A sorpresa, questa settimana l’agenzia Fitch ha declassato il rating sovrano italiano a un solo gradino sopra il livello “junk” o “spazzatura”. Alcuni giorni prima, S&P aveva confermato il suo giudizio a “BBB”, facendo tirare un sospiro di sollievo ai mercati, i quali avevamo temuto un declassamento a un livello “non investment grade”. Ne abbiamo parlato con Gianmaria Panini, fondatore di ELVinvest, società immobiliare con sede a Ginevra (Svizzera) e che si occupa di investimenti all’estero.

In altre occasioni, il manager ci ha spiegato che l’Italia non sarebbe un mercato appetibile per il settore immobiliare, fatta qualche eccezione locale. Ha altresì aggiunto che l’intera Eurozona si mostra a rischio per i capitali, essendo un’area economica caratterizzata da incertezze sul suo futuro, a causa della crisi intrinseca su cui si regge l’unione monetaria dei 19 stati.

Il “downgrade” di Fitch per Panini rappresenta solo l’ultima di una lunga serie di cattive notizie, che rischia di indisporre definitivamente i risparmiatori. L’Italia è percepita ormai da tempo come uno stato sull’orlo del fallimento e l’emergenza Coronavirus ha accentuato questa sensazione, accelerando la corsa verso il burrone. Fino a quando famiglie e imprese continueranno a riporre quella fiducia minima sul sistema Paese, lasciando i capitali in patria?

Mercato immobiliare estero come risposta alla crisi strutturale dell’euro

Eurozona sicura?

Questa domanda se ne tira dietro un’altra: ha senso portare i capitali all’estero per sfuggire alla crisi italiana? Se sì, dove? Ebbene, in giro per il mondo vi sono obbligazioni con rendimenti negativi, perlopiù emesse dagli stati, per un controvalore di 15.000 miliardi di dollari, concentrate in Giappone ed Eurozona. I mercati azionari hanno subito un po’ ovunque grosse perdite tra febbraio e marzo, risalendo parzialmente in aprile, ma resta il fatto che le valutazioni dei titoli rimangano generalmente elevate rispetto alla media storica, in quanto sostenute dalle politiche monetarie ultra-espansive delle banche centrali, Federal Reserve e BCE in testa.

Dunque, fuggire dall’Italia per rifugiarsi sui mercati finanziari esteri rischia di rivelarsi un boomerang, specie se rimanessimo nell’Eurozona, un’area in cui la stessa sopravvivenza dell’euro è minacciata più che mai dalla struttura incompleta e inefficiente su cui si regge la moneta unica, dove l’unione fiscale è inesistente e ogni stato s’indebita a costi differenti fissati dal mercato. Pensare semplicemente di spostare i soldi da una banca italiana a una straniera sarebbe ridicolo, almeno sul piano della convenienza. Dal 18 maggio, Deutsche Bank ha annunciato che imporrà i tassi negativi sui conti correnti sopra 100.000 euro, per cui saranno i clienti a dover pagare per depositarvi denaro.

E il mercato immobiliare torna ad essere un rifugio con l’emergenza Coronavirus

In Italia, i tassi negativi sui conti bancari non sono ancora arrivati, se non altro perché l’alternativa immediata per i risparmiatori sarebbe di acquistare BTp a breve scadenza o persino BoT a rendimenti bassissimi, ma pur sempre negativi. In Svizzera e in Lussemburgo, i tassi negativi esistono da tempo e persino, in alcuni casi, su giacenze a partire da 1 euro. Dunque, l’Eurozona non sarebbe un’area ottimale in cui investire e, soprattutto, non lo sarebbero i suoi mercati finanziari. Più allettante, secondo Panini, puntare sul mercato immobiliare di paesi fuori dall’euro, così da sfruttare sia la maggiore dinamicità delle economie, sia i possibili recuperi dei cambi.

Vantaggi degli investimenti immobiliari

Il mercato immobiliare presenta diversi vantaggi rispetto agli assets finanziari: è meno volatile e molto più connesso ai fondamentali macro. Certo, per contro risulta molto meno liquido, ma se si punta a un investimento di medio-lungo periodo, si ha un’elevata probabilità di valorizzare il capitale, tranne che si scommetta su un’area geografica errata.

Sui valori immobiliari incidono le condizioni economiche presenti, le prospettive future, tra cui particolarmente i tassi di occupazione e i livelli di reddito, così come la densità abitativa e fenomeni demografici come l’invecchiamento della popolazione, il tasso di natalità e il saldo netto tra immigrazione ed emigrazione.

Altro fattori certamente rilevano, come il livello della tassazione, eventuali investimenti pubblici, compresi piani di riqualificazione urbana, e l’appetibilità offerta dai tassi di cambio. Prendiamo il mercato inglese. Qui, i valori sono diventati interessanti agli occhi degli investitori stranieri, data la sterlina debole e sprofondata ai minimi dal 1985 contro il dollaro nei mesi scorsi. A Londra, hanno anche ripiegato nell’ultimo triennio, pur mostrando una discreta ripresa nell’ultimo anno, almeno prima del Coronavirus. Se è vero che fino le relazioni con la UE dopo al Brexit costituiscano fonte di incertezza, d’altra parte proprio la non appartenenza del Regno Unito a un’area convulsa come l’Eurozona e la stessa UE rende il suo mercato un’occasione di differenziazione del portafoglio e di valorizzazione del capitale.

Sfruttare il ciclo del mercato immobiliare per entrare ed uscire al momento giusto

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