Un indizio può semplicemente essere insignificante, due indizi sono già un segnale, tre diventano una prova. Ed ecco che tra i gruppi Ferrero e Barilla possiamo ben affermare che sia in corso una vera “guerra” alimentare, in cui le armi utilizzate sono fortunatamente quelle peccaminose per la gola, cioè biscotti e creme spalmabili. Alba non ha fatto in tempo di lanciare a poco più di un mese dal Natale i suoi “Nutella Biscuits”, che Parma ha risposto già con l’annuncio che a gennaio rifornirà gli scaffali dei “Biscocrema”.

Il 2020 inizia come il 2019, cioè con Barilla a rispondere a Ferrero con prodotti concorrenti, nonostante la sua vice-president marketing, Julia Schwoerer, smentisce che sia una reazione “alla competition”. Eppure, non da oggi si nota una tendenza da parte di Barilla a darsi l’immagine di un gruppo alimentare attento alla salute dei consumatori. All’inizio, fu la scritta “senza olio di palma” ad avere rappresentato il punto di svolta nella storia di Parma, quasi a voler segnalare una presa di distanza dall’altro colosso italiano, quel Ferrero, che anche dopo la campagna di stampa mondiale contro uno degli ingredienti più utilizzati dal comparto alimentare, rivendicava con orgoglio di utilizzarlo per la produzione della sua Nutella, in particolare, senza il quale la consistenza e il gusto non sarebbero gli stessi.

Nutella senza olio di palma?

La lotta globale contro l’olio di palma – a dire il vero un po’ venuta meno negli ultimi mesi – è stata ingaggiata da lobby e associazioni dei consumatori sia per ragioni ambientali che di tutela della salute, sebbene i risultati delle ricerche scientifiche per il secondo punto raccontino una verità ben diversa da quella che è stata propinata all’opinione pubblica mondiale. Ad ogni modo, la decisione di Barilla di smarcarsi da Ferrero con quella scritta distintiva agli occhi dei consumatori potrebbe passare per una sorta di comportamento sleale, l’infrazione di un codice non scritto, per cui non puoi accusare con una comunicazione sibillina un concorrente, specie domestico, di attentare alla salute pubblica.

La rottura della tregua tra Ferrero e Barilla

In realtà, poco prima che esplodesse il caso olio di palma, era stato proprio Ferrero ad avere infranto una sorta di patto sottinteso tra i due gruppi, entrando in un segmento di mercato su cui Barilla è leader: quello dei biscotti. Lo fece con i Nutella B-Ready, un flop che ugualmente finì per attirare le attenzioni del concorrente emiliano, se non altro perché quello fu il primo tentativo di Ferrero di insidiarlo sui biscotti. Dopodiché, il biennio 2016-’17 è trascorso all’insegna del tormentone olio di palma sì, olio di palma no. E proprio in quel frangente, Alba meditava vendetta, annunciando di lavorare al lancio di quelli che oggi sono noti come Nutella Biscuits, stavolta un enorme successo, anzitutto d’immagine, con scaffali vuoti, quasi si trattasse di un elisir di lunga vita.

Nutella Biscuits, online confezione fino a 14,00 euro: mossa studiata dalla Ferrero?

Non a caso, siamo alla fine del 2018, quando arriva la contro-risposta: da gennaio, la crema Pan di Stelle. E anche questo prodotto sta avendo grosso successo, conquistando in valore una quota di mercato del 7,5%, precisa la Schwoerer. E adesso, per l’appunto è il turno dei Biscocrema, guarda caso venduti in confezioni da sei monoporzioni da due biscotti ciascuna al prezzo consigliato per i rivenditori di 2,99 euro, lo stesso dei Nutella Biscuits. E altra puntualizzazione del gruppo: le monoporzioni sono volutamente solo da due biscotti per limitare le calorie ingerite a 139 in tutto. Come dire che Barilla alla salute dei suoi acquirenti ci tiene, mica come quelli lì!

Si arriverà a una tregua o ciascuno dei due gruppi si ritaglierà una precisa fetta del mercato, più salutista la Barilla e più golosa la Ferrero? In sé, la “guerra” non fa certo male all’economia italiana, perché stimola l’innovazione di prodotto, gli investimenti e amplia l’offerta per i consumatori, oltre che la concorrenza sui prezzi.

Ed è probabile che siano i mercati esteri un altro terreno di conquista dei due colossi alimentari, una benedizione per il made in Italy, se ciò si traducesse in un aumento delle esportazioni complessive per via della maggiore capacità di entrambi di soddisfare la domanda specifica in ogni singolo paese. Insieme, fatturano quasi 14 miliardi di euro all’anno, circa lo 0,8% del pil, pur con una sproporzione di gran lunga favorevole alla Ferrero, che da sola registra ricavi per 10,5 miliardi. Ben venga la “guerra”, se combattuta a colpi di biscotti e crema spalmabile. Non si farà male nessuno, anzi!

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