Nestlè ha appena ceduto la sua linea di confectionery negli USA all’italiana Ferrero per 2,8 miliardi di dollari, pari a 2,3 miliardi di euro. L’operazione sarà regolata in contanti. Nel 2016, il colosso svizzero aveva fatturato da tale business sul mercato americano 900 milioni di dollari, per cui la vendita è avvenuta a poco più di 3 volte il fatturato atteso. Esso rappresentava circa il 3% dell’intero ricavato annuo della Nestlè, che non ha ceduto solamente KitKat e la linea di biscotti Toll House.

Passano, invece, sotto il controllo di Alba i prodotti Nestlè Crunch, Butterfinger, Baby Ruth, Raisenets, Nips, Skinny Cow e Laffy Taffy. (Leggi anche: Olio di palma, Bruxelles da ragione a Nutella)

Con l’operazione, Nestlè segnala l’intenzione, come confermato dal suo ceo Mark Schneider, di concentrarsi maggiormente su nuovi business ad alto potenziale, come la cura degli animali, l’acqua imbottigliata, caffè, surgelati e alimenti per l’infanzia. In questo senso vanno la recente acquisizione di una società di torrefazione e di vendita al dettaglio del caffè Blue Bottle Coffee per un importo non precisato e l’annuncio di acquistare per 2,3 miliardi di dollari Atrium Innovations, società di prodotti per la salute.

Ferrero vuole espandersi in America

Viceversa, Ferrero ha rilevato per 115 milioni Fannie May Confections Brands da 1-800 FLOWERS nel maggio scorso e a ottobre ha annunciato di voler acquistare dal fondo azionario L Callerton Ferrara Candy Co, che detiene marchi come Brach’s, Trolli e Limonheads. L’importo dell’operazione non è stato reso noto.

Due strategie differenti, quindi, quelle seguite da Nestlè e Ferrero. La prima, gruppo alimentare numero uno al mondo, sta uscendo progressivamente dal business dei dolciumi, puntando su nuove attività, mentre Alba sta cercando di rafforzare la sua presenza in America. Ferrero ha chiuso l’esercizio 2016, conclusosi il 31 agosto di quell’anno, con un fatturato di 10,3 miliardi, in crescita dai 9,5 dell’anno precedente e di cui ben l’85% (8,7 miliardi) realizzato all’estero.

Molto bene anche gli utili, che hanno sfiorato gli 800 milioni nel 2016, balzando dai 514 del 2015. Ferrero è nota nel mondo per due marchi su tutti: Ferrero Rocher e Nutella. Dunque, il gruppo piemontese ha speso meno di un quarto dei suoi ricavi annui e il triplo del suo ultimo utile d’esercizio certificati per rilevare le attività di confectionery negli USA della Nestlè e cercare di diversificare il suo business, restando ancorata alla realtà dolciaria. (Leggi anche: Nutella senza olio di palma? Ecco il costo per barattolo)

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