Convivente e badante: ecco le differenze per non pagare gli stipendi arretrati alla compagna del padre defunto|La Redazione risponde

Come si fa a dimostrare che la convivente di un parente defunto non era la sua badante?
7 anni fa
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Gentile redazione,

la compagna del mio defunto padre pretende il pagamento di stipendi arretrati per essersi presa cura di lui negli ultimi suoi anni di vita come se fosse stata la sua badante. Sono tenuto al pagamento di quanto mi richiede o esiste una legge che pone le differenze tra una convivente ed una badante dimostrando che si tratta di un rapporto affettivo e non di lavoro?

Luigi M. da Nocera Superiore

Ciao Luigi, a chiarire quali sono le differenze tra una badante e una convivente è la stessa Corte di Cassazione con una sentenza, la numero 17093 dell’11 luglio 2017, che affrontava proprio questa tematica.

Magari la compagna di un uomo, che dopo tanti anni si è trovata a doverlo accudire negli ultimi anni di vita, non soddisfatta del testamento decide di far causa agli eredi chiedendo di essere pagata per il lavoro di cura svolto.

Per poter evitare il pagamento degli stipendi arretrati richiesti bisogna dimostrare che tra l’uomo e la donna esisteva un rapporto affettivo poiché se non si riesce a dimostrare ciò il rapporto potrebbe essere considerato come lavoro subordinato mai retribuito dovendo applicare alla donna il contratto previsto per colf e badanti.

Per fare chiarezza vediamo quali sono le differenze che intercorrono tra la figura della badante e quella della convivente.

La badante, anche chiamata assistente familiare, è una lavoratrice che, pur vivendo presso il domicilio di una persona (a volte, malata, fragile, disabile) svolge un lavoro di cura e di assistenza, di compagnia e di sorveglianza dietro pagamento di uno stipendio.

La badante, quindi, pur affiancandosi alla famiglia nella cura della persona anziana o bisognosa, è pur sempre un lavoratore subordinato che fa tutto quello che la persona non più autosufficiente non è in grado di fare da sola, dietro compenso.

La convivente, invece, è colei che vive con l’uomo more uxorio, ovvero come fossero marito e moglie pur non essendo sposati.

  La convivenza identifica una famiglia di fatto ovvero l’unione tra due persone che, pur non essendo sposate, svolgono lo stile di vita di chi ha contratto matrimonio.

Una delle differenze fondamentali tra convivente e badante, quindi, è il rapporto affettivo che le lega alla persona di cui si prendono cura: a prendersi cura di un anziano disabile, quindi, può essere anche la convivente (senza la pretesa però di ottenere in cambio un pagamento) poiché, essendo una figura assimilabile alla moglie, ha il dovere dell’assistenza morale e materiale del proprio compagno.

Dimostrare che tra suo padre e la sua convivente esistesse un rapporto affettivo non dovrebbe essere difficile se la convivenza è stata abbastanza lunga: possono bastare prove testimoniali di vicini di casa, regali fatti o ricevuti da entrambi, il fatto che dividessero la stessa stanza, foto di famiglia in ricorrenze in cui, magari, la presenza della badante sarebbe stata fuori luogo.

Leggi anche: Coppie di fatto: cosa cambia con la riforma delle unioni civili 2016 e il contratto di convivenza

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