La presentazione di Cristiano Ronaldo alla Juve ieri ha segnato il calciomercato estivo italiano e scolpirà questa data nella memoria di milioni di tifosi bianconeri (e non solo) per chissà quanti anni. Era la fine di giugno, quando tra sollazzi e mezze risate iniziava a spargersi la voce che l’attaccante del Real Madrid potesse venire a giocare a Torino. Le cronache sportive derubricavano il rumor a una sorta di baggianata da leggere sotto l’ombrellone, destinata a non tradursi mai in realtà.

Passano le ore, i giorni e dall’insinuazione si arriva alle conferme internazionali: il 5 volte Pallone d’Oro cerca casa a Torino, vuole indossare la maglia bianconera. I tifosi iniziano a crederci veramente, tra gli sfottò dei rivali interisti e napoletani, in particolare, e la febbre si alimenta in borsa. Il titolo juventino passa dai 65 centesimi di euro del 28 giugno ai 74 del 4 luglio. “Vedete che la notizia è vera?”, si mormora tra ombrelloni e birre fredde al bar davanti a una partita dei mondiali. Il meglio deve arrivare, perché le azioni Juventus schizzano fino all’apice di 90 centesimi nella seduta del 10 luglio, giorno in cui da Torino arriva il sigillo ufficiale che spegne le chiacchiere: Cristiano Ronaldo è nostro!

Ronaldo alla Juve, gli effetti sulla Serie A

Contrariamente a quanto crederebbe l’uomo comune, le azioni iniziano a ripiegare sul famoso motto borsistico “compra le voci e vendi le notizie”. Ieri, viaggiava in area 82 centesimi, pur sempre il 26% in più rispetto al periodo pre-rumor, pari a +171 milioni di euro di capitalizzazione. All’apice del boom, la società bianconera in borsa era arrivata a valere il 38% in più, guadagnando 250 milioni in meno di un paio di settimane. Adesso, a Piazza Affari capitalizza sopra gli 822 milioni, circa 9 volte in più i quasi 94 milioni di patrimonio netto.

Tornando alle chiacchiere da bar, non per spegnere gli entusiasmi dei tifosi, i quali possono confidare nel fiuto per gli affari della famiglia Agnelli, ma per portare qualche parola di verità, smentiamo una vulgata comune, ossia che la Juve si sia grosso modo ripagata l’investimento con l’esplosione delle azioni in borsa.

Ahi noi, non funziona così. Perché? Quando le azioni di una qualsiasi società salgono, al fatturato o all’utile del trimestre, dell’esercizio non cambia proprio un bel nulla. A guadagnarci sono coloro che posseggono quei titoli, che nel caso della Juve sono la holding degli Agnelli, Exor, titolare del 63,8% del capitale, nonché Lindsell Train Ltd, gestore di fondi inglesi, che detiene un altro 10%. Il restante 26% è in mano a una miriade di piccoli azionisti. Chi avesse acquistato il 28 giugno e rivenduto il 10 luglio avrebbe realizzato una plusvalenza massima del 38%. Mica male, specie in tempi di tassi a zero.

Dal boom in borsa a bilanci Juve più ricchi?

Ora, non c’è modo automatico per cui questo aumento di capitalizzazione in borsa si traduca in conti migliori per la Juve, tranne che la Exor decidesse di vendere, in tutto o in parte, il 64% posseduto, incassando il “dividendo” CR7 e trasferendolo in toto al club. Tuttavia, una simile ipotesi implicherebbe l’addio degli Agnelli alla società, che sarebbe una notizia pessima per i tifosi bianconeri, visto che parliamo dell’aristocrazia del capitalismo italiano e mondiale. Dunque, i guadagni, grosso modo virtuali, nel breve sono destinati a fare felici solo i piccoli azionisti che comprano e vendono per fare cassa, mentre per la Exor non cambia quasi nulla, potendo semmai iscrivere a bilancio una rivalutazione della partecipazione di controllo grazie al boom di queste settimane, sempre che esso regga nei mesi. Se accadesse, allora sì che dal 2019 tale maggiore ricchezza patrimoniale potrebbe anche tradursi in un ipotetico trasferimento del dividendo nelle casse juventine, nel caso in cui la finanziaria decidesse di premiare la controllata.

Ma siamo nel campo delle ipotesi. Uno scenario alternativo sarebbe che la Juventus, approfittando del momento magico, decidesse di emettere nuove azioni, diluendo un po’ la quota degli azionisti attuali e incassando diversi milioni dalla loro cessione sul mercato. L’operazione inevitabilmente, però, deprezzerebbe il valore delle azioni circolanti.

Ronaldo alla Juve, perché Agnelli punta sul portoghese

Quanto agli altri club di calcio italiani, di motivi per stare allegri ne avrebbero anche loro. Sempre tornando alla borsa, Lazio e Roma hanno messo a segno rispettivamente rialzi per il 13,5% e il 16% dal rumor su CR7 alla Juve, guadagnando l’una 13,5 e l’altra 47 milioni di euro. In totale, le squadre capitoline hanno aggiunto 60 milioni di capitalizzazione a Piazza Affari, che male non fanno nemmeno ai loro azionisti. E la vera buona notizia non sarebbe nemmeno questa, quanto il fatto che il mini-boom vissuto dalle quotate rispecchia aspettative positive per il prossimo campionato di Serie A, come se l’effetto Ronaldo fosse in grado di innescare un circolo virtuoso, con maggiori abbonamenti agli stadi e alle pay tv, incassi in crescita per le società e acquisti capaci di rendere più allettante il calcio tricolore. No, per adesso la Juve in borsa non si è ripagata nemmeno in minima parte il costo dell’operazione da 350 milioni in 4 anni, ma potrebbe accadere sin dal prossimo anno, mentre già per le maglie CR7 è sold-out!

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