Le banche italiane tornano con le lancette dell’orologio all’aprile del 2013. Era da allora, che le loro quotazioni in borsa non fossero così basse. Dall’inizio dell’anno, i 17 istituti presenti a Piazza Affari sono arrivati a mandare in fumo quasi il 42% del loro valore, sostanzialmente doppiando le perdite medie accusate nell’Eurozona, pari a quasi il 23%.

Se fino a poche settimane fa, l’attenzione si concentrava sulle banche ritenute più deboli, come MPS, adesso i fari si sono accesi su Unicredit, che quest’anno ha già “bruciato” il 52 del suo valore di capitalizzazione, valendo oggi appena 15 miliardi in borsa.

Venerdì scorso, il titolo ha toccato il suo minimo storico a 2,41 euro.

Sofferenze Unicredit più alte della sua capitalizzazione

Piazza Gae Aulenti non si è potuta giovare della decisione del board straordinario di giovedì di individuare il nuovo ad non prima dei prossimi due mesi. Federico Ghizzoni sarà, quindi, rimpiazzato probabilmente tra la fine di luglio e l’inizio di agosto. I mercati non hanno apprezzato, perché hanno scorto nei tempi lunghi per la sostituzione ai vertici sia una sorta di sconnessione tra le richieste degli investitori e il management bancario, sia anche divisioni sempiterne tra i soci di controllo.

In questo momento, Unicredit è valorizzata a meno del 30% del suo patrimonio netto. Le sue sofferenze nette al 31 marzo scorso rappresentano quasi il 135% del suo attuale valore in borsa e ciò spiega forse anche il nervosismo degli azionisti. Potenzialmente, le perdite a cui l’istituto andrebbe incontro sul fronte crediti più che annullerebbero il valore delle azioni.

 

 

Azioni Unicredit rischiano nuovi minimi

A titolo di confronto, l’altra grande banca italiana, Intesa-Sanpaolo, vale oggi in borsa più del doppio delle sue sofferenze nette (33,8 miliardi contro 15,12 miliardi) e dall’inizio dell’anno ha perso molto meno di Unicredit, così come della media nazionale, poco più del 30%.

Piazza Affari la valorizza all’80% del suo patrimonio netto, quasi tre volte tanto Unicredit. La differenza la farebbe un numero, o meglio, una percentuale: 13,1%. A tanto ammonta il suo Cet1 ratio, l’indice di patrimonializzazione più importante tra quelli monitorati dal mercato e dalle autorità di vigilanza, risultando nettamente superiore al poco più che sufficiente 10,85% dell’unica “banca sistemica” del nostro paese.

Le lungaggini nella ricerca del nuovo manager a capo di Unicredit potrebbero fare esplorare nuovi minimi alle sue azioni, per cui l’estate potrebbe diventare torrida per l’istituto.