Rimandare la pensione nel 2025 potrebbe favorire l’incasso di uno stipendio maggiore. Nella legge di Bilancio, una novità forse passata in secondo piano è senza dubbio quella che molti chiamano ancora bonus Maroni. Si tratta di una misura che era già stata in vigore in passato, rispolverata in maniera sperimentale nel 2024 e riconfermata anche per il 2025. Ma non solo, perché la misura viene estesa anche a una delle principali pensioni ordinarie che i contribuenti possono sfruttare. Molti dei nostri lettori ci chiedono spiegazioni su questa misura.
“Buondì, sono un vostro assiduo lettore che nel 2025, presumibilmente a maggio, completa i 42,10 anni di contributi. Volevo capire come funziona lo sgravio contributivo se rimando la pensione. Che domanda dovrei fare e se conviene effettivamente.”
“Salve, sono un lavoratore del settore privato che tra qualche mese completerà i 41 anni di contributi utili alla Quota 103. Ho compiuto 64 anni di età a ottobre. Volevo sapere una cosa. Ho intenzione di restare a lavorare ma sfruttando il bonus Maroni. Se lo faccio, poi devo per forza aspettare i 67 anni per andare in pensione o posso decidere di lavorare solo fino a fine 2025 e poi andare in pensione a gennaio 2026?”
Come prendere uno stipendio più alto prima di andare in pensione nel 2025
Quello che tutti chiamano bonus Maroni è esattamente uno sgravio contributivo che possono sfruttare i lavoratori che, alla fine della loro carriera lavorativa, hanno già raggiunto il diritto a determinate misure pensionistiche, ma che invece, anziché lasciare il lavoro subito e cogliere l’occasione al volo, decidono di rimanere in servizio.
La legge di Bilancio non ha fatto altro che confermare questo sgravio contributivo per i lavoratori anche per il 2025, estendendo però la possibilità a una seconda misura oltre la solita Quota 103. Infatti, prima questa possibilità di ottenere un vantaggio sugli ultimi stipendi percepiti, semplicemente rimandando la pensione, era collegata in esclusiva alla misura per quotisti.
Adesso viene estesa anche a una misura nettamente migliore della Quota 103, perché parliamo della pensione anticipata ordinaria.
Rimandare la pensione nel 2025, ecco perché si può
In risposta ai nostri lettori dei due quesiti sopra riportati, ma anche in risposta a tanti altri che ci chiedono chiarimenti sullo sgravio contributivo, possiamo subito confermare che nel 2025 saranno due le misure che consentiranno questa operazione: naturalmente la Quota 103, ma anche la pensione anticipata ordinaria.
Infatti, lo sgravio contributivo, meglio noto come bonus Maroni, che permette di prendere uno stipendio maggiore semplicemente rimandando la pensione, vale per la Quota 103, e quindi per chi ha almeno 62 anni di età ed almeno 41 anni di contributi.
Ma, come detto, nel 2025 la stessa opportunità riguarderà le pensioni anticipate ordinarie, quelle che permettono il pensionamento senza alcun limite di età al raggiungimento dei 42 anni e 10 mesi di contributi versati per gli uomini o dei 41 anni e 10 mesi di contributi versati per le donne.
Pensioni rimandate e barattate per uno stipendio più alto
Quanto detto prima lo possiamo benissimo confermare, a prescindere dal fatto che la legge di Bilancio sia ancora da ultimare e debba quindi ancora entrare in vigore. Lasciare il lavoro più tardi significa rimandare l’uscita nonostante i requisiti per una delle due misure di pensionamento siano già stati completati.
Naturalmente, il vantaggio è quello di cui stiamo parlando, e cioè di uno stipendio maggiore, perché l’interessato può godere di uno sgravio contributivo riguardante i contributi a suo carico che versa ogni mese durante il rapporto di lavoro.
Un lavoratore dipendente, ogni mese, sulla sua busta paga versa il 33% per i contributi previdenziali. Questa è l’aliquota contributiva applicata nel Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti (FPLD) dell’INPS. Per altri fondi previdenziali l’aliquota varia.
Tornando al FPLD, di questi contributi una parte è a carico del datore di lavoro ed una parte, sicuramente inferiore, è a carico del lavoratore.
Con lo sgravio contributivo che molti chiamano bonus Maroni, questa trattenuta mensile rimarrebbe in busta paga, generando quindi un netto in busta più alto per quanti, nonostante abbiano raggiunto i requisiti per andare in pensione, decidono di rimanere a lavorare presentando la domanda di sgravio all’INPS.
Penalizzazioni di assegno e bonus contributivo
Infatti, la domanda deve essere presentata all’INPS. In modo tale che l’Istituto, una volta accolta l’istanza, possa comunicare al datore di lavoro di cessare la trattenuta mensile sullo stipendio. Ciò per la parte relativa ai contributi a carico del dipendente. Sarà il dipendente stesso a scegliere se continuare a godere di questa agevolazione o meno per il tempo che gli manca per andare in pensione di vecchiaia. Ovvero per maturare i 67 anni di età utili alla pensione di vecchiaia ordinaria.
La soluzione continua ad essere molto allettante per la Quota 103, che è una misura che prevede alcune penalizzazioni di assegno per i beneficiari. Infatti, nel 2024 molti potenziali aventi diritto alla Quota 103 hanno preferito rimandare. Oltre che per godere dell’agevolazione sullo stipendio, anche per evitare di ricadere nel calcolo contributivo della pensione che la Quota 103 impone. E che per qualcuno è altamente penalizzante.