Anche Crosetto prepara il piano per il riarmo con missili e altro

L’Italia investe in difesa: più fondi, armi e soldati. Il riarmo è reale o solo una risposta al contesto geopolitico?
2 settimane fa
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Non si placa il dibattito pubblico sul riarmo, anzi la scena politica acuisce ulteriormente la questione con le parole del ministro Crosetto, ormai sul piede di guerra (letteralmente). L’intervento del ministro ha generato una serie di reazioni contrastanti, tra chi teme un ritorno al riarmo e chi invece sottolinea l’urgenza di adeguare le forze armate agli standard internazionali. Ma al di là delle dichiarazioni politiche, cosa sta realmente accadendo? L’Italia si sta davvero preparando a un conflitto oppure sta solo colmando un ritardo tecnologico e strategico accumulato negli anni?

Secondo il governo, non si tratta di un progetto di aggressione o militarizzazione della società, bensì di un aggiornamento necessario dopo decenni di riduzione delle spese militari.

La fine della Guerra Fredda aveva infatti comportato un drastico ridimensionamento degli investimenti nella difesa, ma il mutato contesto internazionale – in particolare con la guerra in Ucraina, le tensioni in Medio Oriente e l’instabilità africana – impone oggi una riflessione sulla capacità dello Stato di proteggere se stesso e i propri cittadini.

Più spese, più soldati: il piano del governo per il riarmo

Nel dettaglio, il piano illustrato dal ministro Crosetto prevede una serie di misure ambiziose. Innanzitutto, l’aumento delle risorse destinate alla difesa, con l’obiettivo di portare la spesa annua al 2% del PIL, in linea con le indicazioni NATO. Questa soglia, già raggiunta in termini programmatici, rappresenta solo un primo traguardo. Le intenzioni del governo vanno oltre: si parla di investimenti complessivi pari a 11,3 miliardi di euro entro il 2039, distribuiti su più fronti. Aeronautica, Marina e Forze terrestri saranno rinnovate con mezzi più moderni, più efficienti e soprattutto con maggiore interoperabilità con gli eserciti alleati.

Uno degli aspetti più significativi riguarda l’organico: è previsto l’arruolamento di circa 30.000-40.000 nuovi militari nel medio periodo, per portare il numero totale dei soldati italiani a oltre 135.000. A questi si aggiungono riservisti e personale di supporto tecnico. Si tratta di un ampliamento importante, giustificato dalla necessità di far fronte a possibili emergenze internazionali, ma anche di garantire una risposta rapida e professionale sul territorio nazionale in caso di crisi.

Riarmo Italia: nuove armi e tecnologie

Il cuore tecnologico del piano ruota attorno a tre elementi: modernizzazione degli armamenti, aumento della produzione nazionale e collaborazione internazionale. Sul fronte degli acquisti, l’Italia ha deciso di investire in sistemi di difesa avanzati, tra cui i caccia F-35, i missili Samp-T e nuovi mezzi corazzati per l’esercito. Parallelamente, è stato confermato l’ingresso nel progetto GCAP (Global Combat Air Programme), in collaborazione con Regno Unito e Giappone, per lo sviluppo di un caccia di sesta generazione che entrerà in funzione dal 2035.

Ma non si tratta solo di comprare armi. Il governo punta anche a rafforzare la produzione nazionale. L’industria italiana della difesa – con aziende come Leonardo, Fincantieri, Iveco Defence – è destinata a giocare un ruolo strategico nel nuovo scenario, sia in termini di innovazione che di occupazione.

L’incremento produttivo non è marginale: la produzione di missili, ad esempio, è cresciuta del 40% nell’ultimo anno e si prevede un ulteriore raddoppio entro il prossimo.

L’idea è chiara: diventare meno dipendenti dalle importazioni e acquisire maggiore autonomia industriale, anche in vista delle esigenze comuni europee. Questo passaggio è essenziale per garantire reattività e autosufficienza nel caso di un conflitto o di un’improvvisa escalation geopolitica.

Strategia europea e ruolo dell’Italia

Il piano italiano non è isolato. Si inserisce in un quadro più ampio che coinvolge l’intera Unione Europea. A Bruxelles è stato avviato il programma ReArm Europe, con una dotazione potenziale fino a 800 miliardi di euro, volto a rafforzare le capacità militari del continente e a diminuire la dipendenza dagli alleati esterni. L’Italia, con la sua posizione strategica nel Mediterraneo, è chiamata a un ruolo di primo piano.

In questo contesto, il riarmo Italia non rappresenta necessariamente una svolta bellicista. È piuttosto l’esito di una presa di coscienza collettiva: la difesa non può più essere trascurata. Le minacce sono reali, anche se spesso invisibili. E in un mondo dove la sicurezza energetica, alimentare e digitale è diventata parte integrante della sovranità, l’esercito non è solo forza, ma anche deterrente.

Il vero interrogativo, dunque, non è se riarmarsi o meno, ma come farlo in modo sostenibile, democratico e compatibile con i valori costituzionali. Per ora il governo sembra orientato a privilegiare una difesa moderna, integrata e responsabile. Ma sarà il tempo, e soprattutto la trasparenza delle scelte politiche, a dire se questa nuova stagione militare sarà un passo avanti o un ritorno al passato.

In sintesi.

  • Il governo ha avviato un piano di rafforzamento militare con nuovi investimenti e più soldati.
  • Previste nuove tecnologie, aumento della produzione interna e adesione a programmi internazionali.
  • L’Italia punta a un ruolo centrale nella difesa europea, mantenendo un equilibrio con i valori costituzionali.

Daniele Magliuolo

Redattore di InvestireOggi.it dal 2017 nella sezione News, si occupa di redazione articoli per il web sin dal 2010.
Tra le sue passioni si annoverano cinema, filosofia, musica, letteratura, fumetti e altro ancora. La scrittura è una di queste, e si dichiara felice di averla trasformata in un vero e proprio lavoro.
Nell'era degli algoritmi che archiviano il nostro sentire al fine di rinchiuderci in un enorme echo chamber, pone al centro di ogni suo articolo la riflessione umana, elemento distintivo che nessuna tecnologia, si spera, potrà mai replicare.

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