Sono nato il 09.05.1962, lavoro dal maggio 1962 e sono iscritto al Fondo Espero dal novembre 2011. Quindi, nel maggio 2022 compirò 60 anni ed avrò 40 anni di contributi. Verso mensilmente al fondo tramite il datore di lavoro circa 115 euro (92 euro a carico mio e 23 a carico del datore di lavoro) + la quota TFR di circa 43 euro. Sono iscritto anche a un fondo pensione aperto (Mediolanum) al quale verso 150 euro al mese. Con questi versamenti, oltre alle deduzioni fiscali, riesco a rientrare nella soglia “Renzi” e a recuperare 960 euro annui. 

Per cortesia, vorrei sapere se, quando andrò in pensione in base all’attuale legislazione vigente, potrò ricevere l’ammontare del fondo pensione e il TFR versati alla data di collocamento in pensione unica e non con rendita mensile o ripartiti in più rate e l’aliquota di tassazione, ovviamente considerata ad oggi.

Espero è un fondo nazionale per la pensione complementare e rivolto ai lavoratori della scuola. Dall’email, deduciamo che il lettore sia un lavoratore del settore privato. Nel 2022, compirà 60 anni e possiederà 40 anni di contributi, insufficienti per andare in quiescenza con la pensione anticipata. Fino al 31 dicembre 2022, infatti, serviranno per gli uomini almeno 42 anni e 10 mesi di contributi per lasciare il lavoro prima dell’età pensionabile ufficiale, oggi di 67 anni. Dall’1 gennaio 2023, i requisiti potrebbero subire un ulteriore inasprimento, a seguito dell’aggancio alla longevità media in Italia, stando ai dati Istat.

A legislazione vigente, il lettore potrà ottenere la pensione anticipata tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025, a seconda quando maturerà i suddetti 42 anni e 10 mesi di contributi. A meno che quota 100 venisse prorogata oltre la scadenza sinora fissata alla fine dell’anno prossimo. In quel caso, fermi restando i requisiti, già dal giugno 2024 sarebbe nelle condizioni di andare in pensione. Domanda: potrà ricevere anche le prestazioni del Fondo Espero? Per i lavoratori del settore privato, sarà sufficiente avere maturato almeno 5 anni di iscrizione a una qualche forma di previdenza complementare.

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Capitale o rendita?

Dunque, nel caso specifico, non dovrebbe avere alcun problema a fare richiesta. Quanto alla riscossione in forma di capitale e non di rendita vitalizia mensile, due sono le opzioni: liquidazione del capitale al 50% e rendita per la quota restante; liquidazione del capitale al 100%, ma solo se la conversione del 70% del montante finale in rendita esitasse un importo annuo inferiore al 50% del valore dell’assegno sociale. Quest’ultimo è fissato per quest’anno a 460 euro al mese per 13 mensilità. Per intenderci, oggi come oggi il lettore dovrebbe percepire almeno 230 euro al mese per 13 mesi, una volta che sia stato convertito il 70% del montante sin qui accumulato in rendita.

Personalmente, dubitiamo che da qui al 2024 il lettore abbia accumulato un montante così alto, per cui ne deduciamo, in assenza di dati certi, che egli sia nelle condizioni semmai di riscuotere il capitale al 50% e per il restante 50% potrà avvalersi della (proporzionalmente ridotta) rendita mensile vitalizia. Quanto al TFR, valgono le norme in materia. Alla data del pensionamento, avrà diritto alla riscossione integrale immediata. Infine, la tassazione: la rendita o il capitale scontano un’aliquota agevolata del 9-15%, in base agli anni dei versamenti effettuati. Poiché il lettore andrebbe in pensione con versamenti al Fondo Espero non superiori ai 13-14 anni, l’aliquota che verrà applicata alle prestazioni complementari sarà del 15%.

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