“Real il Rare”. Questo è il nuovo slogan dell’industria dei diamanti, dopo che la Diamond Producers Associations ha commissionato all’agenzia pubblicitaria Mother New York una ricerca per scoprire quali siano le priorità dei giovani di oggi, prendendo atto da tempo che i costumi sono cambiati negli ultimi anni e con essi anche la percezione dell’uomo comune di una pietra preziosa. E così, è emerso che i cosiddetti “Millenials”, ovvero i nati tra l’inizio degli anni Ottanta e la metà degli anni Novanta, parte dei quali ha da poco un’autonoma capacità di consumo, tende ad associare il diamante al matrimonio.

Nulla di male, se non fosse che oggigiorno non va più di moda per una donna sui 18-34 anni di età avere come priorità una relazione affettiva stabile con un uomo, che sfoci nel matrimonio. Da qui, la corsa ai ripari dei produttori di diamanti, i quali hanno pubblicato due video online (guarda a fine pagina), mettendo al centro due diverse tipologie di relazioni sentimentali “moderne”, in modo da associare le gemme preziose al contesto del Nuovo Millennio. (Leggi anche: Investire in diamanti, qualche accorgimento)

I diamanti non sono più di moda?

In questi video, emerge il nuovo messaggio dell’industria dei diamanti, ovvero che nei rapporti sentimentali, così come in gioielleria, niente varrebbe come qualcosa di vero, che è una rarità. “Real is Rare”, dunque, che potremmo tradurre con “Le cose vere sono una rarità”.

Non è la prima volta che il settore si confronta con i valori dei “Millenials”. Tempo addietro, da un’altra ricerca americana era emersa una verità non meno pericolosa per i profitti dell’industria, ovvero che i giovani di oggi tendono ad associare i diamanti l’immagine dello status symbol e a vedere in essi una sorta di ostentazione della ricchezza, considerata spesso un disvalore, anziché un fatto positivo.

Insomma, il diamante sarebbe roba da ricconi snob. (Leggi anche: Il diamante del secolo fallisce la vendita all’asta)

Video 1:

 

Video 2:

 

Ma i giovani comprano diamanti

Eppure, i dati suggeriscono maggiore prudenza nel considerare morta la stagione florida delle gemme preziose tra i giovani. Questi avrebbero speso 26 miliardi di dollari in pietre nel 2015, rappresentando il 45% delle vendite retail complessive sui quattro mercati principali al mondo: USA, Cina, Giappone e India.

Indubbiamente, però, il mercato dei diamanti non sta attraversando una fase facile. Dopo il boom del 2014, con ricavi per 81 miliardi nel mondo, il 2015 è stato un anno di ribassi sostenuti, a causa dell’aumento della produzione, che ha provocato un tonfo dei prezzi. (Leggi anche: Diamanti meno cari di 10 anni fa)

La caduta di De Beers

Il ceo di De Beers, Bruce Cleaver, intravede una crescita del mercato per l’anno prossimo, ma avverte che se già i prezzi dei diamanti grezzi sembrano essersi stabilizzati, quelli delle pietre lavorate restano deboli. De Beers ha una quota di mercato del 30%, in caduta libera dall’80% di trenta anni fa. Insieme ad Alrosa ha stretto un accordo per contenere la produzione e fare così risalire i prezzi.

I risultati dovrebbero arrivare nei prossimi mesi, mentre l’ultima offerta di settembre della controllata da Anglo-American all’85% ha esitato ricavi per 485 milioni di dollari, in calo dai 639 milioni dell’evento precedente. E così, seppur limitatamente per gli impieghi industriali, anche la storica compagnia si è buttata nel business dei diamanti sintetici, che mediamente costano un terzo in meno di quelli ordinari, puntando alla produzione di 4,5 milioni di carati all’anno. In questo caso, di “real” ci sarebbe ben poco. (Leggi anche: De Beers svela i segreti dei diamanti)