A poche ore dall’annuncio ufficiale sui tassi di interesse, per il mercato la decisione della Banca Centrale Europea (BCE) sembra già presa. Il consenso è ampio, anche troppo, circa il fatto che non ci sarà alcun cambio sostanziale. L’istituto dovrebbe mantenere il costo del denaro invariato per la quarta volta di seguito. Giustificano questa attesa i dati macro: l’inflazione nell’Eurozona è rimasta appena sopra il target del 2% a novembre (rivista dal 2,2% della stima preliminare al 2,1%), mentre la crescita del Pil si sta rivelando più robusta delle previsioni. E oggi a Francoforte saranno proiettate le nuove stime per il prossimo triennio, che comprenderanno per la prima volta quelle relative al 2028.
Tassi BCE per BofA giù a marzo 2026
Il mercato si aspetta che la BCE riveda al rialzo i tassi di crescita. Sarà interessante leggere le stime sull’inflazione. Bank of America crede che l’inflazione nell’area scenderà a una media di 1,6% nel 2026 e si attesti a 1,8% nel 2027. In entrambi i casi, valori sotto il target. E l’aspetto più interessante sta nel fatto che queste stime incorporano un altro taglio dei tassi per il marzo prossimo, senza il quale l’inflazione scenderebbe ancora più giù.
Il mercato sconta una stretta vicina
Per gli analisti di BofA sarebbe poco credibile che la BCE annunci tassi d’inflazione sotto il target e prospetti a parole tassi di interesse invariati o persino in risalita. Ecco perché oggi le parole di Christine Lagarde in conferenza stampa saranno più importanti della lettura del comunicato stesso. Per il mercato l’assenza di novità è scontata.
Addirittura, gli investitori hanno iniziato a scontare un primo rialzo dei tassi nel medio termine. I rendimenti tedeschi a 2 anni sono saliti sopra il tasso sui depositi ad oggi al 2% e al quale risulta strettamente connesso. Viaggiano nella mattinata al 2,125%, anche se in calo dal 2,18% massimo raggiunto una settimana fa.
Le previsioni sull’Euribor a 3 mesi, anch’esso connesso al tasso sui depositi, intravedono un primo rialzo già per il marzo prossimo. Esattamente il contrario di quanto si aspettano gli analisti di BofA. Il cambio euro-dollaro a quasi 1,1750 risente di tali aspettative del mercato. Se da un lato la BCE potrebbe tornare ad alzare i tassi già nel 2026, la Federal Reserve dovrebbe continuare a tagliarli. A maggior ragione con il nuovo governatore e successore di Jerome Powell, che sarà nominato tra poche settimane dal presidente Donald Trump e che si aspetta sarà più “colomba”. In pole position c’è Kevin Hassett, attualmente a capo del Consiglio economico nazionale USA.
Board diviso specchio delle differenze macro nell’Eurozona
Nel board della BCE non c’è consenso attorno a un eventuale rialzo dei tassi già nei prossimi mesi. La Banca di Francia ha fatto capire di escluderlo, mentre la Bundesbank lo sosterrebbe e così altri istituti minori del Centro e Nord Europa. Le diverse sensibilità non sono soltanto ideologiche, ma risentono dei differenti livelli d’inflazione tra stato e stato.
Si va dal 4,7% dell’Estonia allo 0,1% di Cipro. E’ chiaro che i governatori delle economie con alta crescita dei prezzi al consumo vogliano arrestarne la corsa alzando i tassi quanto prima, mentre i loro colleghi provenienti da economie con bassa inflazione desiderino l’opposto.
Il taglio dei tassi oggi non ci sarà, ma dalla BCE arriveranno informazioni macro e dichiarazioni che orienteranno i mercati per le prossime settimane. L’effetto sorpresa resta sempre dietro l’angolo. Una svolta “hawkish” farebbe salire ulteriormente i rendimenti a breve termine. Al contrario, parole “dovish” li riporterebbero giù. L’uno o l’altro scenario avrebbe un impatto anche su borse e cambio. Non è un mistero che l’Europa non voglia indisporre la Casa Bianca indebolendo l’euro. Un’altra ragione che spingerà oggi la BCE a mostrarsi cauta su ulteriori tagli.
giuseppe.timpone@investireoggi.it