Domani, la finale di Champions League all’Estadio da Luz di Lisbona si disputerà tra Bayern Monaco e Paris Saint-Germain. La tedesca ha battuto il Lione per 3 reti a 0 in semifinale e punta a vincere la sua sesta coppa. L’ultima è arrivata nel 2013. Protagonista indiscussa della Bundesliga, nell’ultimo decennio ha visto più che raddoppiare i ricavi. La stagione 2018/2019 si è chiusa con un fatturato di 660,1 milioni di euro, senza contare le plusvalenze da calciomercato. Di questo, il 32% proveniva dai diritti TV, il 54% dal canale commerciale e il 14% dai ricavi da stadio.

Se il fatturato in sé risulta essere di poco inferiore ai livelli delle “big” spagnole, a sbalordire sono gli utili: 52,5 milioni netti, quasi raddoppiati dai 29,5 del 2017/2018.

Messi all’Inter non solo sogno dopo l’umiliazione del Barça in Champions

E in media, la società guidata da Karl-Heinz Rummenigge ha maturato plusvalenze di 49 milioni nelle ultime sei stagioni al 2019. Un ingrediente del successo contabile del club risiede nella capacità di attirare talenti senza spendere cifre esorbitanti. Pensate che, pur in rialzo, lo scorso anno la massa degli stipendi ammontava solo al 51% del fatturato, quando la UEFA indica come riferimento il 60%. Eppure, la sua rosa ha un valore di mercato di quasi 1 miliardo di euro. Per l’esattezza, stando ai dati di Transfermarkt, di poco meno di 930 milioni.

Eppure, la squadra allenata da Hans-Dieter Flick ha come 11 titolari giocatori che sono costati al club appena 100 milioni di euro in tutto, meno del solo acquisto di Cristiano Ronaldo alla Juventus. Questo, perché fenomeni come Robert Lewandowski sono stati ingaggiati a costo zero, così come Thomas Mueller e Leon Goretzka. Altri come David Alaba sono arrivati per la cifra ridicola di 150 mila euro.

Panchina di lusso … e costosa

Per contro, e paradossalmente, la panchina si rivela molto più costosa. Il solo Lucas Hernandez è stato pagato 80 milioni, Javi Martinez 40, Benjamin Pavard 35 e Corentin Tolisso 45.

Allo stato attuale, i tre giocatori con il più alto valore di mercato in rosa risultano l’ala sinistra Leroy Sané a 80 milioni, il mediano Joshua Kimmich a 75 e l’ala destra Serge Gnabry a 72.

Tornando ai costi, costruirsi gli 11 titolari al prezzo di uno solo appare davvero una storia d’altri tempi. Gli stessi stipendi nel complesso equivalgono a meno di quanto siano costati Neymar e Mbappé al PSG tra clausola rescissoria (222 milioni) per il primo e i 145 milioni per il cartellino del secondo. Si consideri che chi oggi volesse strappare un deluso Lionel Messi al Barcellona dovrebbe sborsare formalmente 700 milioni di clausola rescissoria, a fronte di un valore di mercato dell’argentino sui 110 milioni.

L’affare Neymar e quello scandalo legato a Sarkozy

In sostanza, la finale sarà disputata tra una cicala (il PSG) e una formica (il Bayern). La società francese è emersa negli ultimi anni, dopo essere stata rilevata dal fondo sovrano del Qatar, finendo più volte nel mirino della UEFA per il presunto valore gonfiato delle sponsorizzazioni legate all’ente turistico dello stesso emirato. Si è distinta, quindi, per smanie di grandezza con annessi colpi di testa, come l’acquisto di Neymar nel 2017 e il pagamento monstre della “penale” ai catalani, rompendo un tabù sino ad allora imperante nel mondo del calcio. Molto più parsimoniosa la bavarese, che anche sui campi verdi porta avanti la tradizione tedesca dell’austerità e dell’equilibrio dei conti.

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