risultavano sui 1.467 dollari. La brusca risalita ha coinciso certamente con gli annunci di numerosi “lockdown” di stati per l’emergenza Coronavirus. Anche gli USA si sono dovuti arrendere alla pandemia e hanno ridotto le attività economiche e i movimenti interni, oltre che con l’estero, al fine di frenare il contagio. Nel frattempo, le banche centrali stanno iniettando liquidità in misura mai vista prima, con la Federal Reserve ad acquistare in settimana assets per 125 miliardi di dollari al giorno.

E gli stessi governi stanno cercando di sostenere le rispettive economie con stimoli fiscali ingenti, tra cui spiccano i 750 miliardi messi in campo dalla Germania e i 2.000 miliardi degli USA.

La corsa all’oro in una fase di estrema tensione e preoccupazione come questa appare scontata. Eppure, non era avvenuta nelle sedute precedenti, quando i crolli delle borse mondiali avevano coinciso con un arretramento del metallo, venduto come gli altri assets per fornire agli investitori la liquidità necessaria per adempiere ai “margin call” sui contratti azionari, ripianando le perdite e mantenendo le posizioni. Ora che le borse segnalano di recuperare, probabilmente avendo già toccato i minimi, anche l’oro beneficia degli acquisti.

Prezzo dell’oro giù di 200 dollari l’oncia, metallo “sacrificato” dai mercati finanziari

Ci sono altre spiegazioni per questa ripresa delle quotazioni. Anzitutto, tre raffinerie auree in Svizzera hanno sospeso le attività per almeno una settimana, a causa dei divieti imposti dalle autorità elvetiche per contrastare il contagio. Insieme, ogni anno trattano 1.500 tonnellate di oro, un terzo dell’intera offerta mondiale. E l’annuncio stesso avrebbe provocato l’esplosione dei prezzi, se è vero che i trader hanno assistito a uno spread tra futures di aprile e quotazioni spot, come mai prima d’ora.

Il divario è arrivato a 42 dollari l’oncia martedì, quando per la consegna immediata si pagavano 1.612 dollari e per quella dopo un mese 1.654 dollari.

Quali prospettive per l’oro?

Si direbbe che il mercato stia scontando un trend rialzista dell’oro, ma a guardare i futures non emerge esattamente questo dato. Ieri, le consegne ad aprile valevano sui 1.645 dollari, quelle a maggio meno di 1.642 e a giugno si scendeva a 1.636 dollari. E così fino a ottobre, quando si arrivava sotto i 1.633 dollari, risalendo per i mesi successivi. Questo significa che il mercato sconterebbe criticità solamente per il breve termine, magari dettate più da un calo temporaneo dell’offerta, che non per un aumento atteso della domanda. E l’emergenza Coronavirus effettivamente sta colpendo la produzione e i processi di raffinazione tra le tante attività bloccate.

Se vogliamo, il fatto che il prezzo dell’oro sia atteso calante fino all’autunno prossimo sarebbe un segnale di timido ottimismo sullo stato di salute dell’economia mondiale. In teoria, i futures tendono a crescere per consegne più in là nel tempo, dovendo tenere conto dei costi di magazzino sostenuti dal venditore. Quando scendono, evidentemente il mercato si attende un trend negativo e tale per cui nemmeno il costo di cui sopra terrebbe almeno stabile il prezzo. Ma questo vorrebbe anche dire che la corsa al metallo si fermerebbe da qui alle prossime settimane, sempre che ovviamente l’emergenza sanitaria non si riveli più lunga e complicata del previsto.

Negli stessi giorni in cui l’oro rimontava, l’argento lo doppiava. E lo avevamo scritto che questo metallo sarebbe stato destinato ad apprezzarsi, dato il suo prezzo estremamente basso in rapporto all’altro e nettamente inferiore anche alla propria media nell’ultimo decennio. Inoltre, mentre l’argento dovrebbe beneficiare del ripristino graduale della produzione nel mondo, essendo impiegato da varie industrie, tra cui l’elettronica di consumo, l’oro vedrebbe limitate le prospettive di crescita proprio dal ritorno alla normalità da un lato e dalle quotazioni depresse del petrolio, le quali tengono basse le aspettative d’inflazione, uno dei fattori principali della domanda.

E se è pur vero che con la fine dell’emergenza, anche il petrolio dovrebbe rincarare dai minimi toccati in questa fase, in ogni caso non si prevede un suo recupero a breve dei livelli pre-Coronavirus, anche per effetto dell’abbondante offerta.

Il prezzo dell’oro sale, quello del petrolio scende e questo alla lunga non si tiene

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