Il Billionaire ha chiuso la stagione estiva con diverse settimane di anticipo, mercoledì scorso. Il celeberrimo locale sardo di Flavio Briatore ha sede a Golfo Pevero, per cui ricade nel comune di Arzachena, il cui sindaco Roberto Ragnedda ha emanato un’ordinanza molto restrittiva per il turismo locale: musica solo fino a mezzanotte e a volume relativamente basso. La chiusura, però, è arrivata dopo che nel locale si erano registrati diversi casi di Covid-19. Da qui, le accuse di stampa e amministrazione locale all’imprenditore piemontese di non avere osservato le misure di sicurezza disposte dai protocolli del governo.

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In realtà, le cose sarebbero andate assai diversamente. All’ingresso del Billionaire veniva misurata la temperatura, i camerieri indossavano le mascherine e non esistono ad oggi prove del fatto che nel locale si ballasse sui tavoli, in barba al divieto post-ferragostano nazionale. Sappiamo, invece, che per le prime tre settimane di agosto, il Billionaire aveva assunto personale esterno, tramite un’agenzia di lavoro interinale e che uno di questi ragazzi è risultato positivo al Covid. Effettuati i tamponi sul resto del personale, sono emersi 5 casi in un giorno e altri 5 il giorno dopo. In tutto, 11 contagiati tra i dipendenti. E così, il 22 agosto scorso la collaborazione con l’agenzia veniva interrotta.

Da qui ad addossare la colpa al Billionaire, però, ne corre. Lo stesso Briatore ha dichiarato che tanti giovani entravano nel locale dopo essere scesi da auto stracariche e senza mascherine. Probabile, quindi, che l'”untore” sia arrivato da fuori o dall’agenzia interinale, i cui dipendenti lavorano a turno nei locali della zona.

La colpa di Briatore

Ma la tentazione di dare la caccia a Briatore è stata troppo forte. La sua colpa? Essere antipatico a chi governa. Da tempo, l’imprenditore ha assunto posizioni pubbliche contrarie ai “giallo-rossi”, sostenendo che non capirebbero nulla di economia e accusandoli di accentuare i tratti assistenzialistici del sistema italiano.

In un Paese in cui la classe imprenditoriale si inginocchia al governo di turno per elemosinare qualche prebenda pubblica, auto-fustigandosi e inchinandosi al pauperismo catto-comunista imperante tra i media “mainstream”, quello di Briatore è stato un affronto imperdonabile agli occhi del sistema politico-mediatico.

Non è un caso che la campagna di stampa di queste settimane abbia come obiettivo principale la Sardegna, in quanto meta di turismo d’élite, per intenderci quello dei “ricconi” così inviso ai pauperisti al governo. E Briatore è espressione di questa tipologia di turismo, per cui dargli addosso equivale a picconare un segmento sgradito di vacanzieri in un’Italia ormai sulla via del “chavismo” in salsa mediterranea.

Peccato che la Sardegna non sarebbe granché sul piano economico senza la “riccanza” ostentata a Porto Cervo. E quel che è più grave, si attacca un imprenditore ostile al governo, additandolo come una sorta di nemico del popolo, inviando un messaggio assai sconcertante a chi investe: o ti schieri politicamente dalla parte giusta e righi dritto o sarai lapidato sulle pubbliche piazze. Non una grossa differenza con la cultura dell’intimidazione verso i magnati avversari, che si addebita alla Russia putiniana. Il clima di odio e distruzione ai danni di chicchessia non allineato sta sfuggendo di mano e di questo passo l’Italia sprofonderà negli abissi di un socialismo tentacolare, quanto deprimente sul piano economico e finanziario.

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