S’impenna repentinamente il cambio euro-dollaro a ridosso di quota 1,20 da 1,19375, allorquando le agenzie di stampa battono la notizia che i verbali della BCE sull’ultima riunione del board di dicembre mostrerebbero la volontà dei governatori dell’Eurozona di modificare la “forward guidance” dell’istituto già nei primi mesi di quest’anno, un chiaro segnale dell’imminente uscita dal piano di stimoli monetari. Già da questo mese, Francoforte ha dimezzato gli acquisti mensili di assets, realizzati con il “quantitative easing”, a 30 miliardi di euro, estendendoli fino al prossimo settembre.

(Leggi anche: Quantitative easing e tassi USA: quel difficile equilibrio tra inflazione e cambio)

Di preciso, cos’è la forward guidance e come potrebbe cambiare nei prossimi mesi? Sin dal luglio del 2013, la BCE ha introdotto una novità dirompente nella sua gestione della politica monetaria, rivoluzionandone la comunicazione, attraverso una guida ai mercati sui suoi passi futuri, in modo da ancorare le aspettative degli investitori al target d’inflazione (“di poco inferiore al 2%”). Da allora, in ogni comunicato ufficiale al termine di ciascun board, il governatore Mario Draghi legge in conferenza stampa tali parole, che vi traduciamo dall’inglese:

La forward guidance ad oggi

Tassi d’interesse – “Continuiamo ad aspettarci che (i tassi) rimangano ai livelli attuali per un periodo di tempo esteso, e ben oltre la fine degli acquisti netti di assets”;

Acquisti netti con il QE – “I nostri acquisti netti di assets sono destinati a continuare al ritmo mensile di 30 miliardi di euro fino al settembre 2018 o oltre, se necessario, e in ogni caso fino a quando il Consiglio dei Governatori (board) non noti un adeguamento stabile dell’inflazione rispetto all’obiettivo”;

Reinvestimenti QE – “Per un esteso periodo di tempo dopo la fine degli acquisti netti di assets e, in ogni caso, fino a quando resteranno necessari”.

Come cambierebbe la forward guidance

Va detto come già negli ultimi mesi si siano avuti due cambiamenti al linguaggio utilizzato per la forward guidance, di cui uno sostanzioso.

Ad agosto, la BCE comunicava per la prima volta da anni che i tassi rimarranno ai livelli attuali per un periodo esteso di tempo, ma eliminava l’espressione “o più bassi” (“or lower”), suggerendo che quanto meno non si attende più che vi sarà bisogno di un taglio ulteriore dei tassi a breve. E’ stato il primo segnale lanciato ai mercati sul riposizionamento graduale della sua politica monetaria. Il secondo cambiamento ha riguardato, invece, il QE, i cui acquisti di assets da questo gennaio sono stati dimezzati, come dicevamo in apertura di articolo, seppur estesi ancora una volta di altri nove mesi. (Leggi anche: Tassi BCE fermi, ma cambia linguaggio nel comunicato)

E adesso come potrebbero cambiare le affermazioni di cui sopra? Di certo, i mutamenti verbali non avverranno in un solo colpo, ma con gradualità, al fine di preparare ordinatamente i mercati all’uscita dagli stimoli. Per quanto sinora scritto nei verbali sino ad oggi, dovremmo attenderci prima la fine del QE e solo successivamente un rialzo dei tassi. Dunque, la forward guidance dovrebbe subire modifiche, anzitutto, per la parte che riguarda gli acquisti. Già dai prossimi appuntamenti (aprile-giugno?), potrebbe essere rimossa la parte che parla di acquisti “oltre” il mese di settembre “se necessario …”, indicando così ai mercati che il QE cesserà con ogni probabilità alla scadenza indicata.

Il mutamento di linguaggio sui tassi non dovrebbe arrivare verosimilmente prima della fine dell’estate 2018, dato che gli analisti si attendono che verranno alzati, sempre che la ripresa economica nell’area permanga e che l’inflazione si avvicini al target, nei primi mesi dell’anno prossimo, se non persino dopo. Potremmo azzardare che l’espressione “per un periodo esteso di tempo” venga rimossa dal prossimo settembre.

Resta da chiedersi se verrà sostituita con altre espressioni di accompagnamento alla stretta, del tipo “per diversi mesi”. Difficile che un simile passo venga compiuto in piena estate, quando la scarsa liquidità sui mercati esaspererebbe le conseguenze di tale segnale sui bond. Quanto, infine, al reinvestimento dei proventi derivanti dal QE, sarebbe l’espressione destinata a rimanere immutata più a lungo. E’ probabile che verrà mantenuta intatta nel suo significato ancora per qualche anno. (Leggi anche: BCE abbasserà target d’inflazione dopo Draghi?)

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