Avete mai sentito parlare del Big Mac Index? E’ stato presentato per la prima volta nel 1986 dall’Economist, in qualità di metodo per valutare quale dovrebbe essere il cambio tra due valute, sulla base del costo della vita nei due paesi. Il ragionamento è semplice: prendiamo un panino con le stesse caratteristiche in tutti i paesi (sottinteso, quello del McDonald) e si confrontano i prezzi medi fissati in ognuno di essi. Se in uno stato costa 5 e in un altro 2, significa che che quello che compro nel primo con 5 unità di una valuta posso comprarlo nell’altro con 2 unità, per cui il cambio corretto dovrebbe attestarsi tra le due valute a (5 : 2) 2,5.

Sulla base di questi calcoli, nel gennaio di quest’anno è risultato che il cambio euro-dollaro corretto sarebbe di 1,30, ovvero che la moneta unica sarebbe sottovalutata del 20% rispetto ai valori attualmente registrati sul mercato valutario, dove ieri si attestava a 1,07.

Mediamente, infatti, nell’Eurozona un panino costerebbe 3,88 euro, mentre negli USA 5,06 dollari. Pertanto, un euro dovrebbe comprare 1,30 dollari e non gli 1,05-1,07 di queste ultime sedute. Analizzando i dati degli ultimi anni, notiamo che il cambio euro-dollaro sarebbe sottovalutato sin dalla metà del 2014, ovvero quando sull’annuncio di imminenti stimoli monetari della BCE, iniziò a scendere sotto 1,30. Viceversa, risultata sopravvalutato del 50% contro il dollaro nel 2008, quando arrivo a 1,60. (Leggi anche: Cambio euro-dollaro, parità o rimbalzo?)

Il cambio euro-dollaro nei vari paesi dell’Eurozona

Poiché l’Eurozona è l’unione di 19 economie diverse, andiamo a scoprire quale sarebbe il cambio ideale per alcune di esse. Iniziamo dalla Germania: un panino costerebbe mediamente qui meno di 3,80 euro, per cui i tedeschi dovrebbero commerciare con gli USA a un cambio di 1,34. In Italia, invece, il costo medio sale a 4,20 euro, cosa che ci spinge a concludere che anche per noi l’euro sarebbe troppo debole verso il dollaro.

Il cambio corretto sarebbe per la nostra economia di 1,20. In Francia, a fronte di un costo medio di 4,10 euro, il cambio dovrebbe essere di 1,23, in Spagna di 1,28, a conferma di alcune analisi di questi anni, secondo cui l’economia spagnola risulterebbe tra le più competitive dell’area.

Dunque, rispetto al cambio di 1,046, assunto come riferimento per valutare la correttezza del rapporto tra euro e dollaro, si ha che la Germania godrebbe di una moneta del 22% più debole rispetto ai loro fondamentali, l’Italia del 12,5%, la Francia del 15% e in Spagna del 18%. Non fate vedere questi dati a Donald Trump! (Leggi anche: Dazi USA contro la Germania sull’euro debole)

 

 

 

 

Lira egiziana la più svalutata

Ma per fortuna, ci sarebbero altri capri espiatori da incolpare, prima che il conto possa essere presentato dagli americani all’Eurozona. La valuta più sottovalutata risulterebbe, infatti, la lira egiziana (-71,1%). Lì, un panino si compra mediamente con 1,46 dollari, per cui il cambio corretto contro il biglietto verde sarebbe di circa 3,50, ma siamo a ridosso di 19 dopo la svalutazione di inizio novembre. (Leggi anche: Lira egiziana a -48% in 4 giorni)

E stando al Big Mac Index, Trump avrebbe ragione da vendere, quando attacca la Cina per la sottovalutazione dello yuan. Risulterebbe anche dai calcoli sui panini: la valuta cinese varrebbe il 44% in più di quanto non dica oggi il mercato dei cambi ufficiale.

Franco svizzero il più sopravvalutato

E nella terra dei prezzi pazzi, il Venezuela? Servono 3.550 bolivar per un panino, per cui il cambio corretto sarebbe di poco superiore a 700, ma quello vigente per le importazioni di beni non primari è di 677. Il bolivar sarebbe di poco sopravvalutato, quindi, anche se al mercato nero un dollaro viene scambiato contro 3.600 unità di valuta locale. La moneta più sopravvalutata è senza dubbio il franco svizzero e di ben il 25,5%: con 6,50 franchi ci si compra un panino, per cui un dollaro dovrebbe valere 1,28 unità della valuta elvetica, mentre oggi siamo alla parità.

(Leggi anche: Franco svizzero sempre super)

Il Big Mac Index è un affidabile? Non del tutto. E’ un modo semplice, grossolano e anche divertente di calcolare il cambio equo tra due valute sulla base del potere di acquisto in due realtà economiche diverse. Non tiene conto, però, che il cambio si forma sul mercato per l’acquisto di beni, servizi e capitali. Non tutti i beni, però, sono esportabili all’estero. Ad esempio, non si possono acquistare da un paese straniero numerosi servizi, come quelli offerti da un parrucchiere, un estetista, una ditta di traslochi. Pertanto, confrontare panieri di beni di paesi diversi potrebbe diventare fuorviante, anche perché i prezzi rispecchiano pure le preferenze dei consumatori, che divergono da paese a paese. Limitando il confronto ai soli beni commerciabili tra stati migliora l’analisi, purché il campione sia rappresentativo degli interscambi. Un solo panino forse non basta.