Il giorno della verità è arrivato. Poche ore e inizieremo a sapere finalmente chi avrà preso quanto alle elezioni politiche e se ci sarà un vincitore, ovvero se uno degli schieramenti in campo otterrà la maggioranza assoluta dei seggi. Ricordiamo che si vota solo oggi dalle ore 7.00 alle ore 23.00. Subito dopo, le TV nazionali daranno i primi exit polls, che viste le esperienze passate vanno presi con le molle. Più attendibili nelle ore seguenti saranno le proiezioni. A tale proposito, chiariamo la differenza: un exit poll consiste in un sondaggio realizzato all’uscita dei seggi utilizzati come campione statistico (da qui il nome); agli elettori intervistati viene chiesto di ripetere il voto e di inserire la scheda/fac-simile nell’urna, come se si trattasse di votare una seconda volta.

Le proiezioni, invece, sono dati reali. In pratica, i sondaggisti prendono nota dell’andamento dello spoglio man mano che questi viene eseguito e comunicano i dati alla sede centrale, la quale è così in grado di fornire numeri approssimativamente molto vicini alla realtà, specie con l’avanzare della copertura.

Elezioni, ecco di cosa hanno paura gli investitori

Le reazioni dei mercati saranno inizialmente abbastanza contenute, dato che per le prime ore dall’afflusso dei dati, le borse restano chiuse. Tuttavia, già da stasera è possibile comprendere come aprirà domattina Piazza Affari e quale impatto vi sarà sui titoli di stato e il famoso “spread”. Come? Monitorando tre segnali sin dalle ore 23.00. Il primo riguarda il cambio euro-dollaro sui mercati asiatici. A tale proposito, vi rimandiamo a un articolo di qualche giorno fa sui vari scenari possibili e il loro impatto sul cross valutario. Dato che siamo in pieno silenzio elettorale, vogliamo evitare di esprimere commenti che possano essere considerati parziali. In linea generale, ribadiamo che se dagli exit polls e successivamente dalle proiezioni emergesse la maggioranza stabile di una coalizione non euro-scettica, l’euro dovrebbe apprezzarsi, mentre nel caso di potenziale maggioranza parlamentare euro-scettica, la moneta unica potrebbe subire un tonfo.

E occhio anche alla Germania

L’altro segnale arriverà dall’oro. Il metallo alla vigilia del voto non sembra avere registrato alcuna tensione, anzi in poche sedute ha perso oltre l’1% questa settimana. Nel caso di esitato negativo (per gli umori dei mercati), le quotazioni salirebbero, viceversa dovrebbero mantenersi stabili. E altro segnale profetico sarà l’andamento della Borsa di Tokyo, che per un fatto di fuso orario apre proprio in coincidenza con la chiusura dei seggi in Italia. I suoi indici azionari precederanno nella direzione quelli di Piazza Affari e le altre borse europee di domattina. Saliranno o rimarranno stabili nel caso di una maggioranza pro-euro, scenderanno nel caso opposto. Occhio anche alle notizie che verranno dalla Germania, dove l’SPD pubblicherà oggi i dati sull’esito del voto tra gli iscritti e i dirigenti socialdemocratici riguardo all’accordo di Grosse Koalition. Ci si attende un via libera della base, ma nel caso in cui così non fosse, il mercato sarebbe colpito da uno shock.

Cambio euro-dollaro: 12 scenari possibili, 1 drammatico

Venerdì, lo spread BTp-Bund a 10 anni risultava sceso sotto i 130 punti base, ai minimi da 2 settimane, e i nostri rendimenti decennali si erano ridotti all’1,92%, il livello più basso da 5 settimane. Nessuna variazione di rilievo per il cambio euro-dollaro a 1,23, nella media delle ultime settimane. Questi numeri darebbero la sensazione piuttosto forte che i mercati non starebbero scontando alcuno scenario di shock, ovvero nessuna vittoria delle formazioni euro-scettiche e confiderebbero o nella vittoria di una coalizione legata all’Europa o almeno alle larghe intese tra formazioni europeiste. Per questo, gli umori stasera inizierebbero a mutare in fretta, nel caso in cui le aspettative fossero smentite e si assistesse o alla vittoria di una coalizione/formazione euro-scettica o all’assenza di numeri per le larghe intese sotto il segno della UE o alla presenza di numeri per una maggioranza parlamentare idealmente euro-scettica.

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