Badanti pensione: ecco perché prenderai meno di 300 euro al mese e forse oltre in 70 anni di età

Che pensione prenderà la badante in base allo stipendio e perché sicuramente sarà bassa e incassata solo oltre i 70 anni di età.
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4 settimane fa
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pensione badante
Foto © Pixabay

Ci sono lavori che vengono svolti da alcuni contribuenti che non solo oggi sono pagati probabilmente male, ma che alla fine generano una pensione che verrà liquidata male. In pratica, c’è chi non solo oggi percepisce uno stipendio basso e poco dignitoso, ma prenderà una pensione altrettanto insufficiente. Le badanti, per esempio, sono lavoratrici che, pur avendo un CCNL di categoria nato per la loro tutela, si trovano ad affrontare particolari problematiche.

Oggi infatti vedremo tutti i motivi per cui queste lavoratrici rischiano concretamente di percepire una pensione da poche centinaia di euro, a volte addirittura con 4 anni di ritardo.

Badanti pensione: ecco perché prenderai meno di 300 euro al mese e forse solo oltre i 70 anni di età

I minimi salariali del settore domestico sono fissati dal CCNL e subiscono aumenti annuali in base al tasso di inflazione. Tuttavia, si tratta di aumenti che spesso non riescono a preservare il potere d’acquisto reale di questi stipendi.

Parliamo di uno dei settori per cui molti considerano ormai indispensabile introdurre un salario minimo legale, fortemente richiesto da diversi schieramenti politici.

Il problema principale per chi lavora in questo settore, però, si manifesta nel futuro, ovvero dopo la vita lavorativa, quando da lavoratrici si diventa, eventualmente, pensionate.

Al presente, già caratterizzato da stipendi spesso miseri e insufficienti, si aggiunge quindi un futuro altrettanto segnato da pensioni basse e inadeguate. I problemi si susseguono e si accumulano.

Ma perché accade tutto questo? Il motivo principale è il sistema contributivo, che rappresenta il metodo di calcolo della pensione per la stragrande maggioranza delle badanti. Trovare lavoratrici che abbiano iniziato a versare contributi prima del 1996 e che oggi fanno le badanti è una vera rarità.

Chi ha iniziato a lavorare e versare contributi dopo il 1995 è soggetto al calcolo contributivo, notoriamente più penalizzante rispetto ad altri sistemi. L’importo della pensione viene infatti calcolato in base al totale dei contributi versati nel corso della vita lavorativa.

La pensione tra sistema retributivo e sistema contributivo

Il sistema retributivo, che riguarda chi ha iniziato a versare contributi prima del 1996, prevede un calcolo della pensione più favorevole, basato sulle ultime annualità di stipendio, in genere gli ultimi 5 anni.

Il sistema contributivo, invece, si basa esclusivamente sull’ammontare dei contributi effettivamente versati. Tuttavia, il fattore chiave resta sempre lo stipendio percepito: meno stipendio significa meno contributi e, di conseguenza, una pensione più bassa.

E questo vale pienamente per la pensione delle badanti.

Una lavoratrice come la badante, che percepisce uno stipendio modesto, versa inevitabilmente contributi ridotti. Ecco perché è molto probabile che, al termine della carriera lavorativa, si trovi a percepire una pensione che, se arriva a 300 euro al mese, è già un miracolo.

Tutti i contributi versati confluiscono nel cosiddetto montante contributivo, che viene rivalutato in base all’inflazione e moltiplicato per appositi coefficienti, determinando così l’importo effettivo della pensione.

Ma nel sistema contributivo esiste un’ulteriore difficoltà: per accedere alla pensione a 67 anni, con almeno 20 anni di contributi, è necessario che la pensione calcolata raggiunga almeno l’importo dell’assegno sociale.

Chi non raggiunge questa soglia non può andare in pensione a 67 anni.

In tal caso, la possibilità di pensionamento slitta ai 71 anni, età in cui la pensione può essere percepita con soli 5 anni di contributi. E senza più il vincolo dell’importo minimo.

Una pensione troppo bassa per la badante a 67 anni: tutto slitta all’età di 71 anni

Dunque, non solo le badanti rischiano una pensione più bassa, ma anche una pensione posticipata di 4 anni, accessibile solo al compimento dei 71 anni.

Questo è purtroppo il destino di molte badanti e colf.

Facciamo un esempio concreto: una badante assunta con contratto classico da convivente, con un orario di lavoro di 40 ore settimanali e una retribuzione di 5,50 euro l’ora, ha diritto al versamento dei contributi da parte del datore di lavoro pari a circa 550 euro a trimestre.

Significa che, per questa lavoratrice, il montante contributivo annuale vale circa 2.200 euro, in base alla retribuzione indicata.

Ipotizzando, per assurdo, che questa sia la contribuzione per tutti i 20 anni di lavoro, a 67 anni la pensione maturata non supererebbe l’importo dell’assegno sociale.

In termini concreti, con versamenti annui tra i 2.000 e i 3.000 euro, la pensione finale ammonterebbe a circa 300 euro al mese.

Troppo poco per superare, o anche solo raggiungere, il valore attuale dell’assegno sociale, che oggi è pari a circa 538 euro al mese.

Per questo motivo, la pensione per queste lavoratrici, fermo restando l’importo irrisorio di circa 300 euro al mese, non arriverebbe prima dei 71 anni.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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