L’economia italiana è l’unica tra le grandi realtà mondiali a non essersi ripresa ancora dalla crisi finanziaria ed economica esplosa ormai nel lontano 2008. Rispetto ai livelli di ricchezza culminati nel 2007, il nostro pil risulta oggi inferiore del 7% in termini reali, ovvero al netto dell’inflazione cumulata nel decennio. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, potremmo dovere attendere la metà degli anni Venti per tornare ai livelli di 10 anni fa, cosa che implicherebbe per noi la perdita secca di ben un ventennio, alla quale si somma un decennio già perso dalla fine degli anni Novanta al 2007, nel corso del quale la crescita della nostra economia è stata nulla.

Ma come si è evoluta l’Italia dallo scoppio della crisi, ovvero chi ha sostenuto il pil e quali componenti, invece, lo hanno compresso? La domanda si compone di quattro elementi: consumi, investimenti, spesa pubblica ed esportazioni nette. Ecco com’è cambiato l’apporto di ciascuno di essi. (Leggi anche: Economia italiana 2017, prospettive)

Investimenti crollati del 20% dal 2007

Iniziamo dagli investimenti: erano il 22,2% del pil nel 2007, poco sotto la media del 23,3% delle economie avanzate e del 24% dell’Eurozona, ma sopra il 20,75% della Germania. Alla fine del 2016, risultavano crollati di quasi un terzo al 16,65%, ben al di sotto del 20,8% della media delle economie avanzate e del 19,6% dell’Eurozona. Nel frattempo, la Germania è scesa solo al 19,2%. In termini assoluti, registriamo un calo di oltre 67 miliardi, pari al 20%.

Tra gli investimenti, una voce interessante da monitorare è quella degli FDI, ovvero degli investimenti diretti esteri. L’Italia attirava registrava un saldo netto dell’1,8% nel 2007, crollato allo 0,7% dello scorso anno. Nello stesso periodo, la Germania è passata da un +1,5% a un +1,4%, ovvero è rimasta sostanzialmente stabile come attrattiva verso gli investitori stranieri.

Consumi reali in calo, appena in crescita la spesa pubblica

Passiamo ai consumi delle famiglie. Oggi rappresentano il 61,7% del pil, in aumento dal 59,2% di 10 anni fa.

Sembrerebbe un controsenso, dato che si parla da anni di crisi dei consumi. In realtà, si consideri che la loro crescita reale, al netto dell’inflazione, è stata negativa di oltre il 2%. In valore nominale e assoluto, sono aumentati, invece, di oltre 100 miliardi.

Meglio è andata sul fronte della spesa pubblica (austerità, questa sconosciuta!). Essa è passata da meno del 47% a oltre il 50% del pil, crescendo in valore assoluto di quasi 110 miliardi e in percentuale di circa il 15%, anche se in valore reale è quasi rimasta ferma, segnando un +2%. In ogni caso, le uscite complessive del nostro stato non hanno subito una compressione, come tendiamo a credere con l’annosa polemica sui tagli. (Leggi anche: Spesa pubblica quasi al 60% del reddito)

Boom di esportazioni, importazioni stabili

Infine, le esportazioni. Sono il vero orgoglio della nostra economia, dato che nel 2016 sono risultate di 51,6 miliardi superiori alle importazioni. Dieci anni fa, erano inferiori a queste ultime dello 0,6% del pil, per cui siamo passati da un saldo negativo di circa 6 miliardi a uno positivo di oltre il 3%. A fronte di un boom delle esportazioni di quasi 60 miliardi (+16%), le importazioni sono persino lievemente diminuite nel decennio, segno che l’avanzo è dovuto più che altro alla crisi dei consumi interni, che spinge famiglie e imprese a tagliare gli acquisti anche dall’estero.

Riassumendo, a fronte di un incremento nominale del pil di 105 miliardi dal 2007 ad oggi, i consumi sono cresciuti di oltre 100 miliardi, così come la spesa pubblica, mentre le esportazioni nette sono aumentate di una sessantina di miliardi, quando gli investimenti hanno segnato un crollo di quasi 70 miliardi. Al netto dell’inflazione, la performance migliore l’hanno segnata, comunque, le esportazioni. (Leggi anche: E-commerce, grande opportunità per made in Italy)