Il concordato preventivo biennale (CPB) è una delle innovazioni di punta introdotte dalla riforma fiscale 2024. Col fine di rafforzare il rapporto di collaborazione tra Fisco e contribuenti. Imprese e professionisti possono concordare in anticipo – su base biennale – il reddito imponibile e, di riflesso, l’ammontare delle imposte da versare. Fatte salve alcune rettifiche reddituali ammesse per legge.
Dopo una prima tornata (redditi 2024-2025), il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 4 giugno 2025, ha approvato in via definitiva il cosiddetto “Decreto correttivo-bis”.
Il provvedimento integra e ritocca la disciplina del CPB, insieme ad altri capitoli della delega fiscale (adempimenti tributari, sanzioni, giustizia tributaria).
Con l’obiettivo di rendere lo strumento più stabile e attrattivo.
Tra le principali novità anticipate dal Governo figurano:
- conferma della proroga al 30 settembre 2025 per aderire alla seconda edizione; esclusione definitiva dei contribuenti in regime forfettario;
- rafforzamento della clausola “premiale” per i soggetti con alto punteggio ISA e precisazioni sulle cause di decadenza.
Il concordato preventivo biennale
Il CPB è un accordo volontario tra contribuente e Agenzia delle Entrate che fissa in anticipo – per due periodi d’imposta consecutivi – ricavi, compensi e valore della produzione netta su cui calcolare IRPEF/IRES e IRAP; non ha impatto sull’IVA. Nato con la riforma fiscale e disciplinato dal D.Lgs 13/2024, lo strumento mira a offrire certezza del diritto. E anche pianificazione di cassa e riduzione degli accertamenti futuri.
Destinatari. Possono aderire gli operatori economici soggetti agli Indici sintetici di affidabilità fiscale (ISA): imprenditori individuali, società di persone/capitali e professionisti. I lavoratori dipendenti ne restano esclusi. A partire dal periodo d’imposta 2025 vengono esclusi anche i contribuenti forfetari.
Scelta motivata dall’esigenza di testare il meccanismo su platee fiscalmente più strutturate.
Benefici premiali. Chi accetta la proposta del Fisco ottiene l’esonero dagli accertamenti “analitico-induttivi” ex art. 39 DPR 600/1973, l’accesso ai benefici ISA (visto di conformità semplificato per compensazioni e rimborsi, esclusione da redditometro e società di comodo, tempi di decadenza ridotti di un anno). Oltre a un quadro di carico fiscale certo che agevola rapporti bancari e business planning.
Metodologia di calcolo del CPB. Il reddito concordato e proposto dall’Agenzia delle Entrate sulla base dei dati ISA 2024 – tiene conto di indicatori di anomalia, performance triennale dell’impresa, benchmark settoriali e stime macroeconomiche (Pil, inflazione) aggiornate al 2025. Il contribuente riceve la proposta in fase di dichiarazione dei redditi e può accettarla o meno. In caso di eventi straordinari (es. calamità), la norma consente un ricalcolo in diminuzione.
Cause di decadenza. Restano cause tipiche di fuoriuscita: omessa dichiarazione in uno degli ultimi tre anni, condanne per reati tributari, scostamenti rilevanti (oltre il 30 %) tra reddito effettivo e concordato o comunicazioni ISA incomplete. La decadenza riapre la porta agli accertamenti ordinari e comporta il recupero delle imposte non versate.
CPB. Come cambia dopo il nuovo DL correttivo?
Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera definitivo al “correttivo-bis”, che rimodella il Concordato Preventivo Biennale (CPB) per il biennio 2025-2026.
Ecco i punti salienti approvati ieri:
- Proroga dell’adesione al 30 settembre 2025, il termine ultimo per accettare la proposta di reddito concordato slitta di due mesi (dal 31 luglio), dando più tempo a imprese e professionisti per valutare la convenienza del patto con il Fisco.
- Tetto agli incrementi di reddito per i contribuenti “affidabili”, per chi ha un punteggio ISA > 8 la proposta dell’Agenzia delle Entrate non potrà superare di una certa percentuale il reddito dichiarato nell’anno precedente: 10 % con punteggio ISA pari a 10; 15 % con punteggio pari a 9; 25 % con punteggio pari a 8. L’obiettivo è rendere l’accordo più equo e stimolare l’adesione dei soggetti con migliore affidabilità fiscale.
- Esclusione definitiva dal CPB dei contribuenti in regime forfetario: da quest’anno il CPB resterà riservato ai titolari di partita IVA soggetti agli ISA: circa 1,7-1,8 milioni di forfetari escono dalla platea potenziale.
- Nuova disciplina sulla decadenza: l’avviso bonario non basta, la semplice ricezione di un avviso bonario non fa più perdere automaticamente il concordato, infatti la decadenza scatta solo se il contribuente non regolarizza entro i canonici 60 giorni.
- Bonus assunzioni integrato e maxi deduzione del costo del lavoro: in ottica “chi più assume meno paga”, il costo del personale potrà abbattere il reddito concordato, favorendo le imprese che incrementano l’occupazione.
Infine, si segnala l’estensione del c.c. ravvedimento speciale” al periodo d’imposta 2023 per chi aderisce al CPB 2025-2026.
Cambia anche l’imposta sostitutiva
Il nuovo decreto interviene anche sulla tassazione della differenza tra il reddito prodotto nell’anno precedente a quello oggetto di accordo o nuovo accordo e il reddito proposto in più.
Il riferimento è al c.d. Reddito Incrementale.
Per il biennio 2024/2025 l’aliquota variava in base al punteggio ISA:
- 10% per voti 8, 9 e 10;
- 12% per voti 6 e 7;
- 15% per voti 5 o inferiori.
Dal 2025/2026, queste aliquote rimangono per il reddito fino a 85.000 euro, ma per l’eccedenza si applicano: 43% (IRPEF) e 24% (IRES).
Riassumendo
- Proroga dei termini di adesione – la finestra per accettare la proposta del Fisco slitta dal 31 luglio al 30 settembre 2025, concedendo due mesi aggiuntivi a imprese e professionisti.
- Forfettari definitivamente esclusi – il correttivo-bis taglia fuori circa 1,8 milioni di partite IVA in regime forfetario, riservando il CPB ai soli soggetti ISA.
- Tetto agli incrementi di reddito per contribuenti “affidabili” – per i punteggi ISA ≥ 8 viene introdotto un limite massimo (dal 10 % al 25 %) sull’aumento del reddito proposto dall’Agenzia, in modo da rendere l’accordo più equilibrato.
- Nuova disciplina di decadenza – la semplice ricezione di un avviso bonario non fa più perdere subito il CPB: la decadenza scatta solo se il contribuente non regolarizza entro 60 giorni.
- Compatibilità con il bonus assunzioni – sarà possibile ridurre il reddito concordato applicando la maxi-deduzione 120 %-130 % del costo del lavoro per nuove assunzioni, rafforzando l’incentivo occupazionale.