La BCE ha comunicato giovedì pomeriggio di avere alzato i tassi d’interesse dello 0,50%, mezzo punto percentuale. Le previsioni erano per un aumento dello 0,25%. Una decisione molto attesa, in particolare, dai sottoscrittori di mutui a tasso variabile, la cui rata mensile versata dipende direttamente dalle variazioni dei tassi di mercato. Secondo il Rapporto mensile dell’Abi, l’Associazione bancaria italiana, nel mese di giugno già il tasso medio praticato dalle banche sui mutui immobiliari era salito al 2,05% dall’1,92%. Un aumento drastico, diremmo inevitabile, dati i movimenti del mercato di questi mesi.

Il dato riflette una media ponderata di tutte le tipologie dei mutui. E in questa fase, la direzione che stanno prendendo i mutui a tasso variabile risulta essere tendenzialmente diversa da quella dei mutui a tasso fisso.

Divergenza tra mutui a tasso fisso e variabile

I mutui a tasso variabile sono essenzialmente indicizzati all’Euribor. E il tasso a 3 mesi nel mese precedente al board BCE era salito dello 0,30%. Questo significa che il mercato aveva scontato un rialzo dei tassi dello 0,25%. A questo punto, dobbiamo attenderci una ulteriore risalita di questo tasso, chiaramente a svantaggio di chi aveva contratto un mutuo a tasso variabile. La rata inevitabilmente salirà ancora.

D’altra parte, i mutui a tasso fisso sono agganciati all’Eurirs. Mediamente, esso ha perso più di mezzo punto percentuale nel mese pre-board. Il tasso a 20 anni era sceso, ad esempio, da 2,58% a 2,07%. Come mai questo trend apparentemente paradossale? Da settimane la stretta monetaria annunciata dalla BCE sta “raffreddando” le aspettative d’inflazione. Il mercato crede, insomma, che il rialzo dei tassi d’interesse riuscirà a frenare la corsa dei prezzi al consumo.

Trend futuro non scontato

Questa previsione riguarda i tassi a lungo termine, mentre i tassi a breve termine risentono direttamente delle condizioni monetarie. Ed ecco che se la BCE aumenta il costo del denaro, i tassi Euribor salgono e l’Eurirs scende.

Ne consegue che i mutui a tasso variabile stanno diventando più cari, mentre quelli a tasso fisso meno cari. Ovviamente, affinché ciò valga davvero per i secondi, bisogna attendere le nuove offerte delle banche. Va da sé che chi ha contratto un mutuo a tasso fisso qualche mese fa, non stia subendo alcuna variazione di costo in questi mesi, né la subirà fino alla scadenza del contratto.

Non è garantito che questa tendenza si procrastinerà nel tempo. Se le aspettative d’inflazione si surriscaldassero e la BCE non riuscisse a contrastarle con una politica monetaria adeguata, magari a seguito di uno scenario di stagflazione, i tassi Euribor resterebbero bassi o ripiegherebbero, mentre i tassi Eurirs probabilmente risalirebbero. In sostanza, nulla è dato per assoluto per il prossimo futuro.

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