Le dichiarazioni sono di quelle che fanno discutere e fanno scattare l’allarme in Europa. Sono arrivate nei giorni scorsi durante un comizio nel Sud Carolina di Donald Trump. L’ex presidente, che corre per la nomination del Partito Repubblicano in vista delle elezioni presidenziali a novembre negli Stati Uniti, ha affermato che dirà ai russi di fare “ciò che vogliono” con l’Europa, fintantoché gli alleati della Nato non inizieranno a pagare per fare parte dell’Alleanza Atlantica.

Il tycoon si è mostrato molto arrabbiato, peraltro anche quando era alla Casa Bianca, circa il fatto che la spesa militare resti inferiore all’obiettivo del 2% del PIL tra la gran parte degli alleati.

Europa senza politica sulla sicurezza

Queste esternazioni non vanno minimizzate. Non perché un eventuale bis di Trump come presidente possa realmente tradursi in un invito alla Russia di Vladimir Putin di invadere l’Europa. Tuttavia, l’art.5 del Trattato che istituì la Nato nel 1949 sancisce il principio del sostegno di tutti i membri dell’Alleanza nei confronti di uno di loro eventualmente aggredito. Ed è qui che Trump mette in discussione tutto: volete la sicurezza? Iniziate a pagarvela, aumentando la spesa militare. I tempi dello zio d’America che protegge tutti gratis devono finire.

Chiamatela politica del disimpegno, ma questa è la realtà che si avrebbe con un ritorno di Trump alla Casa Bianca. E a pensarci bene, il ragionamento sottostante, pur espresso ruvidamente, non è neppure sbagliato. L’Europa da decenni spende pochissimo per il proprio esercito. Pochi giorni fa, il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, ha dichiarato che la Germania non sarebbe oggi come oggi in grado di difendersi in caso di attacco esterno. E’ mai possibile che grandi economie mondiali si mostrino così vulnerabili dinnanzi a minacce esterne sempre più numerose e finora non si siano neppure posti il problema?

Spesa militare in Italia

L’Italia stessa, pur essendo messa relativamente meglio della Germania, in assoluto non se la passa bene.

Da tempo assistiamo a polemiche circa l’aumento della spesa militare, che starebbe andando a discapito di servizi come la scuola o la sanità. Poi, arriva il “fact checking” con numeri alla mano e scopriamo che tutto stiamo facendo, fuorché una corsa al riarmo. Questa voce di bilancio valeva l’1,14% del PIL nel 2014, mentre lo scorso anno risultava salita solo all’1,46%. Ma l’anno prima era all’1,51%, nel 2021 all’1,57% e nel 2020 toccava l’apice all’1,59%.

In pratica, l’incidenza della spesa militare era salita durante la pandemia per via del collasso del PIL, mentre adesso sta tornando tendenzialmente ai livelli pre-Covid. Per quest’anno, il budget complessivo dovrebbe salire sopra i 32 miliardi. Pur essendo il nuovo massimo storico, peserebbe per circa l’1,50% del PIL. Resterebbe da colmare quello 0,50% per giungere al target del 2% fissato per i membri Nato, a cui fa riferimento Trump. Ad occhio e croce, se l’Italia vuole mettersi in regola con quanto pattuito in sede internazionale, dovrà sborsare almeno una decina di miliardi in più all’anno.

Paesi Nato sotto il target del 2%

Del resto, con oltre 800 miliardi di dollari nel 2021, la spesa militare negli Stati Uniti sfiorava il 70% del totale Nato. I partner sborsavano complessivamente 356 miliardi e solo dieci centravano il target del 2% o lo superavano. Tra questi non comparivano Italia, Francia, Germania e Spagna. Lo stesso Regno Unito raggiungeva il 2% a stento, nonostante siamo abituati a pensare che Londra sia molto attiva sullo scacchiere militare internazionale e spenda di conseguenza tanto per mantenere il suo esercito.

La spesa militare italiana è composta per oltre il 60% di stipendi, meno del 30% di armamenti e per il 9% scarso di ricerca e sviluppo. Infine, meno del 2% va in infrastrutture.

E meno male che nel conteggio vanno inseriti anche le missioni all’estero e le pensioni ai militari in congedo, altrimenti la voce di bilancio assorbirebbe circa 3,5 miliardi di minori risorse, facendo precipitare ancora più giù il rapporto con il PIL.

Europa a scrocco sulla sicurezza

In buona sostanza, Trump può piacere o meno, ma è la pura verità che mezza Europa stia vivendo a scrocco, cioè subappaltando la propria sicurezza a Washington senza pagare. Un “free riding” che non va giù da tempo agli americani, di ogni schieramento politico, specie con un debito federale in crescita impetuosa. Decenni di deresponsabilizzazione in Europa hanno portato a valutare la spesa militare come una voce di bilancio superflua o persino improduttiva. Abbiamo dato per scontata la pace, crediamo che la sicurezza di cui godiamo derivi dalla nostra capacità di risultare simpatici al resto del mondo e in pochi ricordano che, se non fosse stato per gli Stati Uniti di Ronald Reagan, l’allora dittatore libico Muhammar Gheddafi avrebbe tradotto probabilmente in pratica la minaccia di colpire la Sicilia con i suoi missili.

Difficile in Europa aumentare la spesa militare

La Germania ha varato un piano pluriennale di 100 miliardi per aumentare la spesa militare e ammodernare il proprio esercito, sottodimensionato e privo di investimenti sufficienti sin dal Secondo Dopoguerra per via delle limitazioni imposte dalle potenze vincitrici e perduranti fino a pochissimi anni fa. L’Italia, che ha maggiori ristrettezze di bilancio, non ha fatto altrettanto. Per nessuno, però, sarà facile spendere di più in armi, ricerca e personale a scopo di difesa. Gli attuali popoli europei sono cresciuti con l’idea che queste siano misure da nazioni guerrafondaie, che vadano bene negli States armati fino ai denti, ma che da noi non abbiano alcun senso. E neppure la minaccia russa alle nostre frontiere ha fatto cambiare idea a tanti.

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