Entro settembre, il governo firmerà il decreto con il quale introdurrà sanzioni a carico degli esercenti, liberi professionisti e lavoratori autonomi, che si rifiutassero di accettare pagamenti con carta bancomat ai POS di importo pari o superiore ai 5 euro. Una misura, che nelle intenzioni ufficiali dell’esecutivo dovrebbe contribuire ad abbattere l’evasione fiscale e al contempo andrebbe incontro alle richieste dei consumatori. Sembrerebbe quasi una misura necessaria, ovvia, ma rendere obbligatorio il bancomat su richiesta non sarebbe affatto così positivo per le categorie coinvolte.

Per prima cosa, verrebbe leso il principio di libertà di scelta tra l’uso del contante e modalità alternative di pagamento per gli importi inferiori al limite cash massimo consentito, innalzato da 1.000 a 3.000 euro dall’inizio del 2016. Il governo Renzi prendeva atto alla fine del 2015 dell’inefficacia dei limiti stringenti introdotti da Mario Monti, che non hanno ridotto di un solo decimale l’economia sommersa, come suggeriscono gli stessi dati ufficiali dell’Istat.

Secondariamente, rendere obbligatorio l’uso del bancomat per imprese e lavoratori autonomi significherebbe esporli senza alcuna possibilità di scappatoia agli alti costi ancora vigenti per i pagamenti ai POS. Chiediamoci perché mai nell’anno 2017 vi siano ancora molte piccole attività a non essere in possesso di POS. Semplice arretratezza? Sarebbe davvero solo un problema culturale? Niente affatto. Per i piccoli importi non sarebbe conveniente incassare denaro con l’uso del bancomat, perché i costi fissi applicati dalle banche si mangerebbero parte non indifferente del fatturato.

I costi dei pagamenti ai POS

In genere, gli istituti bancari applicano una commissione fissa di circa 10 centesimi per transazione. Sembrano pochi e lo sono per importi medio-alti. Ad esempio, su un pagamento di 100 euro, tale commissione pesa per appena lo 0,1%. Se scendiamo, però, a 10 euro, l’incidenza si eleva all’1% e se costringessimo le attività ad accettare ai POS pagamenti anche per soli 5 euro, significherebbe imporre loro una decurtazione del fatturato incassato del 2%.

E le commissioni fisse non sono l’unico costo applicato dalle banche sui POS. Esistono anche le commissioni variabili, ovvero dipendenti dall’entità delle transazioni effettuate, nonché il canone annuale da versare per l’utilizzo del POS da parte dell’esercente, piccola impresa o libero professionista. Giustamente, questi ultimi chiedono che prima di rendere obbligatorio l’uso del bancomat per i pagamenti dai 5 euro in su, si abbattano i costi a loro carico, altrimenti le sanzioni si tramuterebbero in un costo coattivo delle banche sulle imprese. E in un periodo di salvataggi pubblici degli istituti di credito, tutto meriterebbero questi, tranne di una misura che ampli il già loro enorme potere negoziale. (Leggi anche: Contante resta di moda, acquisti online ora senza carta di credito o bancomat)

Serve libero mercato, non obblighi normativi

Si potrebbe supporre che lo stato imponga costi massimi per transazione, in modo da non danneggiare eccessivamente le piccole attività. In sé, anche questa misura sarebbe sbagliata, perché avremmo una legge a sostituirsi al legittimo potere decisionale sui prezzi delle banche. Quel che serve è, quindi, un libero mercato, in cui domanda e offerta s’incontrano sulla base delle reciproche convenienze, non di obblighi normativi.

Se finora tanti piccoli imprenditori e lavoratori autonomi hanno preferito non dotarsi di POS, è perché l’uso del bancomat presso le loro attività appare poco o affatto conveniente, oltre che non pratico. La Cgia di Mestre, ad esempio, dopo avere espresso sostegno per l’obbligo annunciato dal governo, lo ha altresì invitato a non estenderlo a tutte le categorie degli artigiani, rischiandosi altrimenti una lievitazione sproporzionata dei costi per alcune di loro. Si pensi alle attività che inviano propri dipendenti al domicilio o presso le aziende clienti per effettuare la prestazione e/o riscuotere i pagamenti: dovrebbero dotarsi di tanti POS quanti siano i dipendenti?

L’uso del bancomat è legittimo da parte del cliente, ma deve restare un diritto anche accettarlo o meno per i piccoli importi.

L’obbligo spingerebbe il settore privato a soggiacere alle condizioni delle banche, alterando il mercato. Se gli istituti vogliono ampliare la platea dei POS in Italia, dovranno accettare di scendere a patti con i clienti, offrendo loro condizioni migliori. Sarebbe come se tutti i cittadini italiani fossero costretti ad aprire un conto corrente, nonostante molti di loro lo ritenessero uno strumento poco economico e non pratico per le proprie esigenze. Si può costringere un lato del mercato a contrarre solo se il costo di tale obbligo risultasse nullo, altrimenti saremmo dinnanzi a uno stato non al di sopra delle parti, bensì giocatore in favore di una delle due. E abbiamo tutta la sensazione che a Palazzo Chigi vi sia un tifo fin troppo da stadio per le banche e regni assoluta indifferenza verso le ragioni delle piccole imprese. (Leggi anche: Lotta al contante: restrizioni UE con la scusa del terrorismo)