Proprio nel giorno in cui un’altra notizia di cronaca porta in risalto il fatto che molto spesso il lavoro della badante è votato all’irregolarità, dal momento che in Friuli sono scattati 7 arresti per soggiorno illegale di decine di badanti provenienti dalla Georgia, ma con documenti falsi da comunitarie (Slovacchia, Polonia, Bulgaria), ecco che dobbiamo parlare di una novità importante che riguarda il lavoro domestico.
Una novità che dimostra come l’attenzione delle istituzioni sia ormai rivolta alla regolarizzazione di queste lavoratrici. Sempre più regole vengono inserite per rendere quanto più trasparente e tracciabile possibile il lavoro di questi soggetti, soprattutto per quanto riguarda l’orario di lavoro di badanti, baby sitter e colf, che resta ancora qualcosa di difficile da commisurare.
Lavoro domestico e illegalità: una situazione che deve cambiare
Un lavoro che, fino ad oggi, come detto prima e nonostante esista un Contratto Collettivo Nazionale di categoria, troppo spesso si muove ai margini della legalità. Nasce ora una nuova norma che regola in modo preciso l’orario di lavoro di badanti, colf e baby sitter.
Un lavoro svolto presso l’abitazione dei datori di lavoro e che, proprio per la sua natura, risulta spesso difficile da misurare in termini oggettivi, almeno fino ad ora. E questa è senza dubbio una delle principali cause di contenziosi e di rapporti di lavoro che finiscono davanti ai giudici del lavoro.
Badanti e orario di lavoro da registrare: di cosa si tratta?
Per le badanti, così come per le baby sitter e le colf, la durata effettiva dell’orario di lavoro diventa adesso un elemento centrale per poter essere correttamente retribuite.
E questo si aggiunge alle già numerose regole oggi vigenti tra Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro e Codice Civile.
Come tutti sanno, una badante o qualsiasi altro lavoratore o lavoratrice del settore domestico deve essere assunto a norma di legge. Seguendo scrupolosamente il CCNL, con il pieno rispetto dei diritti e dei doveri sia del datore di lavoro che della lavoratrice.
Inoltre, vi è l’obbligo per chi assume di registrare il contratto presso l’INPS, in quanto oltre allo stipendio è necessario versare i contributi previdenziali. Tra oneri, adempimenti e spese varie, non sono pochi coloro che, purtroppo, scelgono ancora la via del lavoro sommerso e irregolare.
Si cambia: dalla Corte Europea nuove regole, ecco quali
Adesso le cose cambiano nuovamente. Le regole si fanno più stringenti e gli adempimenti aumentano. Come ha stabilito da mesi la Corte di Giustizia Europea, dopo aver emesso una sentenza che può essere definita storica (sentenza numero C-531/23, ndr), il lavoro domestico dovrà essere dotato di un sistema che misuri in modo preciso la durata effettiva dell’orario di lavoro giornaliero degli addetti.
L’obiettivo è chiaro: fugare ogni dubbio, soprattutto quelli che alimentano ricorsi e cause presso i Tribunali del Lavoro.
Registrare l’orario di lavoro nel settore domestico: cosa cambia per le badanti
Quante volte si sentono storie di lavoratrici che, una volta interrotto il rapporto di lavoro, denunciano il datore chiedendo il pagamento di arretrati, straordinari non retribuiti, ferie non godute, festività lavorate e così via? Le aule di giustizia sono piene di contenziosi simili.
Ed è proprio da un caso del genere che nasce la sentenza della Corte di Giustizia Europea. Una colf spagnola ha presentato ricorso per ottenere il pagamento di quanto le spettava, lamentando il mancato pagamento di straordinari e ferie non godute. Tuttavia, un giudice spagnolo aveva respinto le sue richieste perché mancavano le prove di quanto sostenuto. In particolare, mancavano prove documentali sugli straordinari effettuati.
Anche in Italia, molte lavoratrici domestiche si trovano nella stessa situazione. E’ difficile provare le ore di lavoro effettivamente svolte, a meno che non si riesca a trovare dei testimoni.
Orario di lavoro badante: cambia l’onere della prova nei contenziosi
Con l’intervento della Corte di Giustizia Europea, i datori di lavoro del settore domestico dovranno dotarsi di sistemi di registrazione delle ore di lavoro effettivamente svolte dalle loro addette.
La mancata registrazione, che rappresentava un autentico vulnus del sistema, è in contrasto con una nota ordinanza europea in materia di normativa sul lavoro. La direttiva 2003/88/CE. In altre parole, se fino a oggi era la lavoratrice a dover dimostrare le ore di lavoro svolte e quelle non retribuite, d’ora in poi sarà il datore di lavoro a dover fornire un registro preciso delle ore, prevenendo così sul nascere eventuali contenziosi.
Certo, una cosa è la norma, un’altra è la sua applicazione concreta. Spetterà ai singoli Stati membri adottare strumenti e metodi specifici per recepire le indicazioni della Corte Europea. E rendere effettivo il nuovo sistema di tracciamento.