Sono sostanzialmente due le misure oggi a disposizione dei lavoratori che decidono di andare in pensione prima dell’età pensionabile che prevedono un calcolo contributivo della pensione. E quindi un ricalcolo penalizzante. A dire il vero però da contribuente a contribuente questa penalizzazione cambia. È vero infatti ciò che si dice e cioè che con il ricalcolo contributivo alcune prestazioni vengono tagliate anche in misura pari al 30% se non oltre. Però va detto anche che ci sono alcuni contribuenti che dal ricalcolo contributivo riescono addirittura a trarre beneficio.
Opzione donna e ricalcolo contributivo, l’età di uscita è buona, ma per il resto qualcosa non va
Ormai il sistema previdenziale viaggia deciso verso misure che avranno nel calcolo contributivo della prestazione la regola principale.
Quindi, le pensioni verranno calcolate in misura totalitaria con il sistema contributivo.
Una cosa fisiologica viste le regole di oggi che prevedono come per tutti i periodi successivi al 1995, il calcolo contributivo unico da utilizzare. E soprattutto escludendo i lavoratori che hanno già 18 o più anni di contributi versati prima del 1996, e che godono di un calcolo retributivo fino al 2012, queste regole favorevoli si applicano solo alla parte di carriera fino al 31 dicembre 1995.
E sono proprio questi i soggetti che subiscono la penalizzazione maggiore, ovvero quelli che avrebbero diritto ad un calcolo retributivo per un lasso di tempo maggiore.
Quindi, se oggi abbiamo solo opzione donna e quota 103 come misure contributive, presto sarà la stragrande maggioranza delle prestazioni ad avere un calcolo con questo metodo. Anche ipotetiche nuove misure di una altrettanto ipotetica nuova riforma delle pensioni. Opzione donna è un tipico esempio di prestazione contributiva.
Una misura che a fronte di una uscita abbastanza favorevole penalizza le lavoratrici.
Opzione donna e pensioni con il calcolo contributivo
Opzione donna da quando è nata è stata sempre una misura che ha imposto alle lavoratrici di accettare il calcolo contributivo della prestazione. In pratica una misura che ha costretto le optanti a sacrificare sull’altare dell’uscita anticipata la loro pensione o parte di essa. Oggi la misura ha una severa limitazione di platea visto che si applica esclusivamente a lavoratrici alle prese con aziende in crisi, licenziate, invalide o con invalidi con cui convivono e che assistono.
L’età di uscita è a 59 anni, mentre la contribuzione necessaria è fissata a 35 anni. Ma per invalide e caregivers questi requisiti sono validi solo per chi ha avuto almeno 2 figli nella sua vita. perché altrimenti con un solo figlio sono necessari 60 anni di età e 35 anni di contributi. E senza figli sono necessari 35 anni di contributi e 61 anni di età. I requisiti in ogni caso vanno completati per forza entro il 31 dicembre dell’anno precedente.
Accettare questo calcolo manda in pensione prima, ecco le due misure da sfruttare
Se opzione donna è a calcolo contributivo e come detto, fin dall’inizio è stata così, quota 103 contributiva è diventata dal 2024. perché nel 2023, anno di ingresso della misura nel sistema, la prestazione era a calcolo misto.
Poi dal primo gennaio 2024 ecco entrare in funzione l’obbligo di accettare il ricalcolo contributivo anche per la quota 103. La misura ha nei 62 anni di età la soglia anagrafica minima da definire.
Ed ha nei 41 anni la carriera contributiva minima necessaria. Non ci sono vincoli di platea, quindi è una misura aperta a tutti. Oltre al calcolo contributivo prevede pure un limite agli importi che si possono prendere. Perché la pensione di quota 103 non può essere superiore a 4 volte il trattamento minimo. Inoltre con la pensione di quota 103 non si possono svolgere attività lavorative sia da dipendente che da autonomo.
Vige infatti il divieto di cumulo tra redditi da pensione e redditi da lavoro fino ai 67 anni di età. Unica eccezione è il lavoro autonomo occasionale. Con il limite di reddito da cumulare che non può superare i 5.000 euro annui. Se per opzione donna la finestra di decorrenza è unica fissata in 12 mesi, per la quota 103 cambia a seconda del lavoratore se proviene dal settore pubblico o dal settore privato. nel primo caso, finestra di decorrenza di 9 mesi, nel secondo caso di 7 mesi.