Come continuare a versare i contributi dopo aver perso il lavoro per non perdere anche la pensione

Chi ha perso il lavoro può continuare a versare i contributi volontari per la pensione. L’istituto prevede anche molte agevolazioni fiscali.
3 mesi fa
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Si sente spesso parlare di versamenti di contributi volontari per andare in pensione. Ma non tutti sanno esattamente a cosa servono e come funziona l’istituto. Si tratta di versamenti che si possono effettuare personalmente per perfezionare i requisiti di assicurazione e ottenere il diritto alla pensione. Ma anche per incrementare l’importo della pensione stessa se si sono già raggiunti i requisiti.

Quindi, contributi volontari consentono all’assicurato di coprire eventuali periodi scoperti dopo la fine del lavoro o di colmare lacune previdenziali pregresse a fini della pensione futura.

Uno casi più noti riguarda il riscatto della laurea che prevede la possibilità di assicurare ai fini pensionistici fino a 6 anni durante i quali il lavoratore è stato studente universitario.

I contributi volontari sono utili per la pensione futura

Versate i contributi volontari, però, non è sempre fattibile. In primo luogo perché costano. E, in secondo luogo perché devono essere autorizzati dall’Inps. Se il periodo da riscattare è già coperto da contribuzione IVS, non è possibile versare ulteriori soldi ai fini pensionistici. Alcuni studenti universitari lavoratori, ad esempio, non possono farlo. Ma anche chi ha perso il lavoro e intende proseguire con i versamenti previdenziali potrebbe trovarsi in difficoltà.

Chi ha la possibilità di versare volontariamente i contributi per la pensione è bene che valuti attentamente la convenienza. Per ottenere una rendita pensionistica migliore o semplicemente per arrivare a centrare i requisiti contributivi necessari per il diritto alla pensione. In ogni caso, il riscatto dei contributi e i relativi versamenti, necessitano sempre dell’autorizzazione preventiva Inps. Solitamente le domande sono  presentate all’Inps o ad altri enti pensionistici, che valutano le circostanze individuali e autorizzano il riscatto o il versamento dei contributi a titolo oneroso. Ovviamente l’ostacolo principale è il costo da sostenere per coprire il periodo da coprire.

Quali contributi volontari sono riscattabili

La misura dei versamenti dei contributi volontari varia a seconda dei periodi contributivi da riscattare, dall’età del richiedente, dal sesso e dalla retribuzione.

Il calcolo lo fa l’Inps a seguito di domanda da parte dell’interessato. I periodi che si possono coprire con versamenti volontari sono:

  • anni di lavoro svolto all’estero, in stati non convenzionati con l’Italia;
  • periodi di formazione professionale, studio e ricerca con rilascio di titoli o attestati legalmente riconosciuti;
  • intervalli di lavoro part-time;
  • periodi di congedo per gravi motivi familiari: il lavoratore può riscattare al massimo 2 anni;
  • periodi di assistenza e cura dei disabili: il lavoratore può riscattare al massimo 5 anni, purché abbia maturato cinque anni di requisiti contributivi;
  • Periodi di astensione facoltativa per maternità fuori dal rapporto di lavoro: la lavoratrice potrà riscattare un periodo non superiore a 5 anni qualora vanti un’anzianità contributiva pari ad almeno un quinquennio;
  • Peridi di servizio civile volontario.

Il vantaggio dell’aspetto fiscale

A seconda delle circostanze e delle diverse amministrazioni previdenziali, gli importi dei contributi volontari possono raggiungere cifre rilevanti e non sempre sostenibili. Soprattutto se il lavoratore è stato disoccupato e ha molte settimane da riscattare presso la propria gestione assicurativa. Per questo è sempre bene fare i dovuti calcoli prima di imbattersi in un programma di spesa che potrebbe risultare eccessivamente oneroso.

Allo scopo il legislatore ha previsto un incentivo economico per chi si accinge a effettuare i versamenti volontari. Tutti i versamenti sono, infatti, deducibili fiscalmente ai fini Irpef. Ovviamente questo comporta che l’assicurato abbia un reddito imponibile e che quindi possa sfruttare il bonus fiscale. Per legge, la somma massima deducibile dall’imponibile Irpef per ogni anno è di 5.164 euro.

 Riassumendo…

  • I versamenti di contributi volontari servono spesso per andare in pensione prima.
  • In molti casi la copertura è necessaria per raggiungere i requisiti contributivi minimi.
  • I versamenti volontari ai fini pensionistici sono deducibili nel limite di 5.164 euro all’anno.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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