Il Super Tuesday ha esitato risultati scontati nel campo repubblicano, così come in quello democratico. Donald Trump da un lato e Joe Biden per l’altro sono usciti trionfanti dalle elezioni primarie tenutesi in una quindicina di stati. Per fare cappotto è mancato il Vermont al tycoon e le Isole Samoa americane al presidente uscente. Poco importa, Nikki Haley si è ritirata dalla corsa per la nomination. A destra il candidato è ormai con certezza Trump. A sinistra, Biden non ha mai avuto rivali.

Sarà la seconda sfida per le elezioni presidenziali tra i due dopo quella del 2020. E per le azioni del comparto difesa in borsa è una notizia positiva.

Boom per le azioni della difesa in borsa

Partiamo da qualche numero. Le azioni della difesa in Europa guadagnano il 20% quest’anno contro un 4% messo a segno in media dall’Eurostox 600. Su base annua, siamo a un +42% contro il +7%. Senza ombra di dubbio ci troviamo dinnanzi a una sovraperformance del comparto. E lo stesso accade in Italia, anzi da noi i dati si rivelano ancora più marcati. Le azioni Leonardo (ex Finmeccanica) guadagnano da inizio anno il 37% contro il 10% dell’indice Ftse Mib. Nei dodici mesi, segnano un roboante +91% che si confronta con il +19% messo a segno dall’indice generale.

Perché le azioni della difesa in borsa vanno meglio della media? Semplice, tirano venti di guerra ovunque ti giri. Dopo l’occupazione dell’Ucraina da parte della Russia, lo scontro bellico tra lo stato di Israele e Hamas. E i ribelli Houthi nello Yemen stanno attaccando le navi mercantili in transito dal Canale di Suez, mentre la Cina ha in mente la riunificazione con Taiwan e cerca di recuperare il gap con gli Stati Uniti sul fronte navale.

Corsa al riarmo in Europa

In Europa è corsa al riarmo. Sono espressioni che siamo abituati a leggere sui libri di storia e che impressionano molti di noi, convinti per decenni che la pace nel Vecchio Continente fosse scontata.

Pochi giorni fa, il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato che l’invio di truppe a Kiev non sia da escludersi. Pur avendo ricevuto un secco “no” da tutti gli alleati – Stati Uniti, Germania e Italia in testa – ha ribadito il concetto e fatto trapelare all’opinione pubblica un momento di forte timore tra le cancellerie.

E quale sarà l’impatto sulle azioni della difesa del rematch Biden-Trump? Per quanto vi spiegheremo, siamo dinnanzi a uno scenario “win-win”, chiunque sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti. Sappiamo che proprio la politica estera divide forse più di ogni altro tema i due sfidanti. Biden sostiene ogni sforzo possibile contro la Russia di Vladimir Putin, mentre Trump ha promesso che porrà fine alla guerra in Ucraina “nel primo giorno della presidenza”.

Trump isolazionista, Biden interventista

Anche su Israele le posizioni divergono. Sia i democratici che i repubblicani sostengono ufficialmente lo stato ebraico, ma i primi vorrebbero un accordo con lo stato palestinese per proteggere i residenti nella Striscia di Gaza e arrivare a una soluzione definitiva alla crisi geopolitica che va avanti sin dal 1948. I secondi ritengono che il governo Netanjahu abbia tutto il diritto di difendersi. Semmai, la posizione di Trump è più personale e nota: isolazionismo. Il tycoon vorrebbe portare fuori gli Stati Uniti da ogni teatro di guerra, sostenendo che la superpotenza debba tornare ad occuparsi solo di sé stessa e non intromettersi negli affari degli altri paesi.

Con Biden guerra ucraina più lunga

Si direbbe, quindi, che un’eventuale riconferma di Biden a novembre sosterrebbe le azioni della difesa. In effetti, per quanto appaia un’analisi semplicistica, uno scenario del genere equivarrebbe a prolungare il confronto indiretto con la Russia.

Il sostegno all’Ucraina durerebbe e ne uscirebbe rafforzato. Non a caso, il presidente Volodymyr Zelensky ha aperto nelle ultimissime settimane a possibili colloqui di pace in Svizzera con Mosca, fiutando il rischio dal suo punto di vista che vinca Trump e la posizione di Kiev ne risulti indebolita al tavolo negoziale.

Con Trump spesa militare europea più alta

Ma anche se vincesse Trump le azioni della difesa in Europa avrebbero ragione di festeggiare. Di recente, ha fatto scalpore un’affermazione del candidato repubblicano durante un comizio: “se vinco, dirò io stesso alla Russia di fare ciò che vuole con l’Europa”, criticando la bassa spesa militare degli alleati Nato. La posizione è nota sin da quando Trump era alla Casa Bianca. Egli pretende che i partner ottemperino all’impegno di portare al 2% del Pil il budget per la difesa. La stragrande maggioranza non lo fa. Ad esempio, l’Italia spende intorno o anche meno dell’1,5%. La Germania si è impegnata ad aumentare la spesa militare di 100 miliardi di euro attraverso un piano pluriennale.

Biden o Trump, azioni della difesa su

Se vince Trump, i governi europei dovranno affrettarsi ad aumentare i rispettivi stanziamenti a favore della sicurezza militare. Resta da vedere se lo faranno con budget nazionali o attraverso soluzioni unitarie. La Francia di Macron propone emissioni sovranazionali in stile Net Generation EU. In ogni caso, serviranno più soldi per non acuire le distanze con Washington. E ciò significa una sola cosa: maggiori commesse militari a società come Leonardo, che già si stanno avvantaggiando delle situazioni di conflitto con ordini già arrivati da paesi stranieri. E la Turchia valuta l’acquisto di 40 elicotteri dal consorzio Eurofighter, di cui la società italiana è socia al 21%.

Ecco perché le azioni della difesa corrono quasi indipendentemente dai sondaggi elettorali negli States. Il mercato crede che il risultato non intaccherà più di tanto le valutazioni societarie del comparto. Se a vincere fosse Biden, la guerra in Ucraina ne risulterebbe prolungata.

Se vincesse Trump, da un lato la guerra finirebbe probabilmente prima, dall’altro i governi europei sarebbero costretti a mettere mano al portafogli per spendere di più nella sicurezza. Comunque vada, sarà un successo per i titoli in borsa.

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