Il boom dell’euro è una buona notizia e anticipa un cambio di paradigma per la nostra economia

Il boom dell'euro nelle ultime sedute è una buona notizia e prelude a un possibile cambio di paradigma per l'economia continentale.
1 mese fa
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Boom dell'euro
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Un rialzo superiore all’1% e che ha portato il cambio contro il dollaro sopra 1,16, ai massimi da ottobre del 2021. Il boom dell’euro è sotto gli occhi di tutti negli ultimi mesi. Contro le principali valute mondiali mette a segno quest’anno un apprezzamento superiore al 12%. E se fino a febbraio si parlava apertamente di possibile discesa sotto la parità, adesso il cross punta a 1,20, soglia che non vede da 4 anni.

Boom euro accelera con dati macro USA

Cos’è accaduto di nuovo? Mercoledì pomeriggio (ore italiane), gli Stati Uniti hanno pubblicato il dato sull’inflazione di maggio: 2,4% dal 2,3% di aprile, un rialzo inferiore alle previsioni.

Su base mensile, solamente +0,1%. E ieri è stata la volta dell’indice dei prezzi alla produzione, che sempre a maggio sono cresciuti di appena lo 0,1% mensile (dal -0,2% di aprile) e del 2,6% annuale. Tale indice tende ad anticipare i movimenti dei prezzi al consumo per i mesi successivi.

Nel complesso, il rischio inflazione sussiste, anche se ad oggi appare meno intenso di quanto temuto. Il cosiddetto effetto pass-through si sta verificando per il momento solo parzialmente. Le imprese evitano di scaricare i maggiori costi delle importazioni sui consumatori, pur stretti da indebolimento del cambio e aumento dei dazi. La Federal Reserve sembra così recuperare qualche margine di manovra per tagliare i tassi di interesse come pretende il presidente Donald Trump.

Tassi BCE tra pausa e nuovo taglio

Ed ecco spiegato il recente boom dell’euro. I mercati stanno scontando un allentamento monetario negli USA, mentre la Banca Centrale Europea (BCE) segnala di volersi prendere una pausa sui tassi.

Proprio ieri, però, il governatore francese François Villeroy de Galhau ha spiegato di non avere alcuna posizione predeterminata in vista del prossimo board di luglio. Si atterrà ai dati macro, ha dichiarato. Un modo per tenere viva la speranza di un ulteriore taglio, sebbene le previsioni del mercato siano per un rinvio di tale decisione a settembre.

Il boom dell’euro è senza dubbio una buona notizia per l’unione monetaria. Anzitutto, perché segnala che l’area sia percepita relativamente sicura nello scacchiere internazionale. A tale proposito, tuttavia, la stessa BCE ha notato come l’oro abbia superato l’euro nelle riserve internazionali. C’è molta strada da fare per convincere il resto del mondo a puntare sui nostri asset. In secondo luogo, un cambio più forte riduce i rischi legati all’inflazione. Esso abbassa il costo delle importazioni. E questo trend spingerebbe persino Francoforte a tagliare i tassi più di quanto finora abbia messo in conto di fare.

Verso rilancio della domanda interna

Se il boom dell’euro proseguirà nei prossimi mesi e anni, potremo trovarci dinnanzi ad un cambio di paradigma. Dopo la crisi del 2008 l’Eurozona ha puntato quasi esclusivamente sulle esportazioni per crescere, cioè sul cambio debole. Ciò ha spostato l’attenzione dalla domanda interna, che è rimasta perlopiù depressa ovunque. Consumi delle famiglie e investimenti delle imprese sono finiti in secondo piano. Adesso, può verificarsi il contrario. In realtà, sta già avvenendo con l’annuncio del riarmo europeo in deficit.

Cos’altro sarebbe se non una linea di politica keynesiana?

Bisogna avere il senso storico di quanto stia accadendo. Il boom dell’euro si ha rispetto ai livelli infimi a cui era precipitata la moneta unica contro il dollaro. Ricordiamo che prima della crisi del 2008, il cambio sfiorò 1,60. Nell’autunno del 2022 tornava sotto la parità per la prima volta dopo 20 anni. Ma ora sembra avere recuperato parte dell’appeal perduto tra risse politiche e crisi dei debiti. Gli stessi titoli di stato nell’area stanno diventando asset di riferimento per gli investitori internazionali. Per due ragioni: le tensioni sui conti pubblici sono alle spalle e sono denominati in una moneta attesa in risalita nei prossimi anni. Rendono discretamente e grazie all’effetto cambio potrebbero offrire soddisfazioni ancora maggiori.

Boom euro agevola svolta post-globalizzazione

Se tutto andasse bene, l’economia europea sarebbe nei prossimi anni più impostata sul rilancio della domanda interna e meno dipendente dalle esportazioni. Al netto del boom dell’euro, lo suggerisce la stessa svolta sui dazi dell’amministrazione Trump. Il libero scambio tra stati non tornerà come prima. La globalizzazione ha già raggiunto il suo culmine prima del Covid e le catene di produzione da allora si stanno accorciando. L’economia tedesca presenta maggiori margini di manovra, non solo sul piano fiscale. I consumi delle famiglie superano di poco il 50% del Pil contro il 60% dell’Italia. Potranno crescere, a beneficio delle esportazioni dei partner europei verso la Germania. Gli interscambi verrebbero dirottati in parte nelle vicinanze delle nostre frontiere.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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