Non è un buon momento per la credibilità delle istituzioni internazionali. Dopo i passi falsi commessi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) agli inizi della pandemia, in questi giorni ad essere finito nell’occhio del ciclone della stampa mondiale è il Fondo Monetario Internazionale, o meglio, il suo direttore generale Kristalina Georgieva. La bulgara, a capo dell’istituto da due anni e successore di Christine Lagarde, è accusata di avere manipolato i dati del report “Doing Business” del 2018 a favore della Cina.

Il report è edito dalla Banca Mondiale e non è altro che una classifica sulla facilità con cui si può fare impresa in ciascuno stato membro.

Trova molto seguito, specie tra le economie emergenti, al fine di indirizzare i governi ad adottare politiche di attrazione dei capitali. Georgieva avrebbe fatto pressioni sullo staff, all’epoca in cui lavorava per la Banca Mondiale, per ottenere un piazzamento della Cina più alto di quello che risultò dall’analisi dei dati. Quell’anno, si attestò al 78-esimo posto, anziché all’85-esimo come avrebbe dovuto.

L’attuale capo del Fondo Monetario Internazionale è adesso sotto indagine e dall’America è finita nel mirino del Partito Repubblicano, contrario alla sua espansione del bilancio per 650 miliardi di dollari attraverso le emissioni dei Diritti Speciali di Prelievo. I suoi esponenti avranno adesso buone argomentazioni per cercare di limitare il raggio di azione dell’istituto, finché la guida sarà nelle mani di Georgieva.

Non solo Fondo Internazionale: anche FED nel mirino

Nella stessa America, tuttavia, anche la Federal Reserve ha una bella gatta da pelare. Il governatore Jerome Powell ha annunciato una possibile stretta sulle regole contro i conflitti d’interesse. Si è venuto a scoprire che alcuni membri del board abbiano fatto trading nei mesi scorsi. Nulla di vietato, ma certamente inopportuno. Il governatore della FED di Dallas, Robert Kaplan, ha investito sui mercati fino a 1 milione di dollari nel 2020, mentre il collega di Boston, Eric Rosengren, ha sia venduto che acquistato e tra l’altro anche in relazione a transazioni di fondi d’investimento immobiliari.

Il punto è che la FED influenza l’andamento dei mercati con la sua politica monetaria, cioè variando i tassi d’interesse e acquistando bond. E’ quantomeno singolare che chi ha il potere persino di determinare i tempi dei flussi di liquidità sui mercati, decida di comprare o vendere titoli. Le asimmetrie informative giocherebbero a suo favore. Insomma, c’è il rischio che i due abbiano fatto affari sulla base di informazioni precluse al pubblico nel momento in cui le operazioni di trading avvennero.

La situazione è delicata. La perdita di reputazione di organismi come il Fondo Monetario o una banca centrale remerebbe contro la stabilità dei mercati e la stessa ripresa dell’economia globale. Tra l’altro, le aspettative d’inflazione sono tipicamente ancorate alle azioni dei governatori, i quali rischiano di perderne il controllo in assenza di credibilità. Lo stesso Fondo Monetario è considerato un’ancora di salvezza per molte economie in affanno e la sua capacità di incidere sulle relative politiche economiche dipende anche dal buon nome dell’istituto, oltre che dai prestiti elargiti. Ma lo scandalo emerso con il report manipolato mette in dubbio l’affidabilità delle stime di uno dei principali organismi mondiali. E la posizione di Georgieva si sta facendo difficile.

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