E’ stato un primo mese dell’anno assolutamente positivo per la borsa italiana, che in scia al trend globale ha chiuso gennaio in rialzo di circa il 10%. L’indice FTSE MIB si è portato a ridosso dei 26.500 punti, cancellando le perdite degli ultimi undici mesi. Piazza Affari risulta così salita di oltre 60 miliardi di euro in termini di capitalizzazione, superando quota 685 miliardi. Dai minimi toccati alla fine del settembre scorso, il rimbalzo degli indici azionari è stato di oltre il 30%. Se è vero, dunque, che l’attenzione l’hanno capitalizzata i bond con i cali dei rendimenti nelle ultime settimane, in verità quasi in silenzio è stato perlopiù il mercato azionario ad avere offerto le grosse opportunità di crescita ai capitali degli investitori.

Il mood positivo è stato sostenuto dall’andamento migliore delle attese dell’economia europea. Considerata a rischio recessione solamente a dicembre, nel giro di poche settimane gli indicatori macro hanno dipinto un quadro molto meno fosco. Complice il crollo del prezzo del gas e la risalita del cambio euro-dollaro, i costi dell’energia si sono abbassati e adesso persino il Fondo Monetario Internazionale prevede che economie come Germania e Italia riusciranno a schivare la recessione.

Ad avere trainato l’indice FTSE MIB è stato senza dubbio il comparto bancario. Basterebbe guardare al boom delle azioni Unicredit. L’ultima trimestrale è andata oltre le previsioni con un utile netto per l’intero 2022 di 5,23 miliardi di euro. La seduta del 31 gennaio ha visto il titolo salire a doppia cifra. Adesso, la banca guidata da Andrea Orcel vale più di 34 miliardi in borsa. Circa 8,3 miliardi li ha guadagnati nel solo mese di gennaio, quando il titolo ha segnato un rialzo del 32%. Da sola, Unicredit ha inciso per quasi il 14% dell’intera crescita della borsa italiana da inizio anno.

FTSE MIB sale con ottimismo su economia europea

Anche Intesa Sanpaolo ha fatto molto bene all’FTSE MIB.

Le sue azioni sono salite di circa il 13,5% e hanno guadagnato valore per 5,4 miliardi. In generale, tutte le banche italiane quotate in borsa hanno guadagnato poco meno di 19 miliardi, incidendo per circa il 31% della maggiore capitalizzazione di Piazza Affari a gennaio. E questo, nonostante il loro peso a dicembre fosse del 16% rispetto ai listini. In pratica, hanno reso il doppio rispetto alla loro quota. Adesso, varrebbero quasi 120 miliardi in tutto.

La corsa delle banche ha a che fare molto con il rialzo dei tassi d’interesse. Gli istituti di credito “vendono” denaro. Più questo è alto, maggiori i margini di profitto. Per contro, una stretta rischia di aumentare l’incidenza dei crediti a rischio. Ad oggi, però, i dati non segnalano alcun aumento significativo. Dunque, le banche starebbero avvantaggiandosi solamente dei tassi più alti. Non hanno neppure la necessità di aumentare proporzionalmente i tassi a favore della clientela, disponendo ancora di liquidità in abbondanza. E così salgono gli spread, cioè la forbice tra tassi attivi e passivi.

La risalita dell’FTSE MIB è chiaramente legata anche ai minori timori di recessione. Se l’economia italiana ed europea crescono, pur di poco, i profitti delle imprese terranno botta o potranno finanche continuare a salire quest’anno. E questo scenario a sua volta induce il mercato a scontare prezzi più alti per le azioni, fatto salvo che le attese sui tassi sono state già incorporate in essi. Solo se già da domani la Banca Centrale Europea indisponesse il mercato con un messaggio più “hawkish” del previsto si avrebbe una nuova fase di turbolenza finanziaria.

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